"L'identità dei popoli e la loro conseguente richiesta di autonomia sarà il tema centrale di questo secolo, non solo in Italia. Il crollo della Lega Nord e della Lega per Salvini Premier ha riacceso il dibattito, e questo è un bene, anche se si tratta di un dibattito che in questi primi giorni è partito col piede sbagliato", così al nostro giornale il segretario di Grande Nord - Grande Liguria Luigi Basso, ex esponente leghista per 10 anni assessore al Bilancio del Comune di Diano Marina.
Prosegue dunque, il dibattito iniziato con l'intervento dell'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito.
"Infatti parlare oggi di un partito che rappresenti e tuteli il Nord o la Padania equivale a parlare di creare un'associazione che tuteli i dinosauri: non avrebbe senso, perché come si sono estinti i grandi rettili, così è morta per sempre l'Unità Politica del Nord, che poggiava su un'economia agricola, industriale, commerciale ed artigianale interconnesse tra di loro, che l'ingresso nella "UE dei burocrati" ha distrutto e raso al suolo imponendo quote latte, chiusura delle stalle, delocalizzazione, liberalizzazioni, concorrenza sleale".
"Chi parla dunque di un partito del Nord è fuori dal tempo, una mummia politica: il Nord non c'è più. Non a caso, le identità stanno riemergendo, si, ma in quanto identità territoriali storiche. Attenzione però a non confondere 'territoriale' con regionale': le regioni sono un'invenzione amministrativa dell'Ottocento (per fare un esempio Bergamo faceva parte della Repubblica millenaria di Venezia e la stessa Lombardia è una finzione amministrativa). Ecco perché impostare il tema autonomista sulla struttura delle attuali regioni, come è stato fatto, è stato un grande errore: si sono create tante piccole 'Rome', con gli stessi sprechi e le stesse ruberie e lo stesso centralismo, in piccolo. Dicevo che le identità territoriali sono quelle radicate nella Storia come, per esempio, quelle nascenti dagli Stati Pre-Unitari o quelle transfrontaliere come la nostra, quella dei valdostani, dei sudtirolesi, dei triestini, che nascono appunto da un'identità di confine, oppure ancora quelle che si identificano con le Aree Metropolitane multiculturali".
"Non a caso quasi tutti i popoli di confine godono di uno Statuto Speciale. noi non godiamo ancora dello Statuto Speciale, è vero, ma possiamo contare addirittura su un Trattato Internazionale che riconosce la nostra identità: il Trattato del Quirinale, firmato meno di un anno fa tra Italia e Francia, uno strumento potentissimo per il nostro sviluppo e per il futuro dei nostri figli. Purtroppo nella nostra zona continuiamo a selezionare una classe politica locale culturalmente inadeguata, che non è neppure in grado di gestire l'acqua ed il trasporto pubblici; figuriamoci se arriva a capire le potenzialità di questo Trattato: scommetto che i nostri politici locali non ne hanno neanche sentito parlare".
"In conclusione, la strada da seguire non è quella di costituire un anacronistico partito del Nord, ma piuttosto di puntare sulla nascita di associazioni e movimenti identitari, anche meta-politici, che si consultano e collaborano, colloquiando tra pari, mantenendo ciascuno la propria fisionomia (così è strutturato, per esempio, Grande Nord, una Confederazione di movimenti ed associazioni, appunto) .
Insomma, il modello è quello indicato da Bruno Salvadori e non quello verticistico creato dalla Lega che ha fallito per trent'anni: errare humanum est, perseverare autem diabolicum, dicevano gli antichi".
"Peraltro anche se Bossi rivendica a parole l'autonomismo settentrionale, continua a sedere in un partito centralista - che ha dimenticato i referendum di Lombardia e Veneto del 2017 - e che, non a caso, non ha espresso alcuna rivendicazione autonomistica al tavolo delle trattative con la futura Premier Meloni, la quale, da parte sua, non solo non attenua l'indirizzo centralista tipico del suo partito, ma addirittura lo esaspera in maniera grottesca, come testimonia il suo recente discorso di Marbella in Spagna", conclude Luigi Basso.