Enrico Terrinoni ieri ha presentato a villa Nobel, all’interno della rassegna Sa(n)remo Lettori, la sua ultima fatica letteraria “ La vita dell’altro Svevo, Joyce: un’amicizia geniale”, edizione Bompiani. Così l’Ufficio Stampa del Liceo Cassini racconta l’incontro.
L’autore, professore distaccato del Centro Interdisciplinare "B. Segre", Accademia Nazionale dei Lincei e professore ordinario di Letteratura inglese all'Università per Stranieri di Perugia, ha parlato della straordinaria amicizia tra due giganti della letteratura Svevo e Joyce. Terrinoni la definisce un entanglementquantistico,ovvero un legame di natura fondamentale fra due particelle , che dopo aver avuto un contatto, benché poi separate nello spazio , si sono unite con indissolubilità. Così tra Joyce e Svevo si è creato un accordo straordinario , che ha dato vita appunto ad una amicizia “geniale”.
Il loro sodalizio, infatti, rimane forte e si consolida in virtù di una sincronicità, che li lega anche a distanza dopo la loro permanenza a Trieste. Un altro elemento che Terrinoni pone alla base del rapporto tra Svevo e Joyce è il silenzio, che costituisce, insieme alla distanza, una “silenziosa comunicazione “. L’amicizia fra i due intellettuali è costituita da molti e singolari tasselli, come il particolare rapporto che entrambi hanno con le date : un esempio su tutte è il 2 febbraio,che è il compleanno di Joyce, ma anche il giorno in cui Zeno Cosini annuncia di fumare la sua prima “l’ultima sigaretta” ne La coscienza di Zeno. Questo è perTerrinoni un indizio di un legame solido, oltre ogni differenza di età e di classe. I due autori infatti si incontrano a Trieste nel 1906 e nonostante una differenza di età di circa venti anni, la loro amicizia diventa una legame della vita che a sua volta diventa letteratura, così “c’è Joyce in Svevo e Svevo in Joyce”. Il migrante culturale, senza un soldo, parte dall’Irlanda e va a Trieste, città ricca e multiculturale, dove insegnerà Inglese alla Berlitz School e fra i molti intellettuali che incontrerà ,c’è anche la Famiglia Schimtz. Proprio in casa Schmitz -Veneziani lo scrittore irlandese legge il racconto The Death , che accende il legame fra Ettore e James. Livia Veneziani, infatti, è entusiasta del racconto e non esiste a manifestarlo, regalando all’ospite un mazzo di fiori. Ed ecco la straordinarietà : Svevo, geloso seriale, non è geloso , a testimonianza di un’amicizia “sul serio”, lontana da ogni convenienza occasionale, come alcuni maligni sostenevano. La limpidezza di tale amicizia si rivela anche per l’apprezzamento di Joyce, noto come severissimo critico, quasi uno “stroncatore seriale”, per i romanzi di Italo Svevo. La friulanità del linguaggio di Svevo, che i critici italiani tanto osteggiano, è uno dei motivi dell’apprezzamento di Joyce, che riconosce nell’opera dell’amico una grandissima capacità di esprimere con sincerità la vita. Per entrambi la letteratura è infatti desiderio ancestrale di raccontare, senza pedanteria e con sottile ironia. E proprio la capacità di ironizzare è ciò che Joyce impara da Svevo, e che userà nei suoi romanzi a partire dal 1906 ( dopo l’incontro con Ettore ). Ma le affinità fra i due non finiscono qui : li legano il rapporto conflittuale con la psicoanalisi e anche il fatto di avere due mogli, Livia e e Nora, lontane da ogni interesse per la “scrittura”, che però saranno sempre presenti nelle loro opere. Senza Nora infatti non ci sarebbe Molly e senza Livia non ci sarebbero le donne sveviane. La vita e la letteratura si fondono in un unicum straordinario, tanto che il nome Livia riecheggia nel nome del fiume di Dublino Liffey (An Life in Irlandese ), che Joyce paragona ai fluenti capelli dell’amica e addirittura Leopold Bloom per Joyce è Italo Svevo.
In conclusione, seguendo tutti questi indizi, spesso passati sotto silenzio dalla critica letteraria anglosassone , che non riconosce grande valore a Svevo, Enrico Terrinoni ha raccontato uno straordinario e limpido legame tra due geni della letteratura .