Giorno di prove all’Ariston per i 30 artisti in gara alla 74ª edizione del Festival di Sanremo. Grandi aspettative confermate dalla performance di Annalisa che con la voce e un ritmo dalle atmosfere anni ’70 si preannuncia già un successo in radio. Mahmood tira dritto a portare a casa il tris di festival vinti, ma anche i Negramaro che ricominciano con la giusta musica. Come dalle previsioni sui ritmi del Sud, il brano di Angelina Mango, fa ballare e diverte. Farà ballare anche la vecchia guardia de I ricchi e poveri, ma è Fiorella Mannoia che orgogliosa canta di rivalsa femminile dal palco dell’Ariston. Buona anche la performance de I Santi Francesi, Gazzelle, Ghali, mentre Diodato prova a bissare la vittoria del 2020 con una poesia dolce, un amore finito che non se va. Emozionante Irama che come per ogni Sanremo si toglie la casacca estiva e tamarra. Non rischiano Renga e Nek, così come Alessandra Amoroso. Restano un mix tra opera e pop Il Volo. Troppo costruiti e insipidi i punk Le Sad. Il Tre e Big Mama sono le due nuove leve che portano il tema della fragilità sul palco dell’Ariston. Chiude in bellezza le prove, Loredana Berté con la sua “Pazza”. Una canzone rock che promette di accedere il pubblico dell’Ariston.
Le pagelle
Alessandra Amoroso - “Fino a qui”: ballad classica sanremese con citazione da “L’odio” un po’ incastrata a forza. Poco contemporanea, ma non sempre è un difetto. Voto 6,5
Alfa - “Vai!”: Bellissimissima a Vai! Tra fischietti e banjo, cerca di uscire dalla comfort zone delle musiche virali dei social che lo hanno portato alla ribalta. Voto 6
Angelina Mango - “La noia”: parte per piacere e lo farà. Difficile stare fermi, dal primo ascolto in sala a quando passerà per radio. La forma lascia lo spazio al contenuto, ma va anche bene così. Voto 6,5
Annalisa - “Sinceramente”: costruita per essere una hit e difficilmente non lo sarà. Pochi contenuti e tanta cassa, pop contemporaneo in purezza che resta in testa al primo ascolto. Voto 7
BigMama - “La rabbia non ti basta”: veste di leggerezza cose pesanti da dire, peccato per una struttura poco originale che rischia di far sbiadire il tutto. Voto 6
Bnkr44 - “Governo punk”: difficile da collocare, da sistemare in un target che non sia quello immediatamente post adolescenziale. Voto 4,5
Clara - “Diamanti grezzi”: brano dallo schema classico ma che fa muovere la testa al primo ascolto. Il solco tracciato da Mahmood è una tentazione forte per fare centro all’Ariston. Voto 6,5
Dargen D’Amico - “Onda alta”: riprova l’operazione “Dove si balla” e corre il rischio di ripetersi. Non si può negare che sia catchy, così come non si può negare che la minestra sia la stessa. Però non è male. Voto 6,5
Diodato - “Ti muovi”: è sempre una sorta di eterea esperienza sentire la sua voce sul palco dell’Ariston. Un crescendo dinamico che esplode sul finale. Mai sopra le righe, sempre efficace. Voto 7
Emma - “Apnea”: anche lei prova a piegarsi all’arrangiamento electro che chiama il battito delle mani a tempo. Può piacere, andrà per radio. Vedremo se e quanto durerà. Voto 6
Fiorella Mannoia - “Mariposa”: ritmi latini per disegnare la donna in tutte le sue sfaccettature. Musicalmente non una rivoluzione, qui si bada più al contenuto che alla confezione. Ha un che di cinematografico. Voto 6,5
Fred De Palma - “Il cielo non ci vuole”: cassa in quattro poco sostenuta dal resto del brano. Ci si aspetta da un momento all’altro un’esplosione che, però, non arriva mai. Voto 5,5
Gazzelle - “Tutto qui”: sa adattarsi al Festival senza perdersi, è di fatto un suo brano in purezza che va dritto nella direzione del suo pubblico tra sana disperazione e tenerezza. Voto 6,5
Geolier - “I p’ me, tu p’ te”: nasce a tavolino per avere un target specifico e probabilmente lì rimarrà. Voto 5,5
Ghali - “Casa mia”: ci pensa lui a uscire dai temi canonici da Festival, lo fa con cifra perfettamente riconoscibile e senza troppi giri di parole. Dritto all’obiettivo. Voto 6,5
Il Tre - “Fragili”: tema importante, sperando che arrivi al grande pubblico. Ha carattere e coraggio nel non cercare la via facile per la sua prima volta al Festival. Voto 6
Il Volo - “Capolavoro”: niente, provano a immergersi nel pop ma alla fine cadono sempre in quella lirica forzata che sa di bel canto a tutti i costi con il rischio di cadere nel macchiettistico. Testo elementare. Voto 5
Irama - “Tu no”: intenso, un notturno dal sapore internazionale. Strizza l’occhio al mondo Lewis Capaldi, chiude in crescendo appoggiandosi a dovere sull’orchestra. Voto 6,5
La Sad - “Autodistruttivo”: costruiti a tavolino, nell’estetica e nei suoni vogliono rappresentare un mondo che non hanno nel sangue. Si vede da lontano. Brano anonimo. Voto 5
Loredana Berté - “Pazza”: sarebbe da portarla davanti ai La Sad per far capire loro cosa è davvero il punk. È la più rock di tutti al grido di “non ho bisogno di chi mi perdona, lo faccio da sola”. Voto 7,5
Mahmood - “Tuta gold”: ritmi che sanno di sabbia e dune, si passa in pochi secondi da un potenziale classicone a una hit pronta per radio e palchi importanti. Voto 7
Maninni - “Spettacolare”: esordiente solo sulla carta, il suo è un brano fortemente festivaliero. Talmente classico che rischia un po’ di svanire. Voto 5,5
Mr. Rain - “Due altalene”: resta intrappolato in una bontà a tratti stucchevole. Ballata sdolcinata che punta dritta al suo pubblico sanremese. Questa volta, però, c’è una strana aura da cartone Disney. Voto 5
Negramaro - “Ricominciamo tutto”: un crescendo elegante, potente senza esagerare, compatta dal principio alla fine in armonia con la parte orchestrale. Voto 6,5
Renga e Nek - “Pazzo di te”: una canzone di Renga con l’ospitata di Nek. Classici loro, classico il loro brano. Piacerà ai fan, meno al pubblico contemporaneo. Voto 5,5
Ricchi e Poveri - “Ma non tutta la vita”: un po’ marcetta, un po’ alla ricerca del balletto telefonato da meme. Puntano a tenere lontana l’operazione simpatia riuscendoci solo in parte. Voto 5
Rose Villain - “Click boom!”: brano dai diversi volti che, però, non si incastrano al meglio. Una sorta di operazione double-face efficace ma non troppo. Voto 6
Sangiovanni - “Finiscimi”: dimostra che la questione anagrafica non è una scusante per non andare a scavare anche più nel profondo. Non farà scatenare le folle, ma ha qualcosa da dire. Voto 6
Santi Francesi - “L’amore in bocca”: ha struttura, una sua potenza tra melodie vocali anni ’80 e arrangiamento contemporaneo. Nel complesso non riempie come potrebbe o dovrebbe. Voto 6
The Kolors - “Un ragazzo una ragazza”: c’è già aria d’estate e di tormentone, non è detto che sia cosa buona. Ritornello vuotino che fa il paio con il resto del brano. Voto 5,5