Politica - 01 novembre 2024, 12:32

Acqua, aumenti tariffari e ricavi dei gestori: la tenace presa di posizione del CimAP – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica

"Il referendum è stato aggirato e la volontà popolare tradita. Dopo 13 anni, l’acqua non è ancora un bene comune!”

Acqua, aumenti tariffari e ricavi dei gestori: la tenace presa di posizione del CimAP – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica

“Le tariffe di Rivieracqua spa aumenteranno del 40% nei prossimi 4 anni. Lo ha stabilito un decreto del commissario ad acta Scajola spuntato fuori dal nulla e datato luglio 2024, proprio durante la vicenda delle bollette pazze. Mentre la questione dei ricorsi è ancora tutt’altro che definita scopriamo, nel generale disinteresse, un nuovo provvedimento penalizzante della gestione commissariale dell’ATO idrico imperiese”. Ad intervenire sull’argomento è il CimAP – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica che continua: “Nell’intento di favorire l’ingresso del privato nel servizio idrico, oramai a pochi giorni dall’aggiudicazione della gara e per rispondere alla situazione debitoria di Rivieracqua spa, si legge ancora una volta la sfrontatezza del commissario Scajola, in virtù di poteri straordinari che sottraggono trasparenza e democrazia. Si continua a non  tenere conto delle conseguenze che ricadranno sugli utenti, incolpevoli dei disservizi e dell’inefficienza della gestione e sui lavoratori che vedono mortificate le proprie condizioni, laddove si prevede il taglio di 55 unità e si spendono milioni in consulenze esterne.

Intanto si accumulano gravi ritardi sul fronte delle perdite di rete, che nel sistema Roja ammontano al 70%, come un direttore tecnico di Rivieracqua spa si è lasciato scappare pubblicamente durante un convegno organizzato dall’associazione dei costruttori e dalla provincia di Imperia. Mentre si pianificano interventi sugli alvei ed opere di sbarramento, si compie sotto i nostri occhi un crimine ambientale inaccettabile!

A questo proposito, in attesa di sapere se l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) approverà la delibera, qualche considerazione si può già fare. Per esempio le cittadine e i cittadini vorrebbero conoscere quali costi di gestione vengano coperti dal nuovo piano tariffario; quali interventi siano stati fatti o si intendano fare per far fronte alla drammatica condizione in cui versano le reti e per attenuare l’impatto ambientale o quali criteri di equità siano stati adottati, rilevando nel nuovo piano tariffario un disallineamento tra gli indici di inflazione, costi della vita e la sostenibilità tariffaria prospettata.

Ovviamente si tratta di una tendenza che va oltre i confini della nostra provincia e interessa tutto il Paese. Ciò che viene perpetrato è il tradimento del referendum sull’acqua pubblica.

Facendo riferimento allo schema del ‘Metodo tariffario idrico 2020-2023’, approvato nel 2019 e predisposto da Arera, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha raccolto i Piani d’ambito pubblicati da 29 delle 259 gestioni esistenti a livello nazionale, confrontando e sommando le diverse componenti dei ‘costi’ (gli investimenti) e dei ‘ricavi’ (gli addebiti in tariffa) dei gestori in un arco temporale che va, all’incirca, dal 2020 al 2049. Dall’analisi emerge che, a fronte di 13,8 miliardi di euro di investimenti netti programmati, gli addebiti in tariffa riferiti unicamente agli investimenti sono risultati pari a 16 miliardi, dimostrando come i ricavi dei gestori siano ancora maggiori dei costi.

Dopo 13 anni, nonostante la vittoria schiacciante del ‘sì’ (95% anche nella nostra provincia), quello che si profila è un quadro fatto di ricorsi, decreti e aumenti tariffari. Con il risultato che il referendum è stato aggirato e la volontà popolare tradita. Per questo motivo, ora il Forum  è intenzionato a rivolgersi direttamente alla Corte Europea dei Diritti Umani, poiché il ‘piano degli investimenti nazionali’ sull’acqua e la struttura delle bollette pagate dai cittadini, evidenziano copiosi addebiti a carico della collettività ed enormi margini di guadagno a beneficio dei gestori. Dopo 13 anni, l’acqua non è ancora un bene comune!”.

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