Attualità - 22 agosto 2024, 16:52

Il Partito Radicale in visita alla casa circondariale di Imperia

Come ogni anno il Partito Radicale sta tenendo visite intorno a ferragosto negli istituti penitenziari di molte città italiane

Il Partito Radicale in visita alla casa circondariale di Imperia

Come ogni anno il Partito Radicale sta tenendo visite intorno a ferragosto negli istituti penitenziari di molte città italiane. Nei giorni scorsi ci siamo recati a La Spezia, Marassi, Pontedecimo e Chiavari, lunedì 19 agosto una delegazione composta da Stefano Petrella e Luca Robustelli ha visitato la Casa Circondariale di Imperia. Ci hanno ricevuti e accompagnati nel giro con cortesia e disponibilità la Direttrice Caterina Tancredi e il Comandante Andrea Agostinelli. 

71 detenuti presenti su 53 posti di capienza regolamentare, 32 hanno condanna definitiva, 5 gli appellanti, 20 gli imputati, 13 con posizione mista, poco meno del 50% gli stranieri (in controtendenza con altri istituti dove raggiungono il 70), 1 solo semilibero e 2 art. 21 (lavoro esterno) che lavorano per il carcere alla manutenzione del fabbricato. 2  le educatrici (sulle 2 previste), 37 gli agenti presenti (sui 43 previsti), è presente il mediatore culturale, l’ultima visita in presenza del magistrato di sorveglianza risale a gennaio. 

L’assistenza sanitaria ha subito tagli, il più pesante e inaccettabile riguarda l’assistenza psichiatrica, con lo psichiatra presente solo una volta al mese, mentre in precedenza faceva ingresso due giorni a settimana, la presenza del Ser.T. è affidata alla psicologa (dal lunedì al venerdì), non c’è l’h24, ma un medico è presente ogni giorno dalle 8 alle 20 e su questo i livelli più bassi (con 170 detenuti) continua ad averli Pontedecimo che ne resta privo dalle 14 del sabato alle 8 del lunedì, i locali sono sempre quelli inadeguati della piccola infermeria .

Un’altra carenza è che l’unico defibrillatore resti chiuso e inutilizzabile nelle ore notturne, un corso di formazione al personale in merito sarebbe auspicabile e permetterebbe di fronteggiare situazioni di emergenza.

Il giro nelle sezioni presenta una situazione che conosciamo bene con il piano terra e il primo a “regime ordinario” (4 ore al giorno di apertura) e il secondo che ospita 20 detenuti (la sezione “a trattamento intensificato”) a regime aperto da mattino a sera, l’unica dove si respira un clima migliore. Qui per la verità (e anche a Sanremo e Marassi) le 8 ore minime di apertura non erano rispettate neanche prima dell’applicazione della controversa circolare Renoldi, ma soltanto compensate con alcune ore di saletta socialità.  

Il sovraffollamento si nota ad occhio, alcune celle che sarebbero piccole per un detenuto ne ospitano due, i 3mq per detenuto al netto di letti e suppellettili in molte non sono rispettati.

Sono presenti da tempo ai piani dei congelatori di uso comune, a loro la Direttrice ha fatto aggiungere un frigorifero per ogni piano.  

I detenuti chiedono notizie del decreto carceri e della pdl di Giachetti sulla liberazione anticipata, ma proprio quest’ultima (l’unica davvero utile) è stata per il momento esclusa e rimandata in commissione; molti di loro hanno residui pena brevi o molto brevi, ma non riescono ad accedere alle misure alternative, incontriamo un uomo sulle stampelle affetto da una sclerosi con pochi mesi da scontare, ci chiediamo se abbia senso che debba rimanere in carcere .   

Un dato senz’altro positivo è la presenza di ventilatori nelle celle, non tutti li hanno perché sono in vendita, ma la presenza di una presa in ogni cella ha aiutato, a Pontedecimo sono completamente assenti, a Chiavari sono stati messi a disposizione tre giorni fa. Altra importante novità è stata l’attivazione di un impianto di aria condizionata al terzo piano, l’area trattamentale ricavata nel sottotetto dove si trovano le aule, la palestrina, la biblioteca e la saletta polivalente che ospita cineforum e attività teatrale, una risorsa importante per il carcere prima difficilmente fruibile nei mesi estivi per il gran caldo; era un intervento previsto nella ristrutturazione del 2021 e finalmente è stato portato a termine. 

Non sono presenti corsi di scuola media superiore, ci viene spiegato per mancanza di richiesta, nessun detenuto è iscritto al momento al polo universitario, esiste da anni un buon rapporto con alcune associazioni che portano corsi e attività e un discreto numero di volontari fa accesso in carcere.   Le opportunità di lavoro sono quelle modeste del lavoro interno (a rotazione) per la mancanza di spazi atti ad ospitarne altre . 

Una soluzione praticabile è quella di aumentare il numero dei detenuti ammessi al lavoro esterno, a Genova negli ultimi mesi è stato fatto con ottimi risultati e la collaborazione determinante del Comune e di alcune associazioni per attività di ristorazione e assistenza dei disabili in spiaggia; qualcosa del genere potrebbe essere fatto anche a Imperia, ma occorrono dei progetti e la collaborazione del Comune che non può limitarsi a proporre i “lavori di pubblica utilità”, per i quali non è prevista alcuna forma di retribuzione. 

I due passeggi sono di limitate dimensioni e quello dedicato ad attività sportive non può ospitare che pallavolo e pallamano, non c’è spazio per un campetti calcio (che sarebbe una risorsa preziosa).  

Una questione irrisolta è quella del recupero della vecchia sezione di isolamento nel seminterrato, con celle che avevano bisogno di luce artificiale tutto il giorno, abbandonata e dichiarata inagibile da tempo; si era progettato di spostarvi l’area medica, ora l’amministrazione starebbe valutando di riportarla ad uso detentivo, il Comandante stesso ci ha espresso tutta la sua perplessità in merito; a nostro avviso è totalmente inadatta a questo e potrebbe essere invece utilizzata per recuperare quegli spazi necessari all’attività lavorativa che mancano da sempre. 

In conclusione ci sembra necessario un ragionamento sull’edilizia penitenziaria: Imperia – nonostante i limiti e le criticità dell’edificio che abbiamo cercato di evidenziare – non ha bisogno di un nuovo carcere di dimensioni più importanti e l’idea di realizzarlo in altro luogo lontano dall’abitato è da respingere, l’esperienza infelicissima di Sanremo che sconta a caro prezzo la sua collocazione dovrebbe avere insegnato qualcosa.  

La prossima realizzazione a Ponente non potrà che essere il nuovo Carcere di Savona ed è bene sia realizzato a Savona o in sua immediata prossimità e non a molti km di distanza dalla città e dal Tribunale .    

Le istituzioni locali potrebbero fare molto per la Casa Circondariale promuovendo progetti per il lavoro e il reinserimento sociale, uno strumento molto utile (a Imperia come a Sanremo) è a nostro avviso l’istituzione di un garante comunale sul modello di quanto Genova e La Spezia hanno già fatto.   

Redazione

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