A Dolceacqua, secondo il gruppo Archeonervia, è stato scoperto un masso altare sacrificale che si lega al culto delle acque con accanto 4 incisioni vulvari.
"Recentemente per sfuggire al caldo di stagione abbiamo indirizzato le nostre ricerche archeologiche di superficie nel bosco ombroso ricco di eccellenze naturalistiche nei pressi di Dolceacqua dove scorre un ruscello capace di regalare sensazioni di freschezza e benessere. - racconta Andrea Eremita - Un luogo capace di offrire tantissima natura incontaminata di grande bellezza che alla luce di esperienze pregresse ci ha subito dimostrato avere tutti gli ingredienti necessari per creare un'atmosfera ricca di spiritualità che i nostri lontani progenitori, fautori del primo popolamento stabile sul territorio nel periodo Neolitico non potevano mancare di cogliere per dedicare al sacro e al divino".
"Una conferma in tal senso si è presto materializzata dalla presenza nei pressi di una cascata di un masso altare sacrificale con una vaschetta utile per deporvi il sangue e le interiora degli animali sacrificati da mettere in relazione al credo diffuso in tutte le più antiche civiltà che l'acqua è fonte di vita e di tutte le cose. Un altare sacrificale con accanto una roccia con quattro incisioni vulvari" - commenta - Da non ritenere una rappresentazione oscena come ci ha insegnato la nostra morale cristiana, ma l'organo attraverso il quale i nostri lontani progenitori identificavano il potere femminile di donare come l'acqua, l'unico bene più profondo, il miracolo della vita".