sanremonews.it - 06 febbraio 2024, 17:35

Cassini Festival Week: emozioni con Walter Vacchino e Dario Salvatori

Continua al Liceo Cassini la Cassini Festival week con l’arrivo di Walter Vacchino, proprietario del celebre teatro Ariston di Sanremo, e successivamente del giornalista e critico musicale Dario Salvatori

Cassini Festival Week: emozioni con Walter Vacchino e Dario Salvatori

Walter Vacchino dopo essere stato accolto dalla performance della Cassini’s band, guidato dalle domande dei nostri giovani intervistatori dell’Ufficio stampa del Cassini ha rivissuto la storia del Teatro e le sue personali esperienze circa il Festival di Sanremo. Dopo aver ripercorso le tappe principali che hanno portato l’Ariston ad essere il palcoscenico dell’iconico Festival della canzone italiana, evidenzia anche i cambiamenti organizzativi avvenuti durante gli anni, in particolare ha riferito che: “Il Teatro era una bolgia, esplodeva per le scarse norme di sicurezza”, mentre ora l’organizzazione è rigorosa. Tutta la storia del Teatro Ariston e della famiglia Vacchino stati raccontati nel libro “La scatola magica di Sanremo” e il patron del famoso “palco” li ha riassunti al pubblico degli studenti in sala. “Carlo Vacchino, il capostipite. Dopo di lui suo figlio, Aristide, il visionario. Quindi mia sorella Carla e io, che sognavo di fare l’architetto e invece sono diventato un uomo di teatro.” Questo è l’incipit del libro che ripercorre le tappe che hanno portato l’Ariston ad essere quello che è, perché il sogno di Aristide era realizzare una multisala capace di ospitare ogni genere di spettacolo, per restituire gioia e ai suoi concittadini ancora provati dalle conseguenze della guerra. Sollecitato dalle domande dei giovani giornalisti ha rivelato che il successo del teatro sia stato per lui una totale sorpresa e come il suo principale interesse principale fosse scoprire nuovi talenti. Ma Aristide sognava in grande e i sogni talvolta si avverano e il “teatro” è diventato un mito nazionale che ha accolto personaggi famosi di tutto il mondo e da artisti internazionali a Premi Nobel a uomini politici che hanno cambiato la storia, come Michail Gorbacev. Il mondo dello spettacolo però conosce anche l’amicizia sincera, come quella che lega Walter Vacchino a Massimo Ranieri, a Fabio Fazio, a Carlo Conti   e ad Amadeus

Dario Salvatori

La seconda parte della mattinata ha visto l’intervento di Dario Salvatori, giornalista, conduttore radiofonico e scrittore italiano nonché responsabile artistico delle bacheche Rai. Dario Salvatori inizia il suo percorso in radio con la trasmissione Bandiera gialla, uno storico programma condotto da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni e raggiunge la fama con trasmissioni cult della Rai come L’altra Domenica e Quelli della notte ancora con Renzo Arbore.   Egli ha esordito spiegando che per curare il patrimonio artistico di un’azienda di così grande prestigio come la Rai serve grande passione e che un problema grave è attualmente la mancanza di professionisti tecnici che possano curare e ridare magari nuova vita all’enorme patrimonio di documenti radio- televisivi che l’azienda possiede   anche in relazione alla celebrazione del centenario della radio e dei settant’anni della televisione.

Il critico musicale ha proseguito parlando della sua esperienza come docente presso l’Università  La Sapienza  e di come alcuni suoi allievi abbiano ottenuto grandi successi lavorativi e ruoli dirigenziali.  Con un critico musicale esperto ed acuto come Dario Salvatori non si poteva non parlare di musica e a proposito dei suoi gusti musicali, egli ha detto di amare particolarmente la musica afroamericana in tutte le sue varietà, dal jazz al blues, dallo swing al funk, al rap e al reggae e ha sottolineato come il rapping sia nato negli anni settanta a New York all’interno della comunità afroamericana e latinoamericana, che non va confuso con imitazioni di scarsa qualità. Alla domanda su come sia cambiata la strada di un cantante per arrivare al successo ha dichiarato di non apprezzare la nuova scena musicale spesso caratterizzata da “saltafila” che non amano studiare e che non hanno abbastanza competenze per fare i cantanti. Egli ha così rimarcato l’importanza della gavetta, concetto ormai sconosciuto e purtroppo molto utile per definire un vero artista.

C.S.

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