Politica - 15 maggio 2024, 11:56

Corruzione in Liguria, il centrodestra guarda al futuro con l’incognita arancione

Che fine faranno i componenti della Lista Toti? Quale futuro per chi fino alla scorsa settimana era un fedelissimo del presidente?

Corruzione in Liguria, il centrodestra guarda al futuro con l’incognita arancione

Il principale imputato deve ancora essere ascoltato, il processo deve ancora iniziare, ma il mondo della politica guarda già al post Toti. Nelle settimane in cui lo sport preferito sembra essere il prendere le distanze dal presidente caduto nella rete della Guardia di Finanza, i partiti del centrodestra stanno dimostrando grande abilità nel giocare su due tavoli: i rappresentanti nazionali e regionali hanno scelto l’attendismo (fatta eccezione per il coordinatore regionale di FdI, Matteo Rosso, primo a parlare di dimissioni ed elezioni anticipate), mentre i portabandiera in consiglio regionale hanno fatto squadra in difesa del presidente urlando al processo mediatico. In mezzo, però, c’è la Lista Toti. Non porta in seno i vessilli dei partiti di governo, ma solamente il nome a grandi lettere del presidente protagonista del “one man show” ligure fino a poco più di una settimana fa. Tutti fedelissimi, eletti sotto il grande ombrello arancione simbolo di quel civismo in salsa centrodestra che il governatore ha sparso in ogni angolo della Liguria raccogliendo (va detto) molti adepti. E ora che ne sarà di loro?

Perché da un lato coloro che hanno in tasca una tessera di partito, qualora il processo Toti arrivasse a sentenza con esiti nefasti, potranno prontamente difendersi dicendo che non facevano parte del suo cerchio magico, che prendono le distanze per poi fare squadra sotto le dichiarazioni dei loro leader di partito. Più difficile, invece, sarebbe il compito per chi in tasca non ha tessere di partito, ma sulla carriera politica ha ben impresso l’adesivo “Lista Toti”. Per loro non sarà facile ripartire.
Non serve essere fini analisti della politica per capire che difficilmente la Lista Toti esisterà ancora e che per gli arancioni che attualmente siedono in consiglio regionale (oltre che per i vari rappresentanti locali del movimento) sarà arduo compito cercare un posto in altri schieramenti o creare qualcosa di nuovo. Vero è che la politica, e con lei l’elettorato, dimentica in fretta. Ma è altrettanto vero che almeno sul breve periodo l’onda lunga dell’inchiesta non si ritirerà in tempi brevi.

Il tema è uscito anche a margine del primo consiglio regionale post arresto di Toti, quando è stata ventilata l’ipotesi che il “no” convinto alle richieste di dimissioni fosse proprio motivato dal timore di perdere una poltrona poi impossibile (per qualcuno) da riconquistare. “Mi sento di escludere categoricamente questa affermazione - ha risposto a margine del consiglio il presidente ad interim, Alessandro Piana - lavoro gomito e gomito con assessori e consiglieri, non prevale questo sentimento”.
Al momento la squadra della Lista Toti in consiglio regionale è composta da: Giovanni Boitano, Domenico Cianci (indagato), Laura Lauro, Alessandro Bozzano, Chiara Cerri e Daniela Menini. Stefano Anzalone (anche lui indagato) è stato eletto con la Lista Toti ma ne è poi uscito per confluire nel Gruppo Misto.

Tra i banchi della giunta, invece, i due uomini più vicini al presidente sono, per distacco, Giacomo Giampedrone e Marco Scajola. Non a caso sono i due che durante la seduta del consiglio si sono maggiormente spesi a difesa del governatore sotto le pressanti richieste di dimissioni arrivate dalle opposizioni.

Intanto il team degli attendisti incassa l’opinione della leader. Giorgia Meloni, intervistata dal quotidiano La Verità, ha preso tempo: “Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione. Non ho altro da aggiungere sulla vicenda perché non ho elementi per farlo”.

Pietro Zampedroni

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