“Se c’è una cosa che dalle amministrazioni non dovremmo mai aspettarci è il disprezzo per i territori ed i loro abitanti. Ed invece continuiamo a sentire da questi figuri - paladini di slogan tipo ‘padroni a casa nostra’ e ‘autonomia’, proposte in direzione contraria. Badalucco e tutta la valle Argentina lo sanno da tempo, da quando la valle fu salvata dai 1917 morti del disastro criminale del Vajont che resero improponibile il prosieguo del progetto della diga di Badalucco cui gli abitanti si opponevano con tutte le loro forze”.
Intervengono in questo modo i partiti e le associazioni di sinistra della nostra provincia (Progetto Comune di Taggia, Sanremo e Badalucco, insieme a: Sinistra Italiana, Europa Verdi-Verdi Imperia, Forum Green Imperiese, Provincia in Movimento, Attac, Rifondazione Comunista, Coordinamento Provinciale Unione Popolare, Coordinamento Provinciale Movimento 5 Stelle, Sanremo Attiva), sul tema della diga in Valla Argentina. “Oggi – proseguono - la stessa identica mentalità delle ‘Grandi Opere’ ripropone quella diga, un po’ più bassa di quella prevista negli anni ’60 ma sempre in grado di creare un invaso doppio di quella di Tenarda: 4 milioni di metri cubi. Una valle geologicamente complessa la Valle Argentina, in cui eventuali indagini sulla possibilità di una risalita dell’acqua dell’invaso all’interno dei sui suoi versanti (come accaduto al monte Toc che in conseguenza franò rovinosamente sul lago artificiale del Vajont) difficilmente darebbero risposte certe e serenità a tutta la Valle. Stanziati già 800.000 euro solo per lo studio di fattibilità e preventivati 55 milioni di euro per la realizzazione dell’opera che fra appalti e sub appalti e speculazioni sempre pronte a dilagare sulla base di qualsiasi scusa (oggi soprattutto la guerra Usa-Urss sulla testa dell’Ucraina) prevedibilmente raddoppierebbero”.
“Il territorio ha invece bisogno di cure – evidenziano Progetto Comune insieme agli altri - di una miriade di comportamenti virtuosi e di interventi puntuali, efficaci, economici, poco impattanti, e conseguentemente ben accetti alle comunità locali sempre citate e mai rispettate. E le comunità locali - il partito del SI - si sono mosse avanzando proposte concrete. L’organizzazione provinciale della Coldiretti, che sul territorio ‘cammina’ e lavora, conoscendolo e rispettandolo, ha infatti ri-proposto (da decenni questi tipi di interventi sono noti e praticabili … ma forse movimentano troppo pochi capitali per essere appetibili …) la realizzazione di molti piccoli invasi lungo le aste dei principali torrenti della Provincia di Imperia, in grado di garantire un accumulo idrico di garanzia contro la siccità. Non si tratta di ‘vasche di raccolta della pioggia’, possibili solo in alcuni casi sui pascoli di quota, ma di vere e proprie piccole casse di espansione ed accumulo al margine dei corsi d’ acqua attivi almeno per 200 giornate all’anno, che assolvono a diversi vitali funzioni: accumulano acqua nei periodi di maggiore portata dei torrenti rendendola disponibile nei periodi siccitosi e per i servizi antincendio; sottraggono forza distruttiva alle piene; non stravolgono il ciclo idrico dei bacini, restituendo delicatamente l’acqua prelevata a poca distanza al bacino stesso. La Coldiretti, con il supporto dello studio Geologico Belmonte di Imperia, ne prevede la fattibilità per una quarantina, di taglie diverse di volta in volta perfettamente compatibili con le portate dei corsi d’ acqua e con la morfologia del territorio, per un accumulo complessivo dell’ordine del mezzo milione di metri cubi”.
“Esistono una miriade di consorzi irrigui nel nostro entroterra: un loro coordinamento in collaborazione anche con l’ATO fornirebbe già la struttura operativa per la loro realizzazione. C’è solo l’ostacolo del partito del NO, quello delle grandi opere sempre pronto a dire NO a tutte le proposte operative che partono dal territorio, per imporre senza tanti complimenti la sua filosofia di massacro dell’ambiente, di rischio per le comunità, di spreco di risorse territoriali ed economiche; e di speculazione fuori controllo. Il clima lo abbiamo fatto cambiare colpevolmente e consapevolmente a forza di grandi opere energivore, di economia dello spreco, di consumi fuori controllo, di protervia nei confronti della natura e delle comunità; di mito del PIL come panacea contro la povertà, mentre è esattamente la logica del profitto per pochi e del danno per tutti a creare disastri e povertà. E’ ora di dire SI alle proposte sensate, utili, economiche, efficaci, poco impattanti che partono dai territori, e di buttare fuori dalla storia le grandi opere distruttive fondate sullo spreco e sulla speculazione”.
Progetto Comune vuole diventare voce di tutto quell’associazionismo, movimenti spontanei locali, e partiti che queste ragioni le ripete e le difende da sempre, contro chi ha da sempre scelto la strada dell’Economia basata sul profitto e sulla rendita per pochi anziché quella del servizio alla società ed ai beni comuni: “Stiamo pagando tutti quella scelta scellerata – termina Progetto Comune – ed è ora di cambiare, ad iniziare dal dare fiducia a chi propone un’altra economia ed un altro sviluppo. Non è vero che ‘i partiti politici sono tutti uguali’ c’è chi continua a voler massacrare il territorio e garantire profitti agli amici, e chi, come noi combatte questo sistema”.