"Sottoscrivo tutto quello è che contenuto nel comunicato della Cei, reso noto ieri sera dopo la conferenza stampa del presidente Conte, e resto fiducioso in ordine agli sviluppi positivi della vicenda; prendendo anche atto della immediata replica dello stesso Conte il quale ha assicurato che nei prossimi giorni verranno proseguiti i colloqui tra il governo e la presidenza della Cei per mettere a punto i necessari protocolli di sicurezza che possano consentire la ripresa, anche graduale, delle funzioni religiose nelle nostre parrocchie". Resta fiducioso, Antonio Suetta, Vescovo della diocesi di Ventimiglia–Sanremo, di fronte all'ultimo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che contempla la possibilità di celebrare funerali (purché coinvolgano soltanto i parenti più stretti, per non più di 15 persone complessive) ma non ancora l’apertura alla celebrazione della Messa. Il Governo ha infatti annunciato ulteriori chiarimenti in merito nei prossimi giorni.
La conferenza episcopale italiana, ieri sera subito dopo l'annuncio del premier Conte, aveva sottolineato come " i vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale". Per il Vescovo della diocesi di Ventimiglia–Sanremo "ritornare" a celebrare le Messe "risponde ad una profonda esigenza di tanti cittadini e fedeli che, pur comprendendo la difficoltà e lo stato di necessità attuale, desiderano che si possa nuovamente partecipare alla celebrazione dell'Eucarestia e degli altri sacramenti". Al momento in questo inizio della fase 2 saranno consentiti solo i funerali con un massimo di 15 persone da svolgersi preferibilmente all'aperto.
Adesso, si paventa la possibilità, dopo la dura presa di posizione della Cei che il Governo dia l'ok anche allo svolgimento delle Messe, ma per il Vescovo Suetta l'opzione di celebrarle all'aperto "pur non essendo un problema, comunque palesa una qualche difficoltà organizzativa poiché non tutte le parrocchie hanno gli spazi idonei e poi gli spazi pubblici difficilmente vengono concessi. Quindi è complicato usare spazi aperti, continuativi nel tempo, anche perché serve il giusto silenzio, nè possiamo sottrarre ad un uso pubblico un determinato spazio, ma in definitiva, qualora si disponga così, non c'è nulla in contrario". Il Vescovo Suetta comunque auspica che, nel momento in cui l'Esecutivo dia la possibilità di celebrare le funzioni religiosi sarebbe meglio farlo nei luoghi chiusi poiché "una volta capita la procedura è più agevole effettuare la sanificazione dei luoghi ed inoltre si indosserebbero sia le mascherine che dei guanti. Inoltre, per garantire il distanziamento sociale occorre rapportare il numero dei partecipanti in base alla metratura dei locali. Il numero infatti- ha concluso il Vescovo Saetta- deve essere rapportato alla capienza delle Chiese".
Posizione “attendista” anche quella di Monsignor Guglielmo Borghetti, Vescovo della Diocesi di Albenga-Imperia, di fronte alla decisione del Governo. Borghetti non nasconde amarezza e delusione e commenta alle nostre testate che “c’è stata una reazione piuttosto forte da parte della Cei, con un comunicato che ho pubblicato anche sul sito della nostra Diocesi. Lo stupore e l’amarezza derivano dal fatto che lo stesso ministro dell’Interno Luciana Lamorgese nell’intervista del 23 aprile scorso ad 'Avvenire' aveva lasciato intendere che nel nome del rapporto tra Stato e Chiesa italiana ci sarebbe stata un’apertura alla libertà di culto, sempre e comunque nel rispetto delle norme di sicurezza. Ricordiamo che le parole di questo ministero erano frutto di un costante rapporto di dialogo e di negoziazione tra la conferenza episcopale italiana e il Governo e di quest’ottima collaborazione va dato atto ad ambedue le parti in causa”.
Borghetti tiene comunque a sottolineare l’importanza che la Chiesa ripone nella salute dei suoi fedeli: “non chiediamo grandi numeri, niente folle, niente aggregazioni ma siamo i primi a voler osservare il rispetto degli spazi, delle norme di sicurezza e dei dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti”. Il Vescovo poi aggiunge che "sentendo quanto detto dal presidente del Consiglio dopo le prospettive di apertura dei giorni scorsi è chiaro che Cei abbia espresso disappunto, ma sappiamo che la presidenza del Consiglio ha preso atto in tempo reale di questa nota della Cei e si profila un protocollo nei prossimi giorni, che tornerà su questo tema esaminando come celebrare le Messe con un piccolo numero di fedeli. Questo protocollo dovrebbe dare istruzioni dettagliate e pertanto siamo in attesa. Dopo la delusione iniziale del decreto di ieri, capiamo che la situazione è seria, nessuno vuole grandi folle ma ci si attendeva un’apertura minimale e custodita. Sappiamo che altri ministri dell’attuale Esecutivo, come Elena Bonetti (ministro della famiglia), solo per citare un esempio, si sono espressi a favore della dura posizione presa dalla Cei". Il Vescovo della Diocesi di Albenga-Imperia conclude con una severa frecciata: “è buffo che nel nuovo decreto le sale da gioco siano aperte e un rito di culto e di preghiera no”.