L’emergenza Covid ha abbandonato il Festival ma la Rai sceglie di non tornare all’antico e tiene chiuse le porte della sala stampa ‘Lucio Dalla’ al Palafiori.
Una scelta controtendenza firmata Amadeus che, dopo l’edizione 2020 con la tradizionale doppia sala stampa tra Ariston e Palafiori, ha scelto di limitare il numero dei media accreditati. Una decisione che nel 2021 e nel 2022 pareva motivata dalle limitazioni imposte dalla pandemia ma che ora, invece, sembra essere precisa direzione volontaria.
Il numero degli operatori media accreditati, quindi, si riduce drasticamente e la cosa non va giù a chi è già destinato a rimanere fuori dai giochi e dovrà seguire le conferenze stampa in streaming.
Nei giorni scorsi i rappresentanti dei media della sala stampa ‘Lucio Dalla’ hanno deciso di farsi sentire scrivendo a Rai e Comune per manifestare tutto il loro dissenso: “Siamo un gruppo di professionisti che lavorano nelle redazioni web, magazine, radio e TV private e indipendenti, che si occupano di cultura musicale, e desiderano continuare a lavorare e vivere di musica, nel meraviglioso tessuto che RAI ha reso vivo e colorato, dal 2001 ad oggi. Siamo quelli della sala stampa ‘Lucio Dalla’, che per il terzo anno consecutivo non sarà allestita. I cronisti che seguivano la kermesse dal Palafiori per la terza volta saranno solo rettangolini sulla schermata streaming di WebEx. Tecnologia indispensabile e salva-vita in emergenza Covid, surreale e deleteria oggi, quando ormai siamo in grado di gestire anche grandi eventi (come dimostrato, tra gli altri, dall’Eurovision a Torino lo scorso maggio). Alla difficoltà di lavorare senza un luogo fisico (postazioni improvvisate in macchina o al McDonalds, connessione internet instabile, spazi di lavoro affittati a spese proprie...), si aggiungeranno probabilmente (di nuovo) le conferenze stampa in remoto degli artisti, che si accavalleranno una sull’altra, rendendo pressoché infattibile stare al passo con gli aggiornamenti richiesti dalle testate con le quali collaboriamo. Problematica riscontrata anche dai colleghi in sala ‘De Santis’ al Casinò. Il ripristino della sala stampa ‘Lucio Dalla’, punto di riferimento che da vent’anni accompagna e sostiene il lavoro della RAI intorno al suo evento più seguito rendendolo capillare, ad oggi sembrerebbe non vedere altro ostacolo che un risparmio di denaro e di spostamenti. Ma a vantaggio di chi? Non certo dell’informazione. La trentina di accrediti ai colleghi fotografi e il centinaio ai giornalisti (che arrivavano a superare i 1.300 pre-emergenza) penalizzano tanto la comunicazione dell’evento quanto il lavoro dei professionisti esclusi. Lo stesso diritto di cronaca viene fortemente indebolito. Tanto meno della città, che perde migliaia di presenze, tra alberghi, bar, ristoranti e altri servizi di accoglienza. Per non parlare del network di colleghi, una rete che negli anni ha dato modo a Sanremo di essere raccontata in ogni angolo d’Italia e oltre, e permesso a tanti giovani colleghi di affrontare il loro primo grande evento, in un contesto accogliente ed egregiamente gestito da professionisti, RAI ma non solo, sempre attenti a dare spazio a tutti, senza gerarchie né favoritismi. Uno spazio libero, leale, equo, democratico. Perché Sanremo, quello che non si vede in TV, è questo! Un luogo dove la cultura italiana vive e si diffonde, un luogo di eccellenza che tratta la musica in maniera intelligente, garbata, con interesse e rispetto, lontano dalla polemica. Un’occasione di diversificazione unica, che la RAI non dovrebbe voler perdere, e di lavoro concreto per tanti professionisti dell’informazione, presenti e futuri. Ci dispiace dover mettere in evidenza queste difficoltà proprio negli anni di direzione di Amadeus, che tanto a lungo ha vissuto il mondo delle radio private, e ben ne conosce le peculiarità formative fondamentali per il professionista indiscusso che è oggi”.
“Abbiamo estremo bisogno di tornare ad avere un luogo fisico di lavoro e incontro. Siamo disponibili a trovare soluzioni insieme (coinvolgendo il Comune o il Club Tenco, o altre realtà cittadine?), a collaborare come è da sempre nello spirito della sala ‘Lucio Dalla’, senza ostacolare una macchina che sappiamo essere complessa, ma offrendole un valore aggiunto di qualità e diversità - concludono - vi chiediamo di ripristinare la sala stampa ‘Lucio Dalla’ perché è per noi, e per la kermesse, un luogo fondamentale, uno snodo di idee, dove da più vent’anni cresce l’amore per la musica e per il buon giornalismo che la racconti”.
La minore presenza di media in città è una perdita sia sul piano della comunicazione che per il comparto turistico. Ogni anno, infatti, i professionisti dei media accreditati superavano quota mille, numero non certo secondario anche per l’impatto economico sul territorio per una decina di giorni in totale.
Scelta che non è andata giù anche all’assessore a Turismo e Manifestazioni Giuseppe Faraldi: “Personalmente ho espresso le mie perplessità sul fatto che non ci fosse una sala stampa al Palafiori, ma son decisioni prese dalla Rai e le rispetto”.