I primi tornei di videogiochi risalgono agli anni '70. Nel 1972, l'Università di Stanford ospitò uno dei primi eventi ufficiali, in cui i partecipanti si sfidarono al videogioco Spacewar!, uno dei primi esempi di gaming competitivo e nel 1980, con il torneo di Space Invaders organizzato da Atari, quelli che oggi chiamiamo Esport iniziarono a guadagnare popolarità.
Negli anni '90, il miglioramento delle tecnologie di rete permise di organizzare tornei con più giocatori. I “LAN party” diventarono il luogo di incontro per gli appassionati di videogames, che potevano sfidarsi ai titoli più diversi. Con l’avvento di Internet, i confini si allargarono, e i tornei divennero globali.
La digitalizzazione ha avuto un impatto enorme sul mondo dei videogiochi e sui passatempi collegati, trasformando completamente il modo in cui vengono fruiti e vissuti.
Un esempio lampante è quello dei casinò online di player come Poker Stars Casino, che grazie alla digitalizzazione hanno portato l’esperienza tipica di un casinò fisico direttamente nelle case degli utenti. Oltre a mettere a disposizione tutti i passatempi tipici come la roulette, oppure il blackjack, le slot e il baccarat, grazie a tecnologie come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR), gli utenti possono sedersi virtualmente a un tavolo interagendo in tempo reale con altri appassionati e con croupier dal vivo, il tutto senza muoversi dal proprio salotto. I brand di settore, consapevoli dell’evoluzione in atto, sono sempre più orientati a offrire un servizio quanto più interessante e sicuro ai propri utenti
Lo stesso principio, ovvero creare esperienze sempre più immersive e appassionanti, sono alla base degli Esport, ormai un'industria da miliardi di dollari. Giochi come League of Legends attirano migliaia di spettatori dal vivo e milioni online, con premi che possono superare i dieci milioni di dollari. Squadre professionistiche, sponsorizzate da grandi marchi, partecipano a tornei organizzati da brand come Riot Games e Valve, contribuendo a elevare il livello competitivo e a rendere il settore sempre più mainstream.
Le innovazioni digitali hanno inoltre migliorato l'accessibilità e la qualità delle esperienze online: streaming in alta definizione, interfacce intuitive e connessioni veloci permettono di vivere un’esperienza ormai del tutto simile a una partita dal vivo. In questo senso, la digitalizzazione ha reso il mondo del gaming molto più inclusivo, aprendo nuove opportunità anche per coloro che, fino a pochi anni fa, non avrebbero potuto partecipare a esperienze così immersive.
Con la crescita di titoli come StarCraft, Dota 2 e League of Legends, i videogiochi hanno iniziato a richiedere abilità sempre più complesse, che vanno dalla strategia alla coordinazione di squadra, fino a riflessi fulminei. Diventare un gamer professionista richiede impegno, talento, applicazione: i migliori giocatori, noti come “pro-player”, sono ormai considerati vere e proprie celebrità, con contratti milionari e una base di fan che segue le loro partite come seguirebbe una partita di calcio o basket.
La creazione di leghe professionistiche, come la Overwatch League e la Call of Duty League, ha inoltre standardizzato le competizioni, rendendo gli Esport sempre più simili agli sport tradizionali. E di nuovo non è un caso se molte squadre di calcio professionistiche hanno affiancato alla prima squadra un team di Esport per partecipare ai campionati “virtuali”.
Se gli Esport sono riusciti a fare breccia persino in un settore come il calcio, di solito piuttosto conservatore, vuol dire che si tratta di molto più di un semplice fenomeno passeggero. La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica, ormai pervasive in ogni ambito (pensiamo all’evento dello scorso gennaio a Imperia sul rapporto con le startup), hanno “stravolto” anche il gaming e, di conseguenza, le competizioni videoludiche.
In conclusione, gli Esport continueranno a giocare un ruolo chiave nell'intrattenimento digitale globale, ridefinendo continuamente il concetto di sport e di competizione per le nuove generazioni.