Le oltre 6.000 fotografie scattate nel 2022 dai ricercatori Tethys ai cetacei del ponente ligure hanno rivelato diverse sorprese: grandi gruppi famigliari di capodoglio con femmine che allattano i piccoli, stenelle striate con colorazione simile a quella dei delfini comuni, un branco di sessanta grampi formato da individui mai fotoidentificati prima nel Santuario Pelagos.
Diverse sono state le piattaforme utilizzate: come sempre il motosailer “Pelagos” di Flash Vela d’Altura con base a Portosole, Sanremo, ma anche la motonave “Corsara” del Golfo Paradiso Whale Watching e un grande drone Tekever ad ali fisse, messo a disposizione da EMSA alla Guardia Costiera e guidato dai piloti del consorzio franco-portoghese REACT. Ma andiamo con ordine.
Durante la stagione di campo la sola ‘Pelagos’ ha navigato coprendo qualcosa come 6786 km, più che circumnavigare l’Italia da Ventimiglia fino a Trieste e ritorno. Gli avvistamenti di cetacei sono stati ben 229 (e molti esemplari sono stati fotoidentificati grazie all’attrezzatura fotografica professionale messa a disposizione da Canon Italia. Gli incontri con i capodogli sono stati 43, due dei quali con grossi gruppi famigliari, avvistamenti rari dato che nelle acque liguri vengono avvistati perlopiù maschi. Negli ultimi anni però i ricercatori Tethys hanno registrato la presenza di gruppi formati da femmine con piccoli e giovani immaturi.
“Ci siamo subito chiesti - racconta Sabina Airoldi, responsabile delle ricerche Tethys nel Santuario Pelagos - se i gruppi erano diversi oppure se si trattava dello stesso incontrato più volte e soprattutto quante erano le femmine adulte”.
“Grazie alle immagini scattate con obiettivi zoom professionali - precisa Caterina Lanfredi, vice direttore del progetto di ricerca Tethys - abbiamo potuto definire il numero di gruppi famigliari e identificare tutte le femmine presenti, riconoscibili da quella che in gergo viene definita ‘callosità’ sulla pinna dorsale, una sorta di rugosità della pelle più o meno grande, rilevata grazie all’elevata risoluzione delle foto scattate. Presenteremo i risultati durante la prossima conferenza annuale della European Cetacean Society che si terrà in Galizia, Spagna, nell’aprile prossimo”.
L’analisi delle centinaia di foto scattate alle stenelle striate ha invece rivelato la presenza di individui caratterizzati da una colorazione ‘anomala’, simile a quella del delfino comune. “La popolazione mediterranea - specifica Airoldi - ha subito un forte declino negli ultimi decenni e oggi è classificata come minacciata di estinzione. Nel Santuario ci sono pochi esemplari, che vengono solitamente avvistati insieme alle stenelle striate creando così gruppi misti. I nostri dati fotografici ci fanno supporre che ci possano essere degli ibridi fra le due specie e il prossimo passo sarà ottenere l’eventuale conferma mediante analisi genetiche”.
Ad alimentare ulteriormente i cataloghi fotografici di Tethys sono stati i dati raccolti a bordo della barca da whale watching ‘Corsara’. Un avvistamento in particolare ha suscitato l’interesse dei ricercatori: un gruppo di circa 60 grampi, un grosso delfino, recentemente dichiarato a rischio di estinzione in Mediterraneo, che dal 2015 si incontra molto raramente nel ponente ligure. “Appena sono rientrata dall’escursione - racconta Jessica Picozzi, collaboratrice Tethys quest’anno a bordo di ‘Corsara’ - ho scaricato le foto e ho subito iniziato a confrontare le immagini scattate con quelle dei cataloghi dell’Istituto. Con sorpresa mi sono resa conto che si trattava di esemplari che non erano mai stati foto-identificati nelle acque del ponente ligure”.
Grazie al drone, mezzo innovativo che ha sorvolato una area ‘di prova’ al largo di Imperia da luglio a novembre, sono state raccolte immagini video e fotografiche che serviranno per mettere a punto protocolli di raccolta dati per eventuali futuri survey aerei sistematici, volti a fornire stime della quantità di animali presenti in una determinata zona. Ancora una volta la fotografia si dimostra indispensabile negli studi sui cetacei e un buon corpo macchina e un obiettivo zoom sono, insieme al binocolo, strumenti irrinunciabili per i biologi marini.