Il ritorno della app ‘Junker’ riporta alla luce le criticità del sistema di raccolta differenziata a Sanremo, città nella quale la gestione dei rifiuti non è mai stata cosa semplice.
La Città dei Fiori, al momento, si assesta al 63% di rifiuti differenziati, un dato che la colloca all’ultimo posto tra i comuni gestiti da Amaie Energia, l’unico che non ha ancora raggiunto quota 65%. Una maglia nera che pesa non poco specie dopo le molte polemiche per l’introduzione di un sistema che mai è stato ben digerito dai residenti.
“La ditta è la stessa, le persone sono le stesse, ma ci dobbiamo porre il problema del perché ci siano cittadine sopra al 70% mentre a Sanremo siamo stabili al 63% - ha commentato il presidente di Amaie Energia, Andrea Gorlero, a margine della conferenza stampa per la nuova presentazione di ‘Junker’ - la città presenta una serie di problematiche e dobbiamo utilizzare una serie di strumenti per la crescita complessiva e una serie di strumenti per la crescita complessiva che ci viene richiesta dal Comune. A Sanremo ci sono comportamenti che non possono essere tollerati, è una città estremamente complicata”.
Stando a quanto emerge dall’analisi dei vertici di Amaie Energia, pare che gran parte del problema arrivi dalle seconde case. “Abbiamo 14 mila seconde case il che significa una città ‘fantasma’ di 35 mila abitanti che non risiedono stabilmente qui e per loro la tentazione di non rispettare le regole è alta - commenta Gorlero - abbiamo dato loro i punti ‘2 minuti’, ma queste strutture pensate proprio per il ‘mordi e fuggi’ non vengono utilizzate come dovrebbero”.
“Stiamo provando di tutto per sensibilizzare i cittadini, ci sono zone nelle quali far comprendere la raccolta differenziata è ancora complesso dopo 5 anni, così come è complesso sanzionare le persone - ha aggiunto l’assessore all’Igiene Urbana del Comune di Sanremo, Lucia Artusi - le sanzioni sono previste e anche i controlli, ma il problema è identificare le persone e non possiamo rendere la città uno stato di polizia. Ci si prova sensibilizzando sempre di più per rendere questo lavoro il più agevole possibile, ma spesso è anche una questione culturale”.