La cipolla egiziana ligure non è una cipolla qualunque. È una cipolla che ha viaggiato nel tempo e nello spazio, che ha sfidato le mode e le multinazionali, che ha resistito alle malattie e ai pesticidi, che ha saputo adattarsi e moltiplicarsi. È una cipolla che cammina, letteralmente, perché i suoi bulbi si staccano dalla pianta madre e si radicano altrove, creando nuove piante.
È una cipolla che cammina, metaforicamente, perché ha attraversato i secoli e i continenti, portando con sé il sapore e la saggezza di antiche civiltà. La cipolla egiziana ligure, infatti, non ha nulla di egiziano, se non il nome. Le sue origini sono asiatiche, è stata introdotta in Europa dalle popolazioni nomadi come merce di scambio.
In Liguria è arrivata intorno al 1500 e oggi la sua coltivazione è limitata alle zone di Ventimiglia e della Valle della Nervia, dove il botanico e scrittore Marco Damele ha promosso la sua salvaguardia e valorizzazione. Qui, la cipolla egiziana ligure è un simbolo di biodiversità, di tutela del territorio, di tradizione gastronomica. La sua caratteristica di essere perenne unità al il suo sapore dolce e delicato la rendono adatta a diversi usi in cucina: cruda in insalata, fritta, in minestre, in conserve sott’olio o sott’aceto.
La cipolla egiziana ligure è una cipolla ribelle, che non si lascia omologare, che non si fa ingannare dalle sirene del mercato globale, che non si fa sopraffare dalle specie invasive. È una cipolla che cammina, che si fa strada tra le difficoltà, che si fa amare per la sua semplicità e genuinità. È una cipolla che racconta una storia, la storia di un ortaggio che ha saputo conservare la sua identità e la sua diversità. È una cipolla che si oppone alla globalizzazione, una cipolla che ama la propria terra e i suoi prodotti, di chi li coltiva con passione e rispetto, di chi li condivide con orgoglio e generosità.