Sanità - 18 novembre 2023, 09:00

Bambini e Microbiota

I consigli di Nutrigenomica di Simona Oberto

Bambini e Microbiota

Nello scorso articolo vi ho parlato del fatto che il corpo umano è colonizzato da un insieme di popolazioni microbiche (batteri, virus, funghi) che interagiscono con le funzioni fisiologiche e che costituiscono il nostro Microbiota e Microbioma.

Vi ho spiegato come questi microrganismi, a seconda dell'area che colonizzano, si distinguono in Microbiota cutaneo, vaginale, gastrico, orale, dell'intestino tenue, del colon ecc.. Mi sono concentrata soprattutto su quello più studiato che è il Microbiota che colonizza le mucose del nostro tratto gastrointestinale, in particolar modo a livello del colon, sottolineando il fatto che la sua “biodiversità” contribuisce in modo importante al mantenimento del sottile equilibrio tra salute e malattia. Voglio continuare l’argomento anche in questo nuovo articolo, ma questa volta partiamo dalle origini. 

Il Microbiota umano si sviluppa precocemente nella vita. Il bambino nasce “quasi sterile”. Infatti, fino a non molto tempo fa si pensava che la colonizzazione iniziasse nel canale del parto.

Tuttavia, recentissimi studi stanno portando alla luce una realtà che prospetta la presenza di un Microbioma “seminato” prima della nascita, attraverso un passaggio dalla placenta al bambino. Vale a dire già nella vita prenatale. A prescindere da queste nuove scoperte, si sa per certo che la formazione del Microbiota avviene quando il neonato entra in contatto con i batteri presenti sul corpo della mamma, nel momento del parto. Se il bambino nasce con parto naturale entrerà in contatto con i microbi provenienti dal tratto riproduttivo e fecale della madre. E’ indubbio che una madre “eubiotica” avrà una buona condizione di salute delle mucose e una grande varietà di microorganismi “buoni” che donerà al neonato. Al contrario, una madre “disbiotica” avrà delle mucose infiammate e porose e un Microbiota alterato e di conseguenza donerà microorganismi “cattivi”.

La prima iniziale “stabilizzazione del Microbiota” dei bambini nati da madre in eubiosi (in salute), avviene dopo circa 1 mese e si compone sostanzialmente di Bifidobacteri (famiglia dei batteri “buoni” Bacteiroides), mentre nel caso di madre in disbiosi (in squilibrio), non si stabilizzerà per almeno 6 mesi e verrà composta prevalentemente da Enterobacteri ed Enterococci (batteri non sempre buoni della famiglia dei Firmucutes). 

Questo “deficit microbico” predispone i bambini, non solo alla disbiosi, ma anche a un deficit immunitario con un coinvolgimento diretto dell’apparato gastrointestinale e respiratorio che, non a caso, sono proprio i distretti maggiormente interessati nelle patologie del periodo neonatale e dell’infanzia. Nel caso di parto cesareo, invece il bambino verrà esposto al Microbiota cutaneo della mamma e partirà un po’ svantaggiato con un aumentato rischio di sviluppare malattie anche su base immunitaria e metabolica. Altro fattore che farà la differenza sulla composizione del Microbiota neonatale è l’allattamento.

Infatti, nei neonati allattati al seno predominano i batteri buoni, come ad esempio i bifidobatteri. Fortunatamente, ormai sono condivisi a livello internazionale i benefici che apporta un allattamento al seno. Esso riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti; aumenta la protezione dalle infezioni respiratorie; riduce il rischio di sviluppare allergie; favorisce la vista e lo sviluppo psicomotorio; migliora lo sviluppo intestinale e riduce il rischio di occlusioni; protegge contro le otiti; diminuisce il rischio di diabete e di tumori del sistema linfatico.

Inoltre, l'allattamento al seno contribuisce alla maturazione del Microbiota del bambino. Pensate che nel colostro e nel latte materno sono state identificate ben oltre 700 specie, ma anche oligosaccaridi ad azione prebiotica, selettivamente utilizzati dai bifidobatteri. Questo prezioso nutrimento contiene anche alfa-lattoalbumina, la sieroproteina maggiormente presente nel latte umano. Infatti, nel colostro rappresenta addirittura il 40% delle proteine. Essa è un prebiotico intestinale ed è responsabile dell'attivazione dei processi assorbitivi/difensivi intestinali, tramite il controllo della flora batterica e della riduzione della permeabilità delle mucose intestinali che è massima al momento della nascita.

Mediante queste sue azioni permette l'arrivo al cervello di importanti neurotrasmettitori e di neuropeptidi che modulano e favoriscono lo sviluppo cerebrale del neonato. Dalla sua demolizione enzimatica sono stati individuati quattro peptidi con azione antibatterica intestinale. Essa stimola la secrezione di muco, il rilascio di prostaglandine e controlla il pH dell'intestino. Ma attenzione! Il solo parto naturale e l’allattamento al seno da madre eubiotica regalano un enorme vantaggio, ma non garantiscono un equilibrio microbico perenne, perché. sebbene il Microbiota si stabilisca precocemente, esso si modifica nel corso della vita, cambiando con l’età, la dieta, la gravidanza, l’uso di farmaci e in presenza di stati patologici.

Infatti, il bambino, crescendo, creerà la sua biodiversità entrando in contatto con nuovi microrganismi provenienti da animali, dal cibo che assume, dall'ambiente in cui vive e gioca, gettando le basi per quello che sarà il suo Microbiota in età adulta. Con il passare degli anni l’equilibrio del Microbiota può essere alterato da diversi fattori “stressogeni”, come l’abuso di antibiotici; le modificazioni nutrizionali (diete sbagliate “fai da te” o abusi); le alterazioni della motilità gastrointestinale; le sindromi da malassorbimento; le alterazioni genetiche e il deficit del sistema immunitario, perché la flora intestinale influenza le cellule dendritiche e conseguentemente il sistema immunitario gastrointestinale.

Anche un’eccessiva igiene nella vita neonatale può influenzare negativamente lo sviluppo del Microbiota in quanto è stata correlata a un inadeguato funzionamento del sistema immunitario con un aumento del rischio di allergie e di autoimmunità. E questo dipende dal fatto che una igiene eccessiva riduce la biodiversità e le prestazioni del Microbiota che non “allena” adeguatamente il sistema immunitario alla tolleranza e lo rende meno capace nel rispondere efficacemente agli agenti stressogeni quotidiani. Per irrobustirsi il sistema immunitario del bambino deve entrare in contatto con molte specie microbiche che conviveranno nel suo organismo in una relazione mutualmente benefica per tutta la vita.

Purtroppo, l'abuso di antibiotici e di antipiretici, soprattutto nell’infanzia, inibisce questa favorevole collaborazione che si instaura tra il Microbiota e il sistema immunitario, predisponendo il piccolo ad una incapacità a gestire anche i più banali attacchi microbici fin dai primi anni di vita. Intorno ai tre anni il Microbiota raggiunge una stabilità, mantenendo quella biodiversità che viene definita il “Native core Microbiota”, vale a dire la dotazione iniziale di microrganismi che il bambino riceve durante il parto, l’allattamento, il cibo e l’ambiente in cui crescerà nei successivi 36 mesi. È una sorta di impronta digitale, specifica e unica in ogni individuo. Se consideriamo l’importanza che viene attualmente attribuita ai legami esistenti tra strutturazione della biodiversità nel Microbiota infantile e sviluppo del sistema immunitario, questa prima fase evolutiva assume un’importanza strategica per la salute dell’individuo nell’intero arco della sua vita.

In età adulta poi il Microbiota diventa stabile ed efficiente compatibilmente con i fattori di disturbo che possono inserirsi e modificarlo (e qui subentra il nostro stile di vita più o meno sregolato).

In sintesi, i fattori che influenzano l’evoluzione del microbiota/microbioma fin dalla vita neonatale (e forse prenatale) sono: la salute della mamma nei nove mesi di gestazione e la sua eventuale condizione disbiotica o eubiotica; la modalità del parto se naturale o cesareo; l'allattamento al seno o artificiale; l'abuso di farmaci e l’introduzione in età troppo precoce di alimenti con caratteristiche proinfiammatorie e allergeniche (es. glutine e caseine); l’ambiente famigliare (più o meno sereno ed equilibrato); la qualità e i tipi di cibi offerti. Tutto concorre a costruire una maggiore o minore “biodiversità” che è una delle maggiori caratteristiche che garantiscono un buon equilibrio microbico. Allora, per concludere, mi viene in mente un proverbio che mi ripeteva sempre mio nonno: “Chi semina bene, raccoglie buoni frutti!”.

Non c’è detto più appropriato, se riferito al Microbiota e alla sua capacità di influenzare positivamente o negativamente il nostro stato di salute fin dalla nascita, perché ciò che “seminiamo” nei primi anni di vita condizionerà moltissimo quello che “raccoglieremo” da adulti. 

Redazione

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