Nel corso degli ultimi tempi sono diventati sempre più frequenti gli avvistamenti nel Mediterraneo dei diavoli di mare, una specie di pesce appartenente alla famiglia delle mobule, la cui “apertura alare” può superare i cinque metri.
In questi giorni i ricercatori di Tethys hanno osservato nel santuario Pelagos (area marina protetta che comprende le coste della Liguria, della Toscana e del Principato di Monaco) diversi esemplari di questo animale che al largo delle coste svolgevano i propri rituali di accoppiamento: tra le aree dove si è riscontrato questo fenomeno anche la riviera locale, dove a poche miglia dalle coste sono state avvistate le mante mediterranee.
Si tratta di un evento decisamente interessante per la comunità scientifica, dato che la specie è attualmente considerata a rischio estinzione: “Negli ultimi 3-4 anni abbiamo visto un aumento del numero nelle nostre acque - spiega la dottoressa Sabina Airoldi di Tethys - si tratta di animali su cui non si dispone di numerose informazioni, almeno per quanto riguarda le specie che vivono nel Mediterraneo. Quello che sappiamo - continua - è che si tratta di un animale gregario, cioè che vive in gruppi non distribuiti nel territorio in maniera uniforme”.
L’avvistamento di diversi esemplari nel santuario Pelagos è molto importante in ottica di bioecosistema marino, in quanto si tratta di una specie considerata a rischio dal 2006, per due grandi ragioni. In primo luogo spesso finiscono accidentalmente imprigionati nelle reti dei pescatori, che sono una delle principali minacce per loro; in secondo luogo, i diavoli di mare hanno una riproduzione diversa da quella degli altri pesci del territorio, in quanto l’intervallo di tempo tra un parto e l’altro degli esemplari femmine è molto più alto: possono infatti trascorrere tra uno e tre anni prima che una manta mediterranea partorisca nuovamente (si tratta di un animale ovoviviparo).
Spiegare come mai si sia verificato questo fenomeno, aggiunge la dottoressa Airoldi, non è semplice, in quanto possono intervenire diversi fattori a determinare la situazione: probabili cause potrebbero essere il cambiamento delle temperature e la disponibilità di cibo (piccoli pesci e crostacei in primis), ma potrebbero essere coinvolti altri fattori e comunque sarà necessario verificare se la presenza dell’animale nelle acque si protrarrà nel tempo.
Il nome diavolo di mare deriva dalle due creste presenti sul capo, ma a differenza di quanto possa far pensare il nome non è una specie pericolosa per l’uomo, tranne che per un aculeo velenoso posto sulla coda, che però utilizzano principalmente per difendersi. Meglio comunque evitare di avvicinarsi troppo a loro in caso capiti di intravederli.