Da questa mattina ha preso il via, alla parrocchia di Nostra Signora della Misericordia (Marina) di piazza Bresca a Sanremo, una iniziativa fortemente voluta da don Fabrizio Gatta, vice parroco e noto anche per i suoi trascorsi da giornalista e conduttore Rai.
Don Fabrizio, che celebra Messa sia alla Marina che a San Siro, ha aperto la chiesa che ha sede proprio nel luogo della ‘movida’ di Sanremo ad una ‘Adorazione Eucaristica perpetua’ durante la settimana del Festival.
Si tratta di una ‘Pastorale’ dedicata ai tanti lavoratori, artisti, giornalisti e ospiti dell’Ariston: “Abbiamo pensato di aprire la chiesa della Marina che sta nel cuore pulsante della città e lo saremo tutti i giorni, fino alla fine del Festival dalle 10 alle 22, per adorare il Signore. Vogliamo consentire a chi lavora e ruota attorno all’Ariston, dare un momento di preghiera e di confessione. E’ un avamposto in un luogo dove passano tantissime persone e molti giovani, ma l’idea è quella di andare avanti nei giorni della spensieratezza il fine settimana. Ci sono i cartelli che dicono ‘3 bevute 10 euro’ mentre noi, senza fare concorrenza allo spritz diciamo ‘3 preghiere… gratis’. Ma soprattutto per fare capire a tutti che la misericordia del Signore non ha limiti e tutti sono amati da Dio come un padre”.
Quanto è importante la sua figura in questo momento particolare nel mondo della Chiesa: “Penso che tutti noi abbiamo vissuto un ‘prima’ e, dopo una conversione dopo la Consacrazione, abbiamo il dovere di non sotterrare i nostri talenti. Se il mio dei vent’anni prima era la comunicazione e se il Signore mi ha chiamato, sono convito che si debba murare la mia comunicazione con un upgrade. Se ieri lo facevo in televisione oggi sono qui a portare la misericordia di Dio e la bellezza di una relazione sana. Una comunicazione a servizio del bene. L’evangelizzazione è questa”.
Un’occhiata al Festival e al suo amico Amadeus la darà sicuramente: “Non posso non guardarlo e lo seguo perché, indipendentemente dalle critiche, è storia dell’Italia. Le canzoni ci hanno accompagnato nella nostra vita e siamo cresciuti ascoltandole. Tutti abbiamo canticchiato una canzone del Festival ed è importante. Tra le canzoni ci sono tanti messaggi, a volte magari non positivi ma, anche dietro quei messaggi che possiamo criticare c’è un grido verso Dio da un’anima ferita. Apparentemente può essere polemico e graffiante e quasi contro, ma l’odio è un’altra faccia dell’amore. Chi si rivolge in modo brusco al Signore è perché lo sta cercando”.