Attualità - 31 maggio 2022, 07:14

Giornata mondiale senza tabacco, dall'Asl 1 imperiese un aiuto concreto per chi vuole smettere di fumare: "Supporto clinico e psicologico, senza mai giudicare"

L'iniziativa si celebra anche nella provincia dove è presente il centro antifumo che assiste anche 200 pazienti: ecco un approfondimento sul tema con l'intervista alla pneumologa Serafini e allo psicologo Ravera

Giornata mondiale senza tabacco, dall'Asl 1 imperiese un aiuto concreto per chi vuole smettere di fumare: "Supporto clinico e psicologico, senza mai giudicare"

“Impegnati a smettere": questo è lo slogan della campagna lanciata quest'anno dall'organizzazione mondiale della sanita per la giornata mondiale senza tabacco che viene celebrata oggi. Il consumo di prodotti del tabacco (da fumo e non da fumo) è tuttora in Italia la principa­le causa di morbosità e mortalità prevenibile.  Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro. Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43 mila decessi annui.

Nel 2020 il fumo di tabacco è più diffuso nella fascia di età che va trai 25 e i 34 anni (24,2%); in particolare, tra gli uomini la quota più elevata si raggiunge tra i 25-34 anni (29,9%), mentre per le donne la fascia di età con la prevalenza più alta è quella tra i 55-59 anni, con una percentuale pari al 21%. Per quanto riguarda i giovani uno studente su cinque dai 13 ai 15 anni ha fumato più di una sigaretta negli ultimi 30 giorni. Il fumo di sigaretta è più diffuso tra le ragazze (23,6%) rispetto ai coetanei maschi (16,2%).

Anche l’Asl 1 imperiese aderisce quindi a questa importante iniziativa e lo fa anche attraverso l’attività svolta quotidianamente dal centro antifumo provinciale, la cui referente è la pneumologa Antonella Serafini. La sede si trova presso il reparto di pneumologia, diretto dal primario Claudio De Michelis. Al centro collaborano insieme pneumologi e psicologi perché lo scopo è quello di seguire il paziente non solo da un punto di vista clinico bensì anche offrendo un percorso psicologico finalizzato ad analizzare tutte le fragilità che portano ad avere questa dipendenza e soprattutto ad attuare strategie affinché la strada conduca a liberarsi di questa terribile abitudine senza giudizi e pregiudizi, ma attraverso l’ascolto e la condivisione di esperienze.

“L’iniziativa odierna, dice al nostro giornale la dottoressa Serafini, è molto attuale poiché si concentra sull’importanza dei sani stili di vita da adottare. Il nostro è un ambulatorio dedicato proprio a questa problematica. Problematica che comporta serie patologie e quelle predominati sono la bronchite, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, e anche la fibrosi polmonare, patologia questa collegata anche al fumo. Purtroppo registriamo casi anche tra i pazienti affetti da asma bronchiale e in questo caso vanno a sommarsi due componenti diversi di infiammazione ossia quella relativa alla patologia e quelli derivanti da una cronicità ostruttiva”. Ogni anno vengono trattati a Imperia e provincia tra i 100 e i 200 pazienti.  

Anche in questo caso c’è un prima e un dopo pandemia da covid-19. “Prima dell’emergenza sanitaria si rivolgevano a noi soprattutto i pazienti maschi, spiega la dottoressa Serafini, che indirizzati dal medico di famiglia per le motivazioni più variegate oppure le donne che dovevano accudire i famigliari o i propri bimbi. Adesso invece, si recano presso il centro con due principali motivazioni. La prima riguarda il bisogno di cura della propria salute che la pandemia ha messo profondamente a rischio, mentre la seconda invece, è afferente alle spese legate al tabagismo che non possono essere più sostenute”.

Fondamentale è quindi il lavoro di squadra con gli psicologi. “Lavoriamo tutti insieme sulla componente psicologica della dipendenza e in particolare ci si concentra anche a livello celebrale su ciò che comporta piacere a anche sulla gestualità ricorrente associata al fumo. Viene eseguito un doppio lavoro. Vi è quindi una componente psicologica e una medica; quest’ultima ‘interrompe’ anche attraverso i farmaci la dipendenza. Bisogna 'disabituare' il cervello all’azione del fumo che non è dettata da un vizio, ma da una dipendenza. Esistono infatti, delle cornici più profonde che scaturiscono determinate azioni. Per avere certezza che la persona sia motivata e voglia partire e mantenere il percorso ci vuole intervento fondamentale che gestisce proprio le strategie di comunicazione. Non appena riceviamo l’ok dagli psicologici il paziente viene preso in carico per la terapia. Vengono seguiti in parallelo e noi tutti li accompagniamo in questo percorso. La maggior parte dei pazienti sono fragili da un punto di vista emotivo, ma noi non giudichiamo e continuiamo a monitorarli anche a distanza. Qualora ci siano delle ricadute noi siamo sempre lì per loro e infatti continuiamo ad essere il loro punto di riferimento”.

Due sono i tipi di terapia che possono essere intraprese se si vuole smettere di fumare. Quella basica riguarda i sostituti nicotinici come il cerotto, la gomma da masticare e l’inalatore il cui uso deve essere sempre illustrato alla persona. Quando si vuole smettere di fumare è come se si firma un sorta di 'contratto’'. La data relativa alla decisione di smettere deve coincidere con l’inizio della terapia sostitutiva.

Poi vi è l’approccio farmacologico con la somministrazione della 'vareniclina'. “Abbiamo avuto grandi esperienze positive con questo farmaco, ci spiega la referente del centro antifumo, che non richiedeva la sospensione assoluta della nicotina. Lo stesso ha il compito di disabituare il cervello all’azione diretta della nicotina e la persona non avverte più la necessità di fumare. Il nostro cervello ricorda tutto quello che di positivo sperimenta e, di contro, allontana tutto ciò di cui ha un ricordo negativo. Portiamo parallelamente la persona ad allontanarsi da quella sensazione di benessere legata al fumo che invece procura danni.  È un percorso che va fatto comprendendo chi si di fronte e anche ciò che è importante per lui. Sicuramente chi vuole smettere di fumare è una persona che compie una richiesta di salute. Noi dobbiamo 'portarla in barca' e farla lavorare con noi e con gli psicologi e solo cosi si supera il tutto”.

Il bacino d’utenza dell’Asl 1 imperiese ha visto una profonda collavorazione anche con i medici di famiglia perché il tabagismo non è un vizio ma una dipendenza. E proprio dell’aspetto psicologico per uscire da questa dipendenza ne abbiamo parlato con il dottore Roberto Ravera, direttore della struttura complessa di psicologia clinica dell’As 1 imperiese.

“Quanto accaduto in questi anni, evidenzia il dottor Ravera, fa emergere un profondo calo di attenzione nei confronti delle problematiche legate al fumo e questo è dovuto un po’ all’effetto della pandemia e anche al fatto che forse a livello sanitario abbiamo abbassato un po’ la guardia. Infatti, il numero dei fumatori è aumentato e sono quasi 10 milioni in Italia  in media ognuno fuma 15 sigarette al giorno. È un dato che ci fa riflettere anche perchè sono sempre le fasce più giovani ad essere interessate. Segno anche di una forma di disattenzione. Vi sono consolidate evidenze scientifiche che dimostrano la pericolosità dei danni derivanti dal fumo di tabacco”.

“L’aumento di consumo di tabacco è da associare alla funzione di piacere, chiosa Ravera, ma anche alla sua funzione ansiolitica. Si usa per ‘scaricare’ lo stress e questo è un indicatore dei tempi in cui viviamo. La pericolosità sanitaria del fumo è un dato preoccupante poichè vuol dire che negli ultimi decenni non vi è stata in Italia una maggiore consapevolezza sui danni fumo. Non voglio assolutamente criminalizzare il fumatore o fare campagne colpevolizzanti, ma è stata abbassata la guardia e ciò implica che una popolazione così  giovane che fa uso di tabacco vuol dire che fra qualche decennio sarà una popolazione che avrà problemi cardiovascolari e respiratori . Vi è molta incoscienza soprattutto fra i giovani: non siamo nel dopoguerra, ma siamo in un epoca in cui l’educazione sanitaria ci ha informati. Il fumo, però non diminuisce. In molti fumano nelle fasce orarie più pericolose come al mattino presto o a digiuno; poi abbiamo i cosiddetti  fumatori ‘distratti’ che mentre svolgono un lavoro fumano e il tabacco è diventato un’appendice pericolosa”.

Ed è per questo che la struttura del dottor Ravera collabora attivamente con l’equipe del centro antifumo. “Trattiamo pazienti che ad esempio, prosegue, presentano una broncopatia ostruttiva cronica o che sono a rischio di tale patologia. Vengono da noi subito dopo aver fatto la visita medica che può prevedere anche l’esecuzione della spirometria. Noi in seguito effettuiamo un colloquio e valutiamo il trattamento adeguato relativo al numero delle sedute e se svolgerle in forma individuale o di gruppo; successivamente si concorda la terapia”.

In questa giornata di sensibilizzazione l’invito dello specialista è uno ed è molto importante.  “Bisogna fermarsi un attimo e approfondire l’aspetto legato al fumo, conclude Ravera, occorre fare un esame di se stessi rapportato anche al numero di sigarette fumate. Bisogna comprendere quando e come si fuma e capire se il fumo può essere problema per la vita e pensare alla cessazione o alla diminuzione valutando i pro e i contro. E' necessaria non solo una motivazione per il cambiamento, ma anche una valutazione di se stessi”.

Angela Panzera

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU