Tutti i popoli dell'antichità, vivendo immersi nella natura e avendo come tetto il firmamento, hanno maturato il credo che la loro certezza di vita era debitrice dell'acqua e del sole.
L'unica stella del firmamento di cui è possibile rilevare la forma sferica, primo orologio e calendario dell’umanità che nasce muore e si rigenera, organo supremo di una regia cosmica che governa i giorni del freddo, della luce e del calore. Fenomeni che sfuggivano al controllo e alla comprensione dell'umanità primitiva che hanno influenzato il loro mondo spirituale religioso dando vita al ‘Culto del Sole’.
Sole occhio vigile del firmamento che ritenevano necessario venerare attraverso sacrifici per ottenere benevolenza, favori e avere la certezza che ogni giorno, dopo essere precipitato nelle tenebre, avere la certezza del suo eterno ritorno.
A testimoniare pratiche religiose liturgiche sul monte Caggio, come ci racconta Andrea Eremita di Archeonervia, correlate al ‘Culto del Sole’, resta la sensazionale scoperta di una scultura globulare che rappresenta il sole 106 centimetri di diametro con a breve distanza un altare sacrificale che rappresenta l’occhio del cielo nella forma circolare con una grande vaschetta indicata da una freccia dove venivano bruciate le interiora degli animali sacrificati che con il fumo venivano disperse nel cielo per consolidare i legami con il sole, la loro certezza di vita.