"Il labirinto del rispetto" al centro dell'incontro, svoltosi nel pomeriggio odierno presso la sala 25 Aprile nell'ex tribunale a Ventimiglia, rivolto agli adulti e alle famiglie degli alunni che questa mattina hanno partecipato al convegno sul rispetto andato in scena al teatro comunale.
Un'occasione di riflessione e confronto con diversi ospiti del mondo politico, giuridico, sociale, associativo e delle forze dell'ordine. Sono intervenuti l'assessore Milena Raco che ha aperto l'incontro proposto dall'assessorato ai servizi sociali, all'istruzione, alle politiche giovanili e di inclusione, il vice sovrintendente della polizia di Stato Tiziana Cavalleri, il giudice Paolo Luppi, l'assistente sociale Silvia Mabedeje, l'avvocato Maria Giovanna Svara e la psicologa Patrizia Sciolla. "Abbiamo deciso di affrontare la tematica relativa al rispetto in vista della Giornata del rispetto, che sarà il 20 gennaio, in memoria di Willy Monteiro Duarte che ha perso la vita brutalmente, in soli 40 secondi, per aiutare un suo amico in difficoltà. Per noi è un esempio di pace" - dichiara l'assessore Milena Raco - "L'incontro del pomeriggio nasce su richiesta di chi nel settore tratta queste tematiche e problemi consapevoli del fatto che non avremo potuto trattarli questa mattina davanti ai ragazzi, tutti minori. Poter parlare a un pubblico adulto ci avrebbe consentito di poter trattare liberamente quelli che sono i pericoli, la violenza, che viene affrontata in tutte le sue forme, e quello che rischiano i nostri ragazzi. Abbiamo il dovere di instaurare un dialogo con loro e di chiedere se tutto va bene. Se avessimo la possibilità di seguire con regolarità questo tipo di incontri saremo una società migliore. E' una preziosa collaborazione. Noi dobbiamo essere in grado di guidare i nostri figli e grazie a queste possibilità e incontri che possiamo migliorare noi stessi, le nostre interazioni interpersonali e la qualità della vita".
Condivisi esperienze e consigli su come 'coltivare il rispetto'. "Andiamo nelle scuole per parlare ed educare i giovani" - dice il vice sovrintendente della polizia di Stato Tiziana Cavalleri - "Una volta non vi erano episodi così gravi di violenza fisica e psicologica come oggi. Insegniamo ai giovani l'inclusione, le regole e il rispetto. Come adulti possiamo fornire ai nostri figli un buon esempio di educazione e di relazione, che è la cosa più importante. La prima forma educativa verso i figli è, perciò, l'esempio, insegnargli come comportarsi con i ragazzi e le ragazze, se in casa non ci sono esempi di violenza i giovani non li imparano. Bisogna, inoltre, imparare a cogliere i piccoli segnali di violenza per evitare di diventarne vittime. Se vediamo episodi di violenza bisogna chiamare il 112. Come volante quando interveniamo in un'abitazione, in caso di un episodio di violenza, la prima cosa che facciamo è mettere in protezione la vittima e i figli e si arresta l'uomo se è da arrestare. Ora abbiamo il codice rosso perché ha una priorità in Procura, così quando un procuratore ha tanti fascicoli da trattare, il fascicolo sui maltrattamenti in famiglia, in questo modo, passa in primo piano, anche se spesso non riusciamo ad arrivare a un successo perché purtroppo la donna, alla fine, cambia idea e ritira la denuncia".
"Ho lavorato per quasi quattordici anni su casi di maltrattamenti e la maggior parte avvengono in famiglia" - afferma il giudice Paolo Luppi - "Noi giudici quando siamo chiamati a parlare di qualche argomento in qualità di esperti abbiamo un aiuto: la Costituzione. Quando si parla di rispetto si parla di tutelare le persone, solitamente le più deboli e indifese. Ho come riferimento l'articolo due della Costituzione. I giovani di oggi, che vivono di televisione e telefoni, perdono il senso dell'intimo, la sensibilità e non hanno più valori. Il mondo è cambiato, la società è più complessa e, perciò, bisogna interrogarsi sui valori che stiamo trasmettendo ai più giovani, che oggi hanno più diritti. C'è una condizione di grave difficoltà anche a causa delle famiglie che si sfaldano e dei problemi economici".
"Portiamo avanti il discorso di integrazione scolastica e di prevenzione" - dichiara l'assistente sociale Silvia Mabedeje - "Il rispetto è una forma di cura che dovrebbe nascere per tutte le persone. Abbiamo un servizio di assistenza scolastica, molto importante, che ci permette di supportare bambini con handicap nelle scuole. Queste occasioni ci permettono di confrontarci e prendere contatti per fare rete. Cerchiamo di far riflettere, attraverso esperienze e laboratori, i giovani. Sulle singole situazioni il nostro lavoro cambia: accogliamo e sosteniamo le singole persone o i nuclei dove ormai la mancanza di rispetto è già andata oltre. Il nostro ruolo è aperto a qualsiasi tipo di collaborazione e di confronto".
"Non è facile rendersi conto se si stanno rispettando gli altri"- sottolinea l'avvocato Maria Giovanna Svara di Noi4You - "Una volta il capofamiglia era l'uomo e la donna non era considerata, oggi non è più cosi, anzi addirittura il minore ha dei diritti. I genitori devono occuparsi dei figli e mantenerli finché non sono in grado di farlo da soli".
"Il rispetto non è oggettivabile" - mette in evidenza la psicologa Patrizia Sciolla - "Non siamo fatti tutti l'uno per l'altro. Il rispetto prima di tutto deve essere fatto verso di noi. Se una coppia sta insieme anche se non vuole starci insegna ai figli a non combattere per la loro felicità, quindi, se le persone non sono rispettose verso sé stesse non lo saranno neanche verso gli altri. Dal proprio punto di vista tutti si sentono rispettosi, bravi ed educati anche se non lo sono. Il rispetto, se cerchiamo su Google, è un sostantivo maschile ed è il riconoscimento di una superiorità morale o sociale manifestato attraverso il proprio atteggiamento o comportamento. Oggi quello che accade è che i ragazzi si prendono in giro e quello che una volta era preso come un gioco ora si trasforma in violenza. Quando succede qualcosa di grave devo fare qualcosa, solitamente gli abusi più gravi sono nelle famiglie. La percezione di quello che facciamo è diversa dalla realtà, sempre. L'unica cosa che possiamo fare è dare un esempio, che parte dalle radici. Non ci sono più affettività e intimità, c'è solo sessualità perché non c'è più tempo. Non c'è più il rispetto dell'incontro e di rispettare il proprio corpo e la propria anima. Come facciamo a rispettarci se non conosciamo le basi? Bisogna pensare sempre a quanto si è effettivamente rispettosi in ogni azione della nostra vita. Il rispetto va imparato e curato, prima su di noi e poi sugli altri".
Tra il pubblico erano presenti anche i consiglieri comunali Gabriele Amarella e Alessandro Leuzzi, il sindaco pro tempore di Vallecrosia Marilena Piardi, l'assessore Patrizia Biancheri, il dirigente del commissariato di Polizia di Stato a Ventimiglia Andrea Migliasso, il professor dell'istituto comprensivo Biancheri Pierfrancesco Musacchi, la dottoressa Alessandra Risso, dirigente dell'area amministrativa e direttore sociale dell'ambito 1, e rappresentanti di vari associazioni del territorio.