Eventi - 20 febbraio 2025, 07:11

Festival 2025 in archivio: il patron dell'Ariston Walter Vacchino ci racconta gli aneddoti e parla del futuro (Video)

"Non mi aspettavo un successo così grande, anche se alcuni antefatti lo facevano presagire"

Festival 2025 in archivio: il patron dell'Ariston Walter Vacchino ci racconta gli aneddoti e parla del futuro (Video)

Il Festival è finito, viva il Festival. Oggi più che mai, di fronte a numeri impressionanti per la partecipazione popolare, soprattutto fuori dall'Ariston al di là dei risultati auditel, con le generose ricadute sull'economia locale e sull'immagine di Sanremo. 

"Non mi aspettavo un successo così grande, anche se alcuni antefatti lo facevano presagire" commenta Walter Vacchino, proprietario (con la sorella Carla) del teatro più mediatico d'Italia, protagonista della nuova puntata del format web tv 'L'intervista'. E spiega: “Carlo Conti mi aveva detto di aver dovuto scegliere fra tante belle canzoni, un primo indizio. E poi, l'importanza della squadra, della Rai tutta con il gran lavoro di promozione dell'evento. Non ultimo il prodotto, perché tale è diventato a tutti gli effetti, con Rai Pubblicità che, capendo questa nuova forma del Festival, ha fatto un lavoro immenso. Da qui l'attenzione dei marchi e gli investimenti sulla città negli ultimi cinque anni, a cominciare dal Suzuki stage che ha spinto a creare altri palchi diffusi fino alla consacrazione di folla di quest'anno, che non avevo mai visto in queste dimensioni”.

Vacchino non si sottrae all'immancabile rilancio dell'idea Palafestival, da chi considera l'Ariston ormai troppo piccolo per la crescita dell'evento: “Premessa: il brand dell'Ariston, mai come quest'anno, è stato oggetto di grande visibilità soprattutto per il palco esterno realizzato davanti sia per Prima Festival, sia per Dopofestival e altre trasmissioni: tutte avevano come scenografia di fondo l'ingresso e la scritta sulla facciata. Quindi, l'Ariston non è importante solo come bene della famiglia Vacchino, ma è un bene della comunità, di Sanremo. Una ricchezza che, a mio parere, deve essere tutelata per quanto è riuscita a dare e per quella che potrebbe essere ancora la sua funzione in futuro. Poi, la storia ci insegna che i cambiamenti sono normali nella vita: il Festival è nato al Casinò, nel 1951, e fino al 1976 si è svolto lì (dal 1977 all'Ariston - ndr). Per cui, l'ipotesi che ci sia un trasferimento in altra sede fa parte dell'evoluzione. Fino a quando l'Ariston riuscirà a raccogliere questi numeri e successi sarà un hatù. Il Palafestival? Dovrebbe essere un progetto che coinvolga tutta la città, con un'offerta ampia di spettacoli, dal teatro di prosa per le prime alle prime dei concerti. Perché Sanremo ha nel suo dna la primogenitura”.

Poi, qualche dato, che testimonia la grande crescita social del Festival: “Il nostro sito – rivela Vacchino – ha registrato un aumento del 430% di accessi. Ed è importante l'enorme attenzione che si riscontra tra i giovani, grazie al lavoro fatto da Amadeus e proseguito da Conti”. Infine, il patron dell'Ariston ricorda con piacere la sua unica esperienza in politica, negli anni '90 da assessore provinciale al turismo, e ammette di essere stato tentato da proposte per Sanremo ricevute nel tempo, respinte per non separarsi dalla sua attività; tocca i temi della convenzione Rai-Comune (che, di riflesso, coinvolge il suo teatro con i servizi annessi) e della necessità di un confronto sulle varie proposte di eventi da parte di più soggetti per evitare dannose sovrapposizioni. E conclude con un sogno nel cassetto, ovviamente legato all'Ariston.

Gianni Micaletto

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