I parmureli di Sanremo sono stati consegnati a Papa Francesco e ai cardinali per la Domenica delle Palme. Pochi giorni fa Mons. Antonio Suetta, il Vescovo della Diocesi di Ventimiglia San Remo aveva benedetto le palme artigianali confezionate dalla ditta 'Errico' di Poggio e consegnate alla Famija Sanremasca insieme ad una lettera da recapitare al Santo Padre. La consegna è avvenuta materialmente per mano del socio della associazione matuziana, Giancarlo Rilla per una iniziativa sviluppata con la collaborazione del Comune di Sanremo. Si rinnova così l'antico privilegio di Capitan Bresca, ottenuto nel lontano 1586, di fornire alla Chiesa di San Pietro i palmizi per le celebrazioni pasquali.
Il privilegio di Capitan Bresca
Il Capitano Benedetto Bresca si trovava a Roma in Piazza San Pietro, il 10 settembre del 1586, nel giorno in cui veniva innalzato l’obelisco egizio alto 26 metri e pesante 350 tonnellate, come disposto da papa Sisto V. Data la delicatezza dell'operazione, guidata dall'architetto Domenico Fontana, il Pontefice aveva ordinato ai numerosi fedeli presenti il silenzio più assoluto, minacciando pene severe per chiunque avesse trasgredito alla disposizione. Sfidando il divieto, Bresca gridò «Aiga ae corde» (acqua alle corde, in dialetto ligure) nel momento in cui le funi che sostenevano l'obelisco, surriscaldate e troppo tese, sembravano sul punto di cedere. Capitan Bresca, uomo di grande tradizione marinara, sapeva bene che le corde di canapa quando vengono bagnate si raffreddano ed evitano lo sfilacciamento. L'avvertimento del marinaio fu colto e il crollo dell'obelisco scongiurato. Sisto V anziché punire il capitano per la trasgressione, volle manifestargli la sua gratitudine e gli offrì di scegliere lui stesso il compenso per il provvidenziale suggerimento. Bresca chiese ed ottenne il privilegio, per sé e per i suoi discendenti, di essere il fornitore ufficiale delle palme pasquali al Pontefice. Egli stesso trasportava direttamente da Sanremo a Roma i fasci di foglie imbarcate sulla ‘barca delle palme’. Quando l'imbarcazione giungeva alla foce del Tevere, innalzava sul pennone la bandiera della marina pontificia, vessillo papale che gli conferiva il diritto di precedenza sugli altri natanti, in virtù dell’importanza del privilegio ottenuto.
Una tradizione che vive ancora oggi con i parmureli
L'antica tradizione della consegna dei parmureli si era arrestata negli anni ’70 e fino a quel tempo erano state consegnate solo foglie non intrecciate. Era poi a Roma che le monache camaldolesi intrecciavano i bianchi germogli per le Chiese romane. Dal 2004 vengono invece consegnati in Vaticano i parmureli, foglie di palma già intrecciate in svariate forme artistiche, secondo la tradizione del ponente ligure. Un’arte che ha saputo trasformarsi in passione, un insieme di tecniche e operazioni di intreccio che generazioni di famiglie hanno tramandato da padre a figlio. L’antico sapere viene oggi insegnato e divulgato anche attraverso 'scuole' d'intreccio, che organizzano specifici corsi per l'apprendimento delle tecniche più tradizionali. I parmureli non hanno solo valore ornamentale ma anche un profondo significato religioso. Continuano, infatti, a portare un messaggio di gioia, di pace e di speranza, ricordando l’ingresso trionfale di Gesù nella città di Gerusalemme.