Dalla salita degli ebrei ("Munta di Ebrei"), (Llattuale via Carducci ndr) a Porto Maurizio, si accedeva alla Porta Martina, che rappresentava l'ingresso al Parasio.
Come "u carugu u ebreu" a Buggio di Pigna ed altre tracce ancora nel Ponente ligure legate alla presenza ebraica da queste parti, a "Munta di Ebrei" costituisce una memoria rilevante delle attività e delle tradizioni, che, da Nizza a Sanremo, ad Oneglia, a Porto Maurizio, ad Alassio, a Finale, a Noli e Savona, hanno fatto la storia degli ebrei ad ovest di Genova.
Le comunità giudaiche facevano particolare riferimento alla vicina "Nazione ebraica", situata a Nizza già prima del XVIII secolo, anche se essa assunse tale nome ufficialmente solo tra il 1814 e il 1860. Nel 1848, con Carlo Alberto, ci fu l'emancipazione degli ebrei a Nizza e nel resto dei territori sabaudi. Tuttavia Carlo Felice, il sovrano amato dai nizzardi, era già stato ringraziato dagli ebrei del luogo, che adottarono un documento di grande riconoscenza per il re sabaudo.
Una riconoscenza che si estese anche presso le restanti comunità giudaiche del Ponente ligure. D'altronde Petrarca, nel 1343, partito da Nizza ("la prima città dell' Italia occidentale" che si incontra andando verso Levante, scrive nel suo racconto il poeta) alla volta di Napoli, si imbarcò da Monaco per giungere via mare a Porto Maurizio, dove trascorse una notte presso una taverna di marinai (una lapide a Borgo Marina, presso la chiesa dei Cavalieri di Malta, ricorda il passaggio del Poeta): nella circostanza Francesco Petrarca, prima di ripartire per Genova con un solo accompagnatore e utilizzando cavalli di Germania, ebbe modo di avere notizia dell' esistenza di famiglie ebree e soprattutto di banchieri ebrei nella zona, tutti prevalentemente originari (e apparentati con quelle comunità) della Provenza e della Linguadoca, specialmente di Narbona e di Carpentras: la sinagoga di Narbona costituiva un momento di aggregazione, se pur a distanza, della popolazione ebraica tra il Sud della Francia e la Liguria, promuovendo gli stessi studi cabalistici.
A Porto Maurizio agivano rabbini che arrivavano da Narbona e dalla Spagna. I banchieri ebrei erano, invece, impegnati finanziariamente a favore di mercanti e di nobili liguri, ma anche a vantaggio, per fare un esempio, della famiglia romana dei Colonna, con la quale il Petrarca aveva ottimi rapporti, per via della sua frequentazione prima avignonese e poi romana.
Il commercio della zona, da Sanremo ad Oneglia, era sostenuto da prestiti e da società di esportazione e di scambi di beni di ogni genere, commissionati spesso dagli ebrei del Nord Europa. Da Porto Maurizio era in atto inoltre un interscambio con il Maghreb e l'Andalusia, sempre per il tramite di uomini di affari ebrei delle due sponde del Mediterraneo. E ciò, nonostante il clima di ostilità nei confronti degli ebrei in genere, ai quali si attribuiva, tra l'altro, la la colpa delle recenti, ricorrenti epidemie di peste scoppiate durante il XIV secolo, benché le autorità della Chiesa invitassero, citando atti del Magistero, ad astenersi dal lasciarsi travolgere da un simile pregiudizio.
A Porto Maurizio, ma anche ad Oneglia, come del resto era avvenuto a Bordighera, a Sanremo e Ventimiglia, oltre che ad Albenga, si erano registrati tentativi disperati di fermare il contagio: e tuttavia non ci furono, in ogni modo, di fronte al dilagare della peste, atteggiamenti troppo ostili nei confronti gli ebrei del posto, peraltro anch'essi vittime del morbo.
I vescovi delle diocesi locali si erano affrettati, infatti, sulla scorta delle esportazioni papali, a gettare acqua sul fuoco e a scoraggiare i fedeli da reazioni ingiustificate.