La decisione è arrivata solo da qualche ora, ma Marco Bucci parla davanti ai microfoni come se la sua discesa in campo fosse figlia di una scelta che arriva da lontano. Non è dato sapere se sia così o meno, la narrazione politica (e a quella ci si attiene) dice che il suo nome è servito a togliere in extremis dagli imbarazzi un centrodestra che proprio non riusciva a trovare la quadra tra il leghista Edoardo Rixi e la totiana Ilaria Cavo.
Nella conferenza stampa fuori dalla sede della Prefettura, il sindaco di Genova, ora pronto al grande salto in Regione, dispensa stoccate agli avversari, dice chiaramente che non si dimetterà da sindaco durante la campagna elettorale e rivendica di non aver tradito i genovesi, ma di “lavorare con i genovesi” perché “andando a livelli più alti si può fare di più”. E se va male? “Non so ancora se tornerò a fare il sindaco o se farò il leader dell’opposizione, non ne abbiamo parlato” risponde non senza qualche incertezza, a dimostrazione che l’ipotesi della sconfitta non è ancora stata analizzata in ogni sua possibile conseguenza.
Nella sua lunga analisi sui gradini della Prefettura non si tira indietro nel toccare anche l’argomento più delicato, quello della salute: “Ho parlato con i medici, non sarà una passeggiata ma c’è la volontà di andare avanti. Se mi comporto bene non penso che ci saranno conseguenze”.E poi due punti cardine, uno dei quali particolarmente significativo dopo l’inchiesta per corruzione che ha portato agli arresti di Giovanni Toti e Aldo Spinelli: “Ci sarà una sola lista civica” e poi “non riceveremo donazioni dai privati ma solo dai partiti politici”. E lo dice specificando per l’ennesima volta che non vede nulla di male nel finanziamento privato. La lista civica, per inciso, si chiamerà ‘Vince Liguria’ e potrebbe vedere confluire anche i totiani che ancora non sono scesi dal carro arancione dal quale in molti stanno prendendo le distanze a beneficio dei partiti tradizionali.
C’è, però, anche un altro Marco Bucci, quello che alla fine della sua prima conferenza stampa da candidato alla presidenza si ferma a parlare a margine, a microfoni spenti ma nemmeno tanto.
Emerge così che la decisione di candidarsi è arrivata ieri in tarda serata, che questa mattina c’è stato un confronto con i medici che hanno dato il via libera. Si fa scappare un “non lo vedo un rischio, ma se fossi stato sano sarebbe stato diverso…”.
E infine un passaggio sui tempi. C’è modo in 40 giorni di stilare un programma e di farlo conoscere? La risposta è netta: “Ce l’ho già pronto. Pensate che in questi tre mesi non l’abbia fatto?”.