L’ex Sindaco Leone Pippione interviene sulla questione Rivieracqua, che viene discussa in queste ore nel corso del Consiglio comunale di Sanremo.
“Qualcosa non torna – dice Pippione – perché in un'azienda pubblica ogni spesa deve trovare la sua copertura. Come è stato possibile accumulare milioni di debiti per lavori eseguiti senza copertura finanziaria? Sono tutti lavori di somma urgenza? Sento odore di bruciato. Chi ha approvato i bilanci con perdite ingenti e non ha promosso azioni di risanamento è colpevole di ‘mala gestio’. Occorre riesaminare i bilanci e, se del caso, promuovere azioni di responsabilità. Il 2021 ha chiuso con un avanzo di gestione e, dopo una verifica puntuale dei prezzi applicati, i debiti si pagano eventualmente a rate”.
Pippione interviene anche sull’eventuale socio privato: “Spero sia ricercato con procedura pubblica ma entrerebbe con pochi spiccioli rispetto agli enormi investimenti fatti dal pubblico (in special modo Sanremo che si è svenduta per dare acqua a tutta la provincia). L'acqua è il bene più prezioso che abbiamo per la vita degli umani, degli animali e per l'agricoltura. È, e deve restare un bene pubblico”.
Pippione conclude confermando di essere turbato per la leggerezza con cui viene trattata la pratica: “Il tutto senza rendere edotta la pubblica opinione che ha votato affinché la acqua restasse pubblica nel referendum. Una serata di luglio nella distrazione generale e senza approfondimenti. Il Consiglio Comunale si assume una responsabilità enorme e le conseguenze le pagheremo care. Sono deluso e demoralizzato. Sanremo ha avuto già, nel 1884, un acquedotto (sorgenti di Vignai) e ha investito somme ingenti (diga di Tenarda, acquedotto Roya 1 e 2, rete fognaria e depuratore). Chi stabilisce il valore dei cespiti e della rete?”