Attualità - 03 novembre 2022, 07:11

L'inflazione "mangia" alle famiglie imperiesi 299 milioni di euro: il conto da pagare nel 2023 sarà pesantissimo

Il report è stilato dalla Cgia e parte dall’ipotesi che i nuclei familiari abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno: nella nostra provincia sono 3,735 miliardi

L'inflazione "mangia" alle famiglie imperiesi 299 milioni di euro:  il conto da pagare nel 2023 sarà pesantissimo

L’inflazione si “mangia” i nostri risparmi: una stangata da almeno 92 miliardi di euro, a livello nazionale e da quasi 10,5 miliardi per le tre regioni del Nord Ovest (7,572 miliardi in Piemonte, 2,640 in Liguria e 223 milioni in Valle d'Aosta).

I conti, realizzati dall’Ufficio studi della Cgia, partono dall’ipotesi che le famiglie italiane abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. Pertanto, a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8%, la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione. A pagare il conto più salato sono le famiglie residenti nelle grandi città, dove il caro vita si fa sentire maggiormente.

Ed ecco quanto l'inflazione erode i risparmi delle famiglie nelle altre province del Nord Ovest: 1,536 miliardi a Genova (19,206 il valore dei depositi delle famiglie al 31 dicembre scorso), 1,190 miliardi a Cuneo (14,874 miliardi), 703 milioni ad Alessandria (8,784 miliardi), 614 milioni a Novara (7,671 miliardi), 463 milioni a Savona (5,793 miliardi), 392 milioni ad Asti (4,903 miliardi), 342 milioni a La Spezia (4,270 miliardi), 299 milioni a Imperia (3,735 miliardi), 293 milioni a Biella (3,665 miliardi), 279 milioni a Vercelli (3,487 miliardi), 251 milioni nel Verbano-Cusio-Ossola (3,138 miliardi) e 223 milioni ad Aosta (2,782 miliardi).

A livello territoriale le province più penalizzate sono quelle più popolate e tendenzialmente anche con i livelli di ricchezza più elevati; a Roma, infatti, l’inflazione “erode” risparmi familiari per 7,42 miliardi, a Milano per 7,39, a Torino per 3,85 (al 31 dicembre scorso, i depositi delle famiglie ammontavano a 48,120 miliardi), a Napoli per 3,33 miliardi, a Brescia per 2,24 e a Bologna per 1,97. Tra le meno esposte, invece, sono la provincia di Enna con 156 milioni di euro, Isernia con 153 e Crotone con 123.

Una piccolissima parte di questa perdita di potere di acquisto sicuramente verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. A seguito dell’incremento dei tassi decisi in questi ultimi mesi dalla Bce, infatti, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi, sia pure molto contenuti. Tuttavia, il conto da “pagare” è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti.

La Cgia segnala il forte pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione. Infatti, con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe superare tranquillamente le due cifre.

Redazione

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