Ormai è tutto pronto, è una questione di ore o, al massimo, di pochi giorni.
A poco meno di due mesi dal fine settimana elettorale del 27 e 28 ottobre centrodestra e centrosinistra sembrano aver tirato le fila della telenovela politica che ha tenuto banco per tutto agosto in una delle estati più frenetiche della recente storia ligure, iniziata con la Guardia di Finanza e pronta a terminare con vista sulle urne.
Alla fine, come ampiamente pronosticabile, continuità e garanzia hanno vinto sul desiderio di cambiare strada che forse qualche ligure auspicava dopo il terremoto Toti. Anche se forse nessuno dei diretti interessati lo ammetterà mai, entrambi gli schieramenti hanno scelto la strada della sicurezza, puntando rispettivamente sul fil rouge totiano e sull’usato sicuro in salsa ‘dem’.
In casa centrodestra per settimane si è fatto il nome nuovo di Pietro Piciocchi, conosciuto a Genova come vice sindaco, ma meno noto negli altri angoli della regione e, quindi, spendibile anche come possibile svolta. Arrivati al dunque, però, ha avuto la meglio la via più sicura, quella che porta alla deputata di ‘Noi Moderati’ e coordinatrice ligure della Lista Toti, Ilaria Cavo. Il suo è un nome conosciuto in tutta la regione anche per la precedente attività di giornalista (ulteriore elemento di continuità con Toti), è uscito nelle intercettazioni dell’inchiesta solo per il rifiuto di incontrare i rappresentanti della comunità riesina e, soprattutto, è un profilo moderato che però piace molto a Fratelli d’Italia, forza trainante della coalizione. Il benestare pare sia arrivato proprio dal partito di Giorgia Meloni con il ‘sì’ della stessa premier e del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Al momento della resa dei conti, quindi, ha vinto la continuità della narrazione totiana con una sua fedelissima pronta a raccoglierne il testimone. Resta da capire, alla luce della scelta, che ruolo avrà l’ex presidente, determinato nel non scendere in campo ma altrettanto certo di dare il proprio appoggio anche con una presenza sul territorio o “sotto qualche palco”, come aveva detto lui stesso nella sua prima conferenza stampa post revoca dei domiciliari.
Nel centrosinistra, invece, sembra finalmente terminata l’attesa per l’annuncio dell’ovvio: il candidato alla presidenza sarà Andrea Orlando. Settimane di discussioni, confronti, appelli al “fare presto” e, infine, il verdetto che tutti immaginavano. Manca solo l’annuncio ufficiale che, anche in questo caso, dovrebbe arrivare nel giro di ore o, al massimo, un paio di giorni. I rumors indicano la Festa dell’Unità di Sant’Olcese in programma sabato sera come possibile teatro per la prima uscita ufficiale di Orlando in veste di candidato alla presidenza per il ‘campo largo’.
‘Campo’ che, per forza di cose, dopo l’annuncio dovrà fare i conti con se stesso per capire che partita vuole giocare, con quale schema e, soprattutto, con quali casacche. Perché se è vero che l’attesa per gli annunci delle candidature alla presidenza sta catalizzando le ultime ore di cronaca politica, è altrettanto vero che nessuno ha dimenticato le frizioni interne alla coalizione progressista. Una volta portato in trionfo Orlando davanti al popolo di Sant’Olcese si dovrà per forza lavorare e smussare gli spigoli che al momento rendono difficile la convivenza con realtà così diverse come il Movimento 5 Stelle e Italia Viva o Alleanza Verdi Sinistra e Italia Viva. Il nodo, quindi, è Italia Viva: nessuno sembra volere i renziani al tavolo della coalizione al quale lo stesso Matteo Renzi si è autoinvitato facendosi anche spazio per sedersi.
Il partito della spezzina Raffaella Paita ha ora una sola mossa possibile per farsi accettare: lasciare la giunta e la maggioranza del sindaco di Genova, Marco Bucci. Scelta che l’assessore Mauro Avvenente sembra aver già preso, mentre non è ancora chiaro che cosa vorranno fare i due consiglieri Arianna Viscogliosi e Davide Falteri. Una manovra che, stando a quanto dichiarato anche ai nostri microfoni da molti rappresentanti del centrosinistra e del ‘campo largo’, è la conditio sine qua non per poter almeno sperare di fare parte della coalizione. Ed è tutta una questione di pochi giorni, se non di ore.