Treni della neve tra Tenda e Limone, si riparte? Forse. C'è già però chi chiede a gran voce, nero su bianco, che il ripristino delle navette sia anticipato all'autunno.
È il sindaco di Tenda, Jean Pierre Vassallo, che in una lettera indirizzata al vice presidente dei Trasporti della Regione Paca, Jean Pierre Serrus, chiede il suo intervento affinché la stessa si adoperi per far partire le navette fin dai prossimi mesi.
"Grazie al suo intervento - si legge nella sua lettera - nel 2021 e 2022 i treni della neve hanno permesso a studenti e sportivi di recarsi sulle piste da sci della vicina Limone. A parte ciò, questa linea ferroviaria è stata la salvatrice dei lavoratori transfrontalieri, particolarmente penalizzati dalla chiusura del tunnel del Col di Tenda".
Con un attacco al cantiere: "I lavori non finiscono più, con grandi disagi per gli utenti della Valle Roya e della vicina Val Vermenagna. Ora apprendiamo che fino a giugno 2024 non si potrà transitare e la chiusura ha delle conseguenza drammatiche sull'economia delle due valli. I due ospedali di Tenda contano parecchi lavoratori italiani, che raggiungono il loro posto di lavoro con grande difficoltà".
Vassallo chiude la lettera indirizzata al vice presidente Serrus con un appello personale: "A nome dei miei concittadini chiedo il suo intervento per il ripristino delle navette per l'inverno. Tenendo conto delle difficoltà esposte sarebbe opportuno che fossero attivate fin dall'autunno, al fine di supplire alla prossima chiusura della strada dei 46 tornanti che generalmente avviene a fine ottobre, inizio novembre".
Un appello giusto e sicuramente condivisibile quello del sindaco di Tenda, ma che probabilmente ha "sbagliato" destinatario. A tutt'oggi, infatti, sembrerebbe che le navette messe in opera nei due anni passati siano state finanziate solo ed esclusivamente dalla Regione Piemonte.
Mancherebbe ancora, infatti, la firma della convenzione circa la spartizione delle spese tra Italia e Francia. C'è un impegno formale preso, che realisticamente verrà attuato dopo la sottoscrizione vera e propria che sarebbe rallentata da alcuni passaggi amministrativi, ma soldi veri e propri la Francia non ne avrebbe ancora sborsati.