“La diffida? È al vaglio dei nostri legali. Contiene per la maggior parte osservazioni su manutenzioni straordinarie, che per convenzione spettano ai comuni”. Così il presidente del cda di Rivieracqua Gian Alberto Mangiante commenta al nostro giornale la vicenda relativa alla lettera di diffida che nei giorni scorsi il Comune di Imperia ha inviato alla società che gestisce la rete idrica provinciale.
Scajola lo aveva annunciato nel corso di una conferenza stampa, lo scorso venerdì, che seguiva una dura assemblea dei sindaci durante la quale lo stesso primo cittadino aveva paventato l’ipotesi di abbandonare il progetto del gestore unico.
“Le richieste che ci vengono effettuate – spiega Mangiante – sono rivolte a asseriti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria di cui necessiterebbe il depuratore, ma per la maggior parte non sarebbero di appannaggio di Rivieracqua, per cui vi è in atto una valutazione da parte dei nostri uffici tecnici che faranno una relazione ai legali per la debita risposta”.
Il futuro della società, che ha avanzato una richiesta di concordato preventivo, è ancora incerto e ora non manca chi, come fece Amat quasi un anno fa, ne chiede o ipotizza il fallimento.
“Noi – continua Mangiante - andiamo avanti secondo il mandato dell’assemblea dei soci a cui stiamo adempiendo, che è quello di aver presentato una proposta di concordato. Stiamo lavorando su un piano di ristrutturazione, e di conseguenza, questo è il mandato che è stato dato al cda che sta regolarmente adempiendo. Nulla vieta che i soci possano prendere altre decisioni, è nella loro facoltà. Ricordo soltanto che il Comune di Imperia non è neppure socio di Rivieracqua. Detto ciò, direi che quanto è emerso dalla riunione dell’ultima assemblea, è un po’ quella che è la finalità del piano, ovvero cercare di arrivare alla tariffa unica con il riconoscimento degli indennizzi anche ai gestori già cessati”.
Per il salvataggio della società, erano state fatte altre ipotesi, che Mangiante liquida in poche parole.
“E’ chiaro che con altre soluzioni più estemporanee che sono emerse, quali affitto d’azienda o altri elementi giuridici, direi che invece bisogna andarci estremamente cauti. Le conseguenze possono essere pesanti per quanto riguarda il tessuto imperiese, perché potrebbero comportare una serie di fallimenti, e chi li cagiona, se ne deve assumere responsabilità e paternità. Probabilmente si è un po’ confuso tra lo strumento e il fine per realizzarlo”.
Scajola ha annunciato una lettera di diffida – non ancora arrivata – anche nei confronti di Amat, debitrice nei confronti del Comune di 11 milioni di euro. La società presieduta da Barbara Pirero replica però che il debito è causato dal mancato pagamento della fornitura idrica da parte di Rivieracqua.
“Noi – conclude Mangiante - non paghiamo ad Amat i debiti che sono sorti anteriormente alla data del 5 luglio 2018 perché trattasi di debiti che sono ante ricorso alla procedura di concordato preventivo. E comunque stiamo predisponendo un’istanza di autorizzazione al tribunale per essere autorizzati a pagare quelli che sono i fornitori strategici e che, come tali, coloro la cui funzione è fondamentale per l’esercizio dell’attività. Viceversa, sono pagati in correntezza tutti i debiti sorti successivamente alla data del 5 luglio, perché risultano nella gestione corrente della società Rivieracqua, quindi i rapporti con Amat vanno visti un po’ in questo ambito”.