Al Direttore - 23 maggio 2021, 09:57

La questione del confine tra Italia e Francia nella Liguria occidentale nel corso del tempo

Il racconto di Casalino

Trattato di Parigi 1947

Trattato di Parigi 1947

I limiti del confine italo-francese dalle parti della Liguria occidentale risalgono  a tempi piuttosto recenti, anche se i loro presupposti si rifanno al periodo delle lotte tra genovesi e angioini negli ultimi secoli del Medioevo. Da un accordo tra il conte di Provenza Carlo d’Angiò e la Repubblica di Genova nacque infatti la prima sistemazione della zona di confine tra l’estremo Ponente ligure e i territori provenzali con la firma del trattato di Aixen-Provence, che nel 1262 sancì la spartizione dell’antica contea intemelia tra i signori della Provenza e i domini di terraferma della Repubblica di Genova. Dopo il successivo passaggio di Nizza sotto la sovranità dei Savoia nel 1388, il comprensorio intemelio assunse la nuova funzione di fascia di frontiera  tra il Ducato sabaudo e la Repubblica di Genova, mentre i territori di Mentone e Roccabruna passavano sotto la giurisdizione dei signori di Monaco, peraltro sotto influenza genovese, senza tuttavia modificare i rapporti di forza nella zona, il cui unico territorio formalmente indipendente rimase soltanto quello della Contea di Tenda, destinata comunque a entrare anch’essa nell’orbita sabauda nel 1579.

Fu tuttavia solo nel 1713, con la firma del trattato di Utrecht, che si pervenne per la prima volta ad una delimitazione ufficiale della frontiera tra il territorio del Ducato di Savoia e quello del Regno di Francia con la fissazione della linea di confine lungo la displuviale alpina. La nuova frontiera venne quindi sanzionata da un successivo trattato, stipulato a Torino il 24 marzo 1760, che ribadì l’attribuzione al corso del Varo del suo ruolo di confine storico tra il territorio sabaudo e quello francese al limite occidentale del versante settentrionale della regione geografica italiana, mentre Ventimiglia vedeva riconfermata la sua mansione di avamposto fortificato al confine tra i domini sabaudi e quelli genovesi. Nello spesso periodo Briga era annessa alla Savoia e si estendeva lungo i due versanti delle Alpi Marittime, comprendendo su di un versante La Brigue, Morignole e sull’altro i borghi di Piaggia, Upega, Carnino, Realdo. Viozene e Verdeggia, tutti parte della Terra Brigasca. Intanto era giunta a maturazione la decisione della cessione del circondario di Nizza alla Francia, formalizzata negli accordi di Plombières tra Cavour e Napoleone III del 20 luglio 1858, e poi ufficialmente sanzionata dal Trattato di Torino del 24 marzo 1860.

In applicazione degli accordi di Plombières, la Francia ottenne pertanto la contea di Nizza, mentre il Cuneese conservò Briga e Tenda. In occasione della cessione della contea di Nizza, anche Briga e Tenda espressero parere favorevole, durante il plebiscito del 15- 16 aprile 1860, all’annessione alla Francia, senza però ottenere il risultato sperato ovvero rimanendo parte del nuovo Stato italiano. Ratificata definitivamente la cessione con decreto reale dell’11 giugno 1860, la fissazione del nuovo confine venne affidata ad una commissione che procedette alla delimitazione ufficiale della frontiera il 29 ottobre 1861 con il posizionamento dei cippi di confine lungo tutto il suo percorso. In occasione dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco degli anglo francesi nel 1915 ci fu una trattativa condotta dal viceprefetto di Sanremo Bodo con l'omologo francese di Nizza per un ritocco della linea di frontiera del 1861. A partire dal termine del secondo conflitto mondiale, i francesi cominciarono a pretendere l’alta Valle Roya e la terra brigasca, zone ricche e legate economicamente a Nizza, già ceduta da Cavour nel 1860. Reparti marocchini della milizia transalpina occupano le italiane Tenda e Briga (con le sue frazioni Morignolo, Realdo, Piaggia, Upega e Carnino), indicendo nei due centri, il 29 aprile 1945, un plebiscito, a voto palese, a seguito del quale il cento percento della popolazione risultò favorevole alla Francia. Il Trattato di Parigi pose fine al problema e sancì, quale ultimo atto di definizione dei confini dell’Italia Unita, l’annessione di Tenda e parte di Briga alla Francia. Gli Italiani se ne andarono a settembre. Un referendum, anch’anche esso assai discusso, confermò a ottobre che il 94% della popolazione a Tenda e il 96% a Briga (divenuta La Brigue) volevano quell’annessione.

Per le condizioni in cui le votazioni avvennero il risultato è da ritenere tuttavia, ancora oggi, assai dubbio. Infatti il Trattato di pace che prevedeva la cessione da parte dell’Italia era già stato firmato e la Francia controllava ormai sia militarmente che amministrativamente Briga e molti abitanti erano fuggiti esuli in Italia. Ad essi le autorità francesi impedirono di rientrare per poter votare. E andò bene che gli angloamericani e le forze partigiane italiane si opposero all'occupazione francese della provincia di Imperia. A seguito dell’annessione stabilita dal Trattato di pace di Parigi del 1947, in particolare, Realdo divenne frazione di Triora, le ex frazioni in Valle Tanaro restarono in Italia, senza una precisa identità fino al 7 ottobre 1947, quando un decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato darà vita al Comune di Briga Alta, formato da Piaggia (il capoluogo), Upega e Carnino. Va ripetuto, infine, ad onor di verità, che gli autentici confini naturali geografici e storici della Liguria, e quindi dell'Italia, restano  coincidenti, lo si voglia o no, con l'attuale Var e ciò in forza della tradizionale limitazione fissata con l'antica Regio romana della Liguria rispetto alla Gallia e soprattutto in forza di quanto  autorevolmente ricordato dallo stesso Dante. Confini che quindi restano tali per antica ragione e che nessuna decisione politica successiva, pur sempre cervellotica, come quella del 1861 e del 1947, potrà mai cambiare.

Pierluigi Casalino 

Redazione

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