Attualità - 19 luglio 2023, 07:14

Paese contro il trasferimento del parroco: raccolta firme e lettera a Papa Francesco

Da inizio mese, la decisione assunta da Mons. Antonio Suetta ha creato un forte malumore nella comunità del paese della Valle Argentina.

Don Angelo Moioli

Don Angelo Moioli

Quasi la metà della popolazione di Badalucco ha firmato per chiedere al Vescovo di non trasferire Don Angelo Moioli. Da inizio mese, la decisione assunta da Mons. Antonio Suetta ha creato un forte malumore nella comunità del paese della Valle Argentina. 

Una protesta per Don Angelo

Prima le chiacchiere tra i fedeli nei carruggi, poi i post su Facebook, quindi le lettere alla Diocesi e persino le telefonate. Anche il sindaco Matteo Orengo ha cercato di fare da intermediario per la sua comunità. Un clima teso quello che si respira tra i carruggi dove i badalucchesi già da tempo vivono con preoccupazione l'argomento diga (Ieri le ultime novità - LINK) e improvvisamente si sono trovati a dover salutare l'amato parroco. Il punto è proprio il legame che si è instaurato in appena tre anni tra il prete e il paese, non solo la comunità di fedeli ma anche i frequentatori meno assidui della Chiesa e persino da chi si professa non credente. 

400 firme e la lettera inviate al Vescovo e al Papa

In pochi giorni poco più di 400 firme sono state raccolte con la speranza di far tornare il Vescovo sui suoi passi. Le ragioni della protesta sono state spiegate in un documento inviato oggi, non solo a Mons. Suetta ma per conoscenza anche a Papa Francesco. 

"Pur nel necessario rispetto che dobbiamo al Suo ruolo, Eccellenza, ci riesce assolutamente impossibile interiorizzare tale decisione, soprattutto perché non ne conosciamo i motivi. I veri motivi. - spiegano i badalucchesi nella missiva - Sicuramente avrà avuto le sue motivazioni nell’aver preso questa decisione, altresì noi abbiamo le nostre che ci portano a non condividere questa Sua scelta. Da quando Don Angelo è entrato a far parte della nostra Comunità tutto è cambiato in meglio. In Don Angelo abbiamo trovato un rifugio, un amico, un vero discepolo di Gesù. Ci ha orientati ad essere testimoni nell’esperienza di una fede viva, ha dilatato in noi la gioia di credere, ma soprattutto ci ha accolti come siamo, con le nostre imperfezioni, credendo nelle potenzialità che ognuno di noi ha e che è chiamato a mettere in campo per il bene del prossimo".

"Don Angelo in questi anni ha vissuto la fede, ha curato la bellezza e lo splendore della liturgia, ha fatto di ogni omelia un’occasione per farci ardere il cuore, uno stimolo in più per cercare più profondamente il Cristo. - aggiungono da Badalucco - Ha diffuso con ogni mezzo la passione per la parola di Dio, condivisa, interiorizzata, trasfusa nella vita. Ogni mattina tanti di noi ricevono un messaggio sul cellulare che ci invita a riflessioni profonde. A volte è un passo del Vangelo, altre volte un commento sulla Parola di Dio, altre ancora un semplice buongiorno".

"Don Angelo non ha mai giudicato chi per motivi diversi non frequenta assiduamente la Chiesa, non ha mai puntato il dito su chi ha altre visioni e credenze, il suo lavoro certosino permette la convivenza e il confronto, l’integrazione e l’attenzione per tutto ciò che riconduce al Cristo. - proseguono - Don Angelo è un punto di riferimento importante nella nostra comunità, non solo per coloro che frequentano la chiesa ma soprattutto, per coloro che non credono, i cosiddetti atei e agnostici”.

"La Chiesa lamenta continuamente crisi delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ma cosa fa per fare innamorare altri se ogni momento spezza la continuità necessaria per creare un rapporto di fiducia che duri nel tempo? Occorre stabilità non turnazione. Almeno questo è quello che pensiamo. Ci avvilisce un’ipotesi di gestione della Parrocchia conformata ad una logica “amministrativa” a tempo determinato, di stampo pressochè aziendale. - rincarano - Questo si, davvero, rischia di farci avere quei preti-manager e a sopprimere il modello dell’evangelizzatore e del padre spirituale della Comunità".

"Siamo in pieno Sinodo dove Papa Francesco chiede ai Pastori in primis ai Vescovi di coinvolgere il laicato che “non deve essere solo spettatore” ma parte integrante di un cammino che coinvolga l’intero Popolo di Dio quindi non solo ricevente di decisioni dall’alto ma tutti secondo il proprio carisma, fattore integrante e partecipante. - affermano i firmatari della lettera - Siamo stanchi di questo modo di fare, stanchi di dover subire scelte e decisioni senza poterne parlare, stanchi del fatto che le opinioni del popolo non abbiano alcun peso, a meno che non si segnalino inadempienze o comportamenti non proprio consoni da parte di un parroco, e che pertanto non ci sia nessuna forma di confronto con la Curia che preceda Eccellenza Reverendissima, determinate scelte".

"Dobbiamo subire queste decisioni, che vengono mantenute segrete fino all’ultimo momento. Tutte le volte subiamo cambiamenti, spostamenti, nuove “norme” senza mai alcuna spiegazione. Le assicuriamo che siamo in grado di comprendere se qualcuno spiega! La Paternità non può consistere soltanto nell’esigere filiale obbedienza, ma nell’offrire fiducia, ascolto e comprensione. E’ prendersi cura, stare accanto, ascoltare. Ascolti il nostro grido unitario! Stiamo intravedendo una Luce meravigliosa attraverso l’operato di Don Angelo! Stiamo respirando Luce, perché vuole allontanarlo da noi?" - concludono i badalucchesi.

La risposta del Vescovo

Soltanto alcune settimane fa, il Vescovo, rispondendo a chi gli ha scritto aveva motivato così la decisione: "Don Angelo non è l’unico prete fedele buono: sono anche altri e spero che chi prenderà il suo posto trovi la stessa accoglienza e la stessa collaborazione. I sacramenti non sono legati alle persone ma sono doni di Dio, che la Chiesa dispensa per la salvezza e la vita di tutti. I parroci non vengono imposti ma inviati dal Vescovo che ha il compito di provvedere alle diverse parrocchie tenendo conto di molti fattori sempre per il bene e il progresso spirituale dei fedeli".

Il caso Coldirodi-Don Traetta

Quanto sta accadendo a Badalucco ricorda un po' quanto capitò a Coldirodi qualche anno fa, quando venne trasferito Don Pasquale Traetta. La decisione venne mal accolta dalla comunità colantina tanto da arrivare a inscenare pubbliche proteste contro il Vescovo. Pur non entrando nel merito delle ragioni di uno e dell'altro trasferimento anche i badalucchesi si dicono pronti a non lasciare nulla di intentato.

Stefano Michero

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