Ha inventato il Festival, anche se all'inizio non gli avevano dato credito, e una ventina d'anni dopo ha plasmato il "Tenco", incontrando resistenze pure in questo caso. Se oggi Sanremo si vanta di essere Città della musica, almeno una parte di merito va riconosciuta ad Amilcare Rambaldi, eccezionale sintesi di lungimiranza e fantasia, passione e resilienza, gusto dell'arte e impegno civile.
Cosa sarebbe, infatti, senza il Festival della canzone italiana, con il suo straordinario impatto mediatico ed economico, e la Rassegna della canzone d'autore, una sorta di riserva indiana delle sette note che non ha eguali in Italia e non solo? Di certo Rambaldi ha ricevuto dalla sua città, che amava tanto, meno di quanto ha dato nella sua prolifica esistenza, conclusa nel novembre 1995 all'età di 84 anni.
Da qui l'impulso di fare qualcosa per ricordarlo in modo tangibile, oltre il tempo. Magari intitolandogli una via, una piazzetta, uno scorcio, un luogo simbolico. Insomma, un pezzetto di quella città per cui si è speso tanto. La proposta arriva (neanche a dirlo) dal Club Tenco, in occasione dei cinquant'anni della Rassegna, il manifesto più autentico e identitario di Rambaldi. Un traguardo che la Rai ha celebrato nei giorni scorsi con una puntata speciale di Techetechetè, in prima serata sulla rete ammiraglia. E durante la recente campagna elettorale per le amministrative era stata la Confesercenti cittadina a lanciare un appello ai candidati affinché gli fosse dedicato un angolo di Sanremo, in nome della musica che lui ha promosso senza risparmio nella sua esistenza.
"Sarebbe bello far coincidere quest'importante ricorrenza con l'impegno a riconoscere in modo indelebile, nelle forme considerate più consone e opportune, le tracce evidenti lasciate da un sanremasco autentico e geniale - è l'invito avanzato adesso dalla Fondazione Club Tenco, per bocca dell'amministratore delegato Graziella Corrent, che è pure direttore di produzione dell'evento dedicato al mondo dei cantautori, quest'anno in calendario all'Ariston dal 17 al 19 ottobre - Se anche Roberto Benigni ha sentito il bisogno di ricordare Amilcare come l'ideatore del Festival, durante la straordinaria edizione 2023 davanti al presidente Sergio Mattarella, potrebbe farlo pure la città, nell'insieme della grande eredità musicale che ci ha lasciato. E' il nostro auspicio".
Il mattatore toscano, al quale il "Premio Tenco" aveva spalancato le sue porte agli albori della carriera, gli aveva reso omaggio a suo modo: "Era un fioraio di Sanremo che, per rilanciare il commercio dei fiori e il turismo sul territorio, si inventò una gara canora. E guardate cos'è diventato oggi il Festival, si va in mondovisione!". In realtà, Rambaldi era un ragioniere mancato, diploma in tasca ma spedizioniere di fiori per professione, negli anni d'oro della floricoltura sanremese. Uno che aveva fatto la guerra (dal '39 al '43), dopo aver partecipato alla campagna etiopica (dal '35 al '37), e poi la resistenza partigiana in Valle Argentina, fino a rischiare la fucilazione da prigioniero delle brigate nere.
Nel '45, da membro della sottocommissione artistica creata per rilanciare il Casinò (e di riflesso la città) nel periodo post-bellico, sforna diverse proposte di eventi, tra cui un Festival della canzone. Ma non se ne fa nulla (tranne che per la rassegna della moda e un torneo internazionale di bridge), a causa della privatizzazione della casa da gioco. Idem per l'idea di un Festival del cinema, poi sbocciato (con rammarico) appena un anno dopo a Cannes.
La tenacia di Rambaldi viene premiata lentamente, partendo dall'amicizia stretta nel '47 con Angelo Nizza, chiamato a dirigere l'ufficio stampa del Casinò. Ci vogliono anni per vedere realizzata la sua invenzione, convincendo finalmente anche il gestore del tempio dell'azzardo Pier Bussetti. E' così che il 29 gennaio '51, nel Salone delle feste, nasce il Festival della canzone italiana. E dalla tragedia che in seguito rischia di far deragliare la kermesse, il suicidio di Luigi Tenco nell'edizione del '67, Rambaldi matura un'altra idea vincente: fare qualcosa per non dimenticarlo.
E nel '71 propone al Comune una manifestazione dedicata ai cantautori, inizialmente con l'indirizzo di creare un'apposita sezione all'interno del Festival. Ma anche questa volta incontra ostacoli sulla sua strada, posti per non imbarazzare la Rai di allora, dopo la drammatica vicenda. Non si arrende, come sempre, e l'anno successivo istituisce il Club Tenco di Sanremo (dopo aver scoperto che ne era già nato uno a Venezia), assieme a un gruppo di amici e appassionati. E nel '74, finalmente, va in scena la prima edizione della Rassegna della canzone d'autore, con nomi diventati intramontabili icone del nostro patrimonio musicale: Gino Paoli, Francesco Guccini, Angelo Branduardi, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Ivan Graziani.
Rambaldi ha assegnato una gran quantità di premi agli amati cantautori, chiamati all'Ariston anche da remoti angoli del pianeta, mentre da Sanremo ha ricevuto soltanto il titolo di Cittadino benemerito nel '78 - ma oggi il suo nome quasi si perde nel lunghissimo elenco formatosi nel tempo - e una targa post mortem sistemata al Palafiori trent'anni dopo, per volontà dell'allora giunta Borea, della quale però sembra non esserci più traccia. Che sia la volta buona per fare qualcosa di più in suo ricordo?