Una realtà nata negli anni ’60 da Giuseppe Orsi, il capostipite dell’impresa. L’uomo che aveva cominciato come apprendista (in piemontese ‘bocia’) di barba Piccat, sotto una tettoia a Saluzzo con attrezzi presi in prestito. Negli anni Orsi era poi riuscito a costruire una realtà strutturata, confluita nei grandi mercati nazionali. L'istanza di fallimento era stata aperta nel 2018
Una storia imprenditoriale di altri tempi quella della Orsi Service srl. Una storia che potrebbe a giorni vedere il tramonto complici anche le due crisi economiche ravvicinate che hanno dato il colpo di grazia.
Una realtà nata negli anni ’60 da Giuseppe Orsi, il capostipite dell’impresa. L’uomo che aveva cominciato come apprendista (in piemontese ‘bocia’) di barba Piccat, sotto una tettoia a Saluzzo con attrezzi presi in prestito. Negli anni Orsi era poi riuscito a costruire una realtà strutturata, confluita nei grandi mercati nazionali.
Dalla carpenteria in ferro con la ferramenta di Manta la società è arrivata ad espandersi con una filiale produttiva anche in Liguria, a Chiusavecchia in provincia di Imperia.
L’azienda, poi passata negli anni ’80 in mano ai figli, è rimasta tra le carpenterie di punta del saluzzese almeno fino al 2010.
È in crisi ufficialmente dal giugno 2018 quando ha fatto istanza per il concordato preventivo. In quell’occasione era stato nominato il curatore fallimentare Enrico Bossa. Un anno dopo nel 2019 arriva l’approvazione da parte del Tribunale di Cuneo del piano di rientro dei debiti con un piano industriale di rilancio per la realtà.
Nel dicembre 2020 arriva una nuova tegola. La relazione del commissario sancisce che la Orsi, complice anche la crisi pandemica, non è in grado di rispettare quanto previsto dal piano presentato. Nei prossimi giorni sarà sancito il fallimento.
In questi due anni sono stati comunque garantiti gli stipendi per ogni mensilità a tutti gli operatori rimasti in Orsi. Al momento tra Manta e Chiusavecchia sono al momento 29, tutti in cassa integrazione.
“Seguiamo da anni i lavoratori di questa realtà - spiega Fabio Bove segretario provinciale della Uiltucs - non ci aspettavamo questo epilogo, la pandemia ha affossato definitivamente questa realtà. Spero ci possa essere qualche imprenditore che riesca a rilevare questa realtà e a garantirne la continuità”.