Attualità - 17 dicembre 2020, 10:08

Covid, crisi e cultura, l'Ariston Pro Ballet Sanremo "L’arte come cura della paura"

"L'arte dovrebbe diventare servizio essenziale per superare lo shock che le persone hanno subito in questo periodo di chiusura e per riprendere fiducia nel sociale attraverso la bellezza è l’educazione".

Covid, crisi e cultura, l'Ariston Pro Ballet Sanremo "L’arte come cura della paura"

"Questo “tempo sospeso” dovuto al coronavirus, ci deve portare a ragionare sul nuovo ruolo che il Teatro, la Danza, la Musica, l’Arte devono avere… in una società problematica, complessa e tecnologica come la nostra per arrivare all’idea di arte come un vero strumento di Cura, Riabilitazione e Formazione per le Persone, soprattutto in un momento drammatico come questo".

Sabrina Rinaldi e Marcello Algeri direttori dell’Ariston Proballet Sanremo hanno voluto augurare a tutti un buon Natale e fare alcune riflessioni come auspicio per una rinascita dell’arte nel prossimo anno. "La danza e l'arte dovrebbero, più che mai ora, entrare direttamente nella vita e nella società per operare, non solo come tessuto culturale essenziale ma come servizio essenziale accanto ad altri servizi psicologici, sanitari … per contribuire alla ricostruzione, post pandemia, di una comunità forte, di rapporti di qualità tra gli individui, di benessere e di consapevolezza necessari al funzionamento di un paese civile. L’arte dovrebbe diventare servizio essenziale per superare  lo shock che le persone hanno subito in questo periodo di chiusura e per riprendere fiducia nel sociale attraverso la bellezza è l’educazione" - sottolineano. 

"Tutti noi operatori culturali e, a livello politico, le istituzioni dovremmo sforzarci di cambiare rotta correlando tutte le competenze perché questo momento non crei povertà, come sta facendo, ma crei nuove e diverse occasioni di ricchezza materiale, culturale e lavoro. Oggi i teatri, le scuole di danza, le compagnie di danza, le orchestre… sono ancora “chiuse”, sono considerate non essenziali, un pericolo (forse anche perchè fonti di consapevolezza e cultura) e per la riapertura si richiedono difficili protocolli sanitari che garantiscano sia la salute del pubblico che quella degli artisti in vista di una ripresa totale  delle arti dal vivo. Cosa fare allora?  - si chiedono - Crediamo che tutto questo che oggi, per tutto il settore arte, è solo un handicap produttivo, dovrebbe essere integrato, come fonte di riflessione, in una riorganizzazione generale  e dovrebbe diventare addirittura fonte di ispirazione per la creazione di realtà artistiche nuove, con una visione illuminata del mondo, che possano entrare nel futuro proponendosi come la soluzione dei problemi". 

"Il mondo dello spettacolo ha grande vitalità e forza di reazione quindi è importante che si valutino  le difficoltà alle quali si va incontro per costruire nuove realtà artistiche ispirate, nei loro concetti filosofici e strutturali, dal difficile momento e dalle sue nuove regole. - proseguono Rinaldi e Algeri - Sono consapevole che questi cambiamenti, obbligati in questo periodo, sono difficili e non tengono conto di tutte le difficoltà economiche, organizzative e artistiche che un ente  di produzione o di formazione artistica deve far fronte ogni giorno, ed è per questo motivo che oggi bisogna rivedere e ripensare tutta l’organizzazione del settore arte e spettacolo dal vivo, garantendo non solo spazi fisici di sicurezza per il pubblico, gli artisti, gli studenti ma anche spazi di grande e rinnovata valenza qualitativa e culturale con la creazione di spettacoli e di programmi specifici che abbiano come regola primaria quella di mantenere la rete dei rapporti di fiducia tra teatri, artisti, scuole, compagnie,  studenti e  pubblico basata sulla certezza di una nuova qualità, serietà e valore delle proposte. Tutto ciò è possibile grazie ad una crescita mentale e filosofica dei Dirigenti del settore per cambiare atteggiamento verso la situazione attuale e farla diventare uno stimolo di crescita contemporanea". 

Ricordatevi che le condizioni più drammatiche e terribili, inimmaginabili e inattese sono occasioni di stimolo per gli artisti e per la creatività, e questa visione va sollecitata, aiutata e spinta perché io credo che questo sia il nostro compito. Un cambiamento così costruito avrebbe tutte le peculiarità sia filosofiche, storiche, fisiche, pratiche per ricominciare a rappresentare l’arte nel rispetto della sicurezza richiesta, nel rispetto della complicata situazione economica e risponderebbe  al  desiderio di un piacere dello spirito, della mente e del cuore e al desiderio di cultura che  sicuramente la gente ha, dopo la chiusura dovuta alla pandemia".

"La prima cosa da fare è quella di proporre l’arte come cura della paura, la grande paura, non ancora finita, di perdere la libertà, il lavoro, la salute, la paura della vicinanza … che, per non diventare un grande handicap, deve essere riabilitata positivamente, grazie all’idea dell’arte come cura, come soluzione. Questa idea può  aiutare ad allargare lo sguardo e forse restituire a molti la consapevolezza di quanto l’azione di ognuno verso questo nuovo cambiamento, sia preziosa per il benessere di tutti, restituendoci in pieno la coscienza di quanto l’arte chieda a livello di partecipazione e di serietà ma restituisca in libertà. Gestire bene questa grave situazione, lasciare il vecchio ed abbracciare il cambiamento induce a pensare anche quanto sia importante che alla guida delle realtà artistiche nei punti chiave  della società sia importante avere persone competenti, capaci di ideali volti al benessere comune e che a tal fine usino il loro potere per il bene di tutti, della cultura per un progetto che porti ad un futuro migliore".

"Tutti questi sentimenti dovrebbero rappresentare la base e la forza per iniziare e proseguire questo necessario cambiamento, questi pensieri, queste idee, visioni poetiche, parole, immagini non sono altro che una visione artistica del futuro, un futuro dove tutti si devono sentire  protagonisti, liberi condividendo un gesto, una parola, un silenzio o semplicemente con la presenza e la voglia di cambiare  e dirigere il corso delle cose verso un mondo migliore dove i teatri,  i luoghi dell’arte, le scuole, la cultura in generale  possa tornare ad essere il centro della società civile, possa tornare ad essere curata, stimolata, coccolata, possa, in definitiva ritornare ad essere essenziale e riprendere il posto che le spetta nella nostra distratta società" - concludono i rappresentanti dell'Ariston Pro Ballet Sanremo.  

C.S.

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