A Perinaldo, sul Monte Peiga, è stato scoperto un santuario Neolitico correlato al culto della Fecondità con due menhir falliformi, delle incisioni vulvari e un altare sacrificale a forma di triangolo pubico.
Lo annuncia Andrea Eremita del gruppo ricerche archeologiche di superficie Archeonervia.
Falli e incisioni vulvari che non hanno nulla di osceno come potrebbe suggerire la nostra morale cristiana studiata per reprimere la sessualità ma un inno alla vita dell'organo riproduttivo femminile e maschile che danno il piacere e generano il miracolo di dare vita. Visitando il luogo a prima vista colpiscono i due enormi menhir falliformi che sfiorano i 2 metri di altezza rovesciati probabilmente da monaci Benedettini preposti a partire dal X secolo a evangelizzare l’entroterra e ha distruggere ogni testimonianza dell’antica religione pagana.
Due menhir falliformi enormi in contrapposizione a delle incisioni vulvari di grandezza naturale che lasciano intuire è la soddisfazione e il compiacimento da parte dell'uomo di essersi finalmente liberato da un peso opprimente che da lungo tempo lo umiliava nei confronti della donna in grado di avere perdite di sangue con scadenze a carattere periodico per poi guarire e, soprattutto, l’immenso potere di dare il dono della della vita che le conferiva un ruolo prestigioso e autorevole e di grande stima nell’assetto sociale.
Poteri della donna che l’uomo ha cercato di arginare e controbattere attraverso la sua forza fisica senza successo ma che col trascorrere del tempo, praticando la pastorizia e mettendo in relazione l’accoppiamento degli animali con le nascite nel gregge, gli hanno spalancato la porta all’intuizione del meccanismo biologico della fecondazione e di avere un ruolo nel dare vita attraverso l'inseminazione.
Conseguenza che porterà svilire il ruolo della donna nel nuovo assetto sociale con drammatiche ripercussioni che a distanza di millenni l’universo femminile si trova ancora a dover combattere nella nostra società maschilista.