Chi di acque agitate ferisce, di acque agitate perisce. Fino a qualche settimana fa l’esclusiva della confusione interna sembrava appannaggio del centrosinistra ligure, ancora alle prese con l’interminabile attesa per la candidatura di Andrea Orlando e con un ‘campo largo’ difficile da tenere insieme.
Come noto, nel complicato copione della politica tutto può cambiare nel giro di poche ore e così, da quando domenica sera è arrivato il via libera a Orlando, nel mondo progressista sembra tutto più tranquillo (al netto del nodo Italia Viva ancora da sciogliere), mentre la faccenda si è non poco complicata tra le fila del centrodestra.
La settimana scorsa sembrava che tutto fosse pronto per l’annuncio di Ilaria Cavo come candidata presidente, poi qualcosa si è arenato. La Lega ha voltato le spalle, non ha gradito la fuga in avanti (che qualcuno ha chiamato “autocandidatura”) e così la deputata di ‘Noi Moderati’ è tornata nelle retrovie, scalzata da un possibile ritorno del vice ministro Edoardo Rixi o di una virata verso il civico con i sempreverdi nomi di Beppe Costa e Lorenzo Cuocolo. Risultato: è iniziato settembre, il voto è a fine ottobre, il centrosinistra un candidato ce l’ha, il centrodestra no.
L’alleanza di governo, tra l’altro, sembra tutt’altro che tranquilla, anche se qualcuno prova a ostentare serenità. La Lega agisce da corpo estraneo e la cosa non va giù a chi la Liguria l’ha guidata fino a pochi mesi fa e aveva poi fatto ‘all in’ su Ilaria Cavo come naturale prosecuzione della precedente esperienza amministrativa.
Giovanni Toti, apparentemente uscito dalle prime fila della narrazione politica ligure dopo la sua conferenza stampa fiume, agisce sotto traccia e pare che nei giorni scorsi abbia fatto circolare negli ambienti un proprio messaggio con cui chiaramente prende le distanze da una Lega vista come “giustizialista” nel voler mettere da parte una candidata come Cavo, considerata troppo vicina agli ‘arancioni’. E pare che all’ex presidente non sia piaciuta nemmeno l’iniziativa del sindaco di Imperia, Claudio Scajola, pronto a convocare un ‘conclave’ ligure per arrivare alla scelta del candidato ideale. Elementi che portano a un naturale quesito: quando pesa ancora Toti nelle decisioni del centrodestra ligure? La coalizione preferirà dar retta ai suoi mal di pancia o tenderà la mano alla Lega per evitare che la triade di governo di sfasci?
Proseguendo in una sorta di zoom all’interno del panorama del centrodestra ligure, anche in casa Lega le cose non sembrano andare per il meglio. È cosa nota l’addio di un calibro pesante come il presidente del consiglio regionale, Gianmarco Medusei, mentre è più recente il passo indietro dell’ex ‘Carroccio’ Brunello Brunetto che ha scelto di non ricandidarsi. Brunetto, già uscito dal partito, era però tra i papabili alla corsa al fianco del centrodestra ligure, forte anche dei suoi oltre 3 mila voti raccolti nel savonese. Oggi, però, l’annuncio: “Ho deciso di non ricandidarmi alle prossime regionali, pur ritenendo estremamente interessante l’esperienza vissuta come Consigliere Regionale e come Presidente della Commissione Salute e Sicurezza Sociale dal 2020 ad oggi, dopo non poche riflessioni preferisco, per motivi personali, non partecipare alla competizione elettorale di ottobre”.
Non è chiaro cosa Brunetto intenda per “motivi personali”, ma l’ex Lega non chiude la porta al mondo della politica: “Non escludo di poter dare il mio contributo in altra veste”.
Sarebbe esagerato dire che il centrodestra ligure sta perdendo pezzi, ma sarebbe altrettanto esagerato pensare che la strada verso l’annuncio del candidato alla presidenza sia liscia e senza curve insidiose. Nel giro di pochi giorni si è alzato un muro tra la Lega e gli altri partiti di maggioranza e tra la stessa Lega e l’ex presidente Toti (e tutti gli ‘arancioni’ a lui vicini). Il tutto mentre i principali concorrenti stanno per mettere a posto gli ultimi accorgimenti prima di partire con il clou della campagna elettorale.
Vero è che secondo il sindaco di Genova, Marco Bucci, è lo sfidante a dover fare la prima mossa, ma se il campione in carica non replica a stretto giro rischia di accumulare un distacco impossibile da rimontare.