Dormono per terra, vivono sotto il cavalcavia di Ventimiglia, lungo la sponda del letto del fiume Roya, in 'rifugi di fortuna' al freddo e al caldo con l'unico obiettivo di passare il confine con la Francia. Con i suoi scatti, in esposizione fino all’8 settembre presso il chiostro della chiesa di Sant’Agostino, Davide Primerano ritrae momenti unici che mostrano come vivono i migranti che si fermano, anche solo per poco tempo, nella città di confine.
“(you) Leave me alone: un racconto fotografico della Ventimiglia invisibile” è il titolo della mostra fotografica di Primerano inaugurata ufficialmente ieri sera alla presenza di autorità civili locali e dei cittadini.
Il fotografo, da metà febbraio a settembre 2023, ha collezionato oltre 5000 scatti a testimonianza della realtà del comune frontaliero. "Le ventisei foto in mostra ritraggono un'esperienza durata più di sei mesi vissuti spalla a spalla con i migranti. Ho creato un bel rapporto di fiducia con uno di loro e da quel momento mi ha accompagnato sotto il cavalcavia e negli accampamenti, senza fare storie, mostrandomi così la loro vita quotidiana" - dice il fotografo Davide Primerano - "L’esposizione nasce dall’esigenza di costruire un nuovo racconto 'dall’interno' e 'a km 0' della realtà della frontiera franco-italiana e delle migliaia di persone migranti che la attraversano ogni anno, creando l’opportunità di narrare una storia diversa, che parta dalla raffigurazione dell’intricata attualità e del recente passato ma sappia al tempo stesso aprire spazi di inclusione, di ascolto reciproco, di trasformazione territoriale".
"Io credo molto nell'inclusività" - commenta il vicesindaco Marco Agosta - "Mi sono emozionato sentendo il discorso di Davide. La città è davvero orgogliosa di avere questi elementi. Li ringrazio con il cuore per quello che fanno. Dobbiamo crescere insieme".
La mostra fotografica rappresenta il primo evento pubblico del progetto “Mosaico di Frontiera”, implementato da Caritas Intemelia, comune di Ventimiglia, Diaconia Valdese, Janua Forum, Popoli in Arte e WeWorld, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del Bando Territori Inclusivi. Un evento fortemente voluto da tutte le organizzazioni della Rete perché va ad affrontare i temi delle vulnerabilità e delle marginalità presenti nella popolazione migrante.
"La frontiera, nella sua rappresentazione cartografica, non è nulla di più che un taglio netto, riconoscibile e riconosciuto, operato nel tessuto di un territorio. Una linea di demarcazione che tuttavia è capace di separare e definire l'identità di una persona circa l'appartenenza a un determinato contesto demografico, linguistico, culturale, sociale e politico: essere al di qua o al di là del limes ha rilevanti conseguenze per il modo di stare, di vivere che è consentito agli individui" - scrive Valentina S. Zunino, direttore dell’Ufficio Beni Culturali diocesano, parlando della mostra fotografica - "Davide raccoglie in ogni scatto la quotidianità degli inesistenti. Gli scatti vividi restituiscono a loro quell'umanità, fatte di forme, di colori, di sguardi di cui il non essere più li ha privati".
“Gli scatti di Davide Primerano costituiscono il frutto di una sua esperienza con i migranti, con i residenti ventimigliesi e le preoccupazioni continue" - afferma Jacopo Colomba, responsabile del progetto di WeWorld a Ventimiglia - "in una difficile convivenza con un fenomeno più grande di loro, con noi stessi operatori umanitari impegnati costantemente a fornire risposte a bisogni umani fondamentali non solo delle persone in viaggio, appena giunte in Europa e cariche di speranza e desideri, ma anche di una nuova categoria sociologica che abbiamo imparato a riconoscere in questi anni: i migranti che 'hanno smesso di migrare' e sono ormai divenuti stanziali e al tempo stesso senza una fissa dimora, spesso pluri-traumatizzati e in preda a dipendenze. Sono foto che ritraggono scene forti che possono suscitare sconforto o tristezza ma che rappresentano la realtà. La mostra parla anche dei paesi cosiddetti del Corno d'Africa di cui molto spesso ignoriamo le condizioni”.
La scelta di organizzare l’esposizione proprio durante il periodo in cui Ventimiglia celebra il suo patrono, San Secondo, milite romano nato e cresciuto nel Continente Africano, nasce dalla volontà della Rete di creare nuovi ponti fra passato e presente, fra il progetto e la comunità ventimigliese: “Questo progetto è cominciato ad inizio febbraio e l’ultima fotografia è stata scattata a fine settembre del 2023. Probabilmente questo lavoro potrebbe non avere mai fine, ogni giorno qualcosa cambia, ogni giorno nuove persone raggiungono Ventimiglia” - sottolinea il fotografo Davide Primerano. Il vernissage si è concluso con un inaspettato flash mob cantato, dedicato al delicato tema, che ha commosso il numeroso pubblico presente.