Eventi - 05 dicembre 2022, 10:04

Ventimiglia: al polo 'Fermi Polo Montale' incontro con tre ospiti d'eccezione nel nome della lotta alla violenza sulle donne

Filomena Lamberti, Adele De Notaris e Daniela Lorenzi hanno incontrato gli studenti

Ventimiglia: al polo 'Fermi Polo Montale' incontro con tre ospiti d'eccezione nel nome della lotta alla violenza sulle donne

Giovedì scorso, nello spazio multifunzionale dell’aula Petrognani, dalle 8.30 alle 13.40, la dirigente del Fermi Polo Montale, Antonella Costanza, ha avuto il privilegio di accogliere e presentare alle allieve e allievi dei tre plessi alcune ospiti di eccezione: Filomena Lamberti, vittima di violenza coniugale durante 30 lunghissimi anni, sfigurata con l’acido solforico dal marito il 28  maggio del 2012; Adele De Notaris, avvocata di Spazio Donna, associazione che opera contro la violenza di genere dal 1978 nel territorio di Salerno e provincia e che dal 2012 ha aiutato, sostenuto e protetto Filomena nel suo percorso per accedere a quella che giustamente viene definita “Un’altra vita”; infine Daniela Lorenzi, presidente dell’associazione P.E.N.E.L.O.P.E., molto attiva sul nostro territorio.

Quando Filomena ha cominciato a raccontare, il silenzio nella sala si è fatto assoluto e i ragazzi, insieme ai docenti presenti, hanno seguito parola per parola con il fiato sospeso e l’incredulità nello sguardo. Filomena viveva un’adolescenza spensierata quando a sedici anni incontra il suo futuro marito, il futuro padre dei suoi tre figli, il suo futuro “carceriere e aguzzino”, l’uomo che in quel tragico 28 maggio 2012 avrebbe cambiato per sempre   la sua identità. Filomena a sedici anni si innamora perdutamente, nonostante già allora avesse cominciato a  percepire  i sintomi della  violenza insita in quell’uomo, di cui mai durante l’incontro pronuncerà il nome. Continua a raccontare, con un linguaggio semplice, chiaro, diretto, il migliore per parlare con i giovani, e non solo: “avevo gli occhi foderati di prosciutto” e quando decide di sposarlo, la madre prova a metterla in guardia, perché, come dice Filomena, le madri hanno un sesto senso e la sua aveva intuito la natura pericolosa del futuro genero. “Tutto ciò che mi proibiva, la sua gelosia, il suo essere possessivo, io l’accettavo perché pensavo che mi amasse”. Ma l’amore non è possesso, mai. Filomena trascorre trent’anni subendo segregazione e violenza, il marito le impediva di uscire, di prendere un caffè con le amiche, se non per andare con lui a lavorare in pescheria, in nero e senza un contributo versato in tutti quegli anni di lavoro. Lei sopporta, pensando che le cose avrebbero potuto cambiare, sopporta per i figli, che intanto subiscono quella che si chiama “violenza assistita” vedono infatti, continuamente, il padre “riempire di botte” la madre, impotenti. 

A inizio 2012 i figli sono grandi. Il maggiore, Ciro, si sposerà a maggio; sono cresciuti bene, non si sono portati dietro il patriarcato e la violenza paterna. Incoraggiata proprio dai figli, Filomena decide infine di separarsi, e lo comunica al marito che in un primo tempo sembra consenziente, ma è solo una maschera: 15 giorni dopo le nozze di Ciro, il 28 maggio nella notte il marito rovescia una bottiglia di acido solforico su Filomena dormiente, pronunciando la frase “guarda che ti do”. Cerca di impedire ai figli di soccorrere la madre, ma questi, grazie all’aiuto di una vicina, riescono comunque a portarla al pronto soccorso, quindi al Cardarelli a Napoli, dove resterà fino a luglio in terapia intensiva, lottando tra la vita e la morte.

La crudele ironia della sorte: il processo a quello che diventerà l’ex marito di Filomena, si svolge in direttissima, mentre la donna è ancora in cure intensive a rischio di vita. Ma la sentenza beffardamente sarà di soli 18 mesi per “maltrattamenti”, non per tentato omicidio e assurdamente ne sconterà solo 15. I figli, al ritorno della madre le dicono che vorrebbero ammazzarlo, ma lei riesce a impedire che l’odio generi altro odio e la violenza ulteriore violenza. Filomena vive oggi, nonostante tutte le difficoltà e con grande coraggio, “un’altra vita”, grazie all’aiuto e al supporto di spazio donna, e dei figli. L’appello, in particolare rivolto alle giovani donne è di denunciare, cercare aiuto chiamando i centri anti violenza, sempre più diffusi, di studiare per rendersi autonome anche economicamente. Il messaggio di speranza che Filomena vuole trasmettere è che dalla violenza si può uscire, nonostante l’indifferenza che spesso circonda le donne che la subiscono. 

Le allieve e gli allievi del Fermi Polo Montale, alla fine dell’incontro abbracciano Filomena con un lungo, sentito applauso. Oggi, venerdì, il giorno dopo, alcune di loro sono immerse in classe  nella lettura del libro “Un’altra Vita”, scritto coralmente insieme a Filomena da alcuni membri di Spazio Donna. Sicuramente questo incontro ha lasciato un forte e profondo segno nelle nostre ragazze e nei nostri ragazzi.

C.S.

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