Grido d’allarme da parte di un papà di un bimbo autistico di 12 anni, per raccontare il disagio che ha insieme al giovane ragazzo quotidianamente da molti anni.
L’uomo, che vive a Sanremo ed è vedovo da diversi anni, anziché trovare sollievo e aiuto da parte delle istituzioni, vive una condizione di abbandono con sempre maggiori problemi da affrontare: “Sono solo ad occuparmi di mio figlio – ci ha detto l’uomo che, per ragioni di privacy non nominiamo - perché purtroppo abbiamo perso la sua mamma troppo presto quando era ancora piccolino; mio figlio non ha colpa, ha una malattia, una malattia difficile certo da gestire, ma ancora di più se tutte le istituzioni ci voltano le spalle”.
L’uomo ci ha evidenziato come gli assistenti sociali vogliano togliere il trasporto a scuola con il pulmino: “Perchè per loro mio figlio sarebbe ‘intrasportabile’ e questo perchè capita che in certi giorni sia più irrequieto del solito (cose che capitano anche alle persone comuni, ma che ad un bimbo autistico non si perdona a quanto pare). Che fosse agitato è spesso accaduto in passato quando andava a scuola, all'incirca un anno e mezzo fa ed è quindi stato sospeso più volte e poi addirittura cacciato. Non riesco però a capire quale debba essere il senso e la funzione di trasporti e istituti ‘dedicati’ se non proprio quello di mettere a disposizione personale e mezzi idonei alle patologie dei bimbi malati come mio figlio. Non voglio pensare infatti che l’idea sia quella di trasportare e custodire per qualche ora come dei ‘pacchi’, bambini che non reagiscano agli stimoli, non diano problemi, distaccati dal mondo, magari sedati?”
Secondo il genitore, il figlio sarebbe anche più agitato da quando gli è stato tolto il supporto dello psicologo e degli educatori che gli era invece di grande aiuto: “Ho cercato più volte di contattare il neuro psichiatra infantile dell'Asl competente il quale essendo il solo riferimento per tutta la provincia, non riesce a stare dietro a tutti ed è privo di risorse professionali da mandare alle famiglie che versano nelle mie stesse condizioni”.
Secondo l’uomo, se non dovesse cambiare nulla, la situazione già precaria è destinata a peggiorare: “Sia io che mio figlio stiamo andando sempre più in depressione per lo stato di abbandono in cui versiamo e per il fatto che chi dovrebbe aiutarci ci rimbalza scaricando la colpa su altri o alzando le braccia in segno di resa. Di certo non è colpa del mio bambino se è autistico. Ho provato anche a contattare il personale di un centro per autismo ma pare non si trovino figure professionali idonee a seguire mio figlio; non vediamo il neuropsichiatria da diverso tempo!”
L’uomo lavora in un'azienda pubblica: “E’ molto comprensiva e mi viene incontro per quello che può, ma la gestione di mio figlio è difficoltosa e lo sarà sempre di più anche per l’indifferenza di chi dovrebbe invece essere preposto ad aiutarci. Io sto usando tutti i mezzi a mia disposizione per occuparmi di mio figlio, sia in termini di energie, che di tempo che economici, ma non so per quanto tempo ancora potrò reggere la situazione da solo. Ad esempio sto usando tutti i permessi lavorativi previsti, ma, pur se numerosi, non lo sono abbastanza per permettermi di seguirlo. Al mattino avrei bisogno di una persona che lo prepari per andare a scuola perché io inizio a lavorare alle 6 e non so a chi lasciarlo se non a mia madre ottantenne, malata che per amore mio e di mio figlio, se ne è sempre presa cura per quel che poteva, ma ora fa troppa fatica ad assisterlo e mio figlio non si rende conto che con alcuni suoi gesti/scatti, può rischiare di farle male. Non posso lavorare il pomeriggio perché lo passo con mio figlio dall'uscita da scuola e per tutto il pomeriggio”.
Secondo quanto detto dall’uomo le associazioni di volontari o similari, non sono in grado di aiutarlo per mancanze varie e per le numerose persone che hanno già in carico: “Il risultato è che ci troviamo completamente abbandonati e siamo disperati”.