È un 'maresciallo', così lo chiamano tutti, Giulio Tortorolo commosso quello che si racconta a Imperianews nell'ultimo giorno prima della pensione.
Dopo 43 anni di servizio lascia infatti la divisa una delle figure storiche della provincia. Da Santo Stefano a Pieve di Teco dove, all'uscita della caserma, c'è addirittura una sua scultura in legno fatta da un artista di Garessio.
Oltre alle due cittadine sopraccitate il luogotenente e comandate Tortorolo ha svolto servizio tra le altre a Sanremo, Bordighera, Genova e Albenga condividendo il percorso lavorativo con quasi tutti i carabinieri della provincia.
150 quelli presenti al pranzo organizzato nella scorsa settimana che 'u maresciallu' orgogliosamente definisce 'suoi', arruolati con lui o colleghi.
"In provincia di Imperia a Pieve di Teco, dove ho trascorso gli ultimi 9 anni, a Santo Stefano a Sanremo e non solo mi conoscono tutti – sottolinea Giulio Tortorolo. Posso autodefinirmi il maresciallo storico, la memoria storica di questa provincia".
Ricordato e apprezzato per il suo rapporto con le persone che ha detto di amare quanto la sua famiglia: "Ho sempre cercato di avere un rapporto con le persone dei luoghi dove ho lavorato. L’onestà, l’umanità e il contatto con la gente sono tre componenti fondamentali per noi specie nelle valli o nei piccoli centri".
Ora inizia una 'nuova vita' al di là della divisa, che progetti ha in mente? "Abito a Imperia, ho la casa lì ma rimarrò comunque sempre vicino alla mia gente. Farò il nonno, da cinque mesi infatti ho un nipotino e sarà quella la mia occupazione a tempo pieno".
Quanta soddisfazione c'è nell’essere ricordato dalla gran parte delle persone come un 'amico'? "Tanta. Per me è il riconoscimento più grande, non se ne vogliano ma supera anche le note dei superiori. La stima che le persone nutrono in me è importante. Ho fatto dieci anni a Santo Stefano e da tempo me ne sono andato, eppure la gente mi ferma ancora per strada e si ricorda di me, significa che hai lavorato bene e non mi nascondo lo dico con il magone. Devo ringraziare – conclude – anche la buonanima di mia moglie che ha cresciuto i nostri figli quando io non potevo per il lavoro. Gliene sarò sempre grato".