Non si placa la querelle tra residenti e locali della ‘movida’ in centro a Sanremo, tra piazza Bresca, piazza Sardi, via Gaudio e via Gioberti.
Dopo un periodo di relativa calma, infatti, lunedì scorso la diatriba è nuovamente esplosa, per una serie di problematiche legate ai rumori, alla musica ed agli spazi ‘allargati’ dei dehors.
“Abbiamo letto con interesse – evidenziano i firmatari dell’esposto inviato - e non poche perplessità l’articolo in cui alcuni esercenti si dicono disponibili al dialogo soprattutto con chi abita nelle piazze Bresca e Sardi e in via Gaudio. Precisiamo che gli esposti (più di uno e ad opera di singoli o di gruppi) hanno sempre riguardato i locali della cosiddetta movida e non uno in particolare. Il problema infatti della musica ad alto volume, degli schiamazzi e delle varie intemperanze da parte di avventori che permangono ben oltre l’orario di chiusura dei locali (orario per altro che non è dato di sapere), riguarda infatti tutta la zona compresa tra Piazza Sardi, Piazza Bresca, via Gaudio arrivando fino alla limitrofa via Gioberti”.
Gli striscioni stessi apposti in piazza Sardi recitano ‘Stop discoteche alla Marina’, evidenziando pertanto la diffusione del problema su tutto il quartiere: “Rimandano anche ad una corresponsabilità delle autorità locali – dicono i residenti - che omettono controlli efficaci nella zona. Nei diversi esposti inviati nel corso degli anni alle amministrazioni comunali che si sono susseguite, sono stati via via elencati i problemi a cui i residenti vanno incontro: in primis il problema del riposo notturno, disturbato in ogni stagione, alienato in occasione di manifestazioni sempre più ricorrenti (l’esperienza della discoteca all’aperto e del karaoke fino alle 4 e mezza del mattino nell’ultima serata del Festival è stata a dir poco devastante)”.
Ma i residenti puntano anche l’indice contro l’espansione dei dehors oltre ogni limite: “Che arrivano ad occupare vialetti e uscite condominiali a scapito di ogni elementare norma di sicurezza e protezione di chi abita quegli stabili (in caso di incendio, incidente, necessità di soccorso immediati non si può essere certi che le vie di fuga e/o di accesso siano disponibili). Il riferimento alle panchine occupate, inglobate letteralmente da alcuni locali, fa sorridere molti cittadini che, negli anni, con i loro esposti, hanno sottolineato la scomparsa degli spazi pubblici e gratuiti della piazza, documentando anche con foto la situazione. Il fatto che venga rimarcato ora, fa pensare che tra gli esercenti non ci sia uno spirito unitario e che anzi ognuno di loro proceda a difesa del suo particolare e a denuncia di quello altrui”.
I cittadini, invitati per l’ennesima volta a colloquiare con gli esercenti, ritengono che il tempo del dialogo si sia purtroppo concluso: “Troppe le attività commerciali dedite alla ristorazione e alla somministrazione di bevande (se ne contano ben 24 tra le due piazze e via Gaudio) – sottolineano - alto il livello di concorrenza tra i diversi esercizi, assente un punto di riferimento capace di delineare un accordo. Riteniamo pertanto che l’unico interlocutore debba essere il Comune di Sanremo, garante sì della tutela delle attività economiche ma anche della salute dei cittadini. A questo proposito è stato chiesto un incontro al Sindaco affinché vengano almeno tracciate le linee per una più efficiente regolamentazione delle attività economiche della zona (musica, orari, occupazione del suolo pubblico, pulizia), così come sta facendo il Comune di Milano nei quartieri della movida di Melzo e Lazzaretto (QUI)”.
I residenti ricordano l’importanza delle regole per una serena e civile convivenza e rimandano tutti alla lettura dell’articolo 41 della Costituzione italiana che recita: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.