Il cinema Teatro Ariston, di via Matteotti, una delle sale più famose in assoluto, è solito proiettare prime visioni di fascia alta per quanto riguarda l’attività delle sue diverse strutture, ma Lunedì 27 agosto i fratelli Vacchino hanno deciso di fare un’ eccezione e di replicare una seconda visione per un film che nel 1913 fu lanciato in prima mondiale nel Giardino d’inverno del Casinò Municipale, assiepato da un pubblico strabocchevole.
Infatti tra gli spettatori di quel pomeriggio, interessati alla pellicola (sì, era proprio celluloide infiammabile quella che scorreva, muta, nei primi proiettori) molti erano ansiosi di rivedersi perché vi avevano partecipato come comparse durante le riprese in diverse parti della città.
Il regista Mario Caserini e la grande diva pro tempore Lyda Borelli, avevano, infatti, scelto ambienti … (qualcuno suggerisce location) di Sanremo per girare molte scene di “Ma l’amor mio non muore”, uno fra i film di maggior successo dell’epoca, la cui fama sopravvive ai tempi nostri nelle nicchie in cui si radunano i cultori della settima arte di tutta Europa.
Certamente il revival della sala Roof 1 dell’Ariston non susciterà le empatie della sua prima e lontana uscita sanremese: ritmi e confezione, effetti scenici e sonori ai quali ci ha abituato il cinema attuale, vanno dimenticati e sostituiti con un diverso tipo di attenzione.
La visione si ripropone nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla Mostra Sanremo e l’Europa con un reperto più che centenario per il suo valore di documento legato allo spirito della Mostra Sanremo e l’Europa in svolgimento a Santa Tecla fino al 9 settembre. E lo fa in un luogo deputato, nel buio di una sala, immersi nella comodità di una poltrona.
Si tenta così di ricreare quella magia delle immagini in movimento che all’inizio del ventesimo secolo sedusse milioni di persone e la sera del 28 dicembre 1895 spaventò i 33 spettatori con “L’arrivèe d’un train en gare de la Ciotat”, realizzato dai Fratelli Lumiere, nel Salon Indien del Grand Cafè di Parigi.
Va detto, anzitutto, che la vicenda non si svolge a Sanremo ma nel Ducato di Wallenstein, dove talvolta le pareti del castello perdono la fissità marmorea per un alito di vento durante le riprese, le pecche del trucco sono evidenti, la recitazione è ancora esagerata nei gesti e nelle espressioni, spietatamente rivelate dalla prossimità dell’obiettivo.
Questo film rimane famoso perché rispecchia il costume mondano ottocentesco; ricalca le prerogative tipiche del romanzo d’appendice, denuncia il gusto letterario di quegli anni nelle esagerazioni, a volte plateali, dei sentimenti.
La critica non gli assegna alcun rilievo artistico sostenendo che il suo prevalente, ma attuale interesse sia quello di aver anticipato alcuni dei vizi cronici ancora riscontabili nelle pellicole d’oggigiorno. Si arriva persino a definirlo “film di attrice più che di regista” per la presenza di Lyda Borelli, affermata star del teatro. che inaugurò il periodo delle dive fatali, proprio con questo film.
La vicenda riguarda un losco avventuriero di nome Stahr, turista nel granducato di Wallenstein, che corteggia Elsa, la figlia del colonnello Holbein: in realtà si tratta di una spia che sottrae preziosi piani militari, provocandone il suicidio. Elsa viene esiliata all'estero, dove col nome d’arte di Diana Cadoleur, si esibisce come pianista e cantante in un centro della riviera, poi sul palcoscenico come attrice.
Conosce Massimiliano un giovane aristocratico convalescente da una grave malattia. In effetti è del figlio del granduca di Wallenstein, ma Elsa lo ignora e fra i due nasce una forte passione. Mentre la coppia si trova vacanza a Locarno rispunta Stahr, il quale assilla Elsa, che lo respinge sdegnata.
Per vendicarsi, tornato a Wallenstein, il bieco sparge la voce che Massimiliano è caduto succube della figlia del traditore Holbein. Il granduca fa rimpatriare il figlio ed Elsa ne scopre la vera identità abbandonandolo disperata. Massimiliano non vuole rinunziare all’amata, la cerca e la ritrova nel teatro mentre recita La signora dalle camelie.
Nella scena finale, Elsalyda Borelli si è realmente avvelenata e spira tra le braccia dell’amante mormorando con un filo di voce: “Ma l’amor mio non muore”: Lunedì 27 alle ore 21,15 nella sala Roof 1, invitiamo la cittadinanza ad esser presente”.
La Mostra SANREMO e l'EUROPA in svolgimento a Santa Tecla sino al 9 settembre, è strettamente collegata al copioso patrimonio artistico e storico esistente nel Museo Civico di Piazza Alberto Nota in Sanremo, con la Pinacoteca Rambaldi di Coldirodi e la Chiesa di Santa Brigida nella Città vecchia; tutti luoghi che invitiamo caldamente di visitare. -
- Ingresso libero orario 17- 23.
Chiusura settimanale: il Lunedì
- Programmi - -Questa sera, Sabato 25 Agosto ore 21,30 Prof. Saverio Napolitano - Stranieri in Riviera tra ottocento e novecento – Presenta Loretta Marchi. - - - LUNEDI’ 27 Agosto all'Ariston-Sala 1 - Ore 21,15 verranno proiettati un documentario Sanremo la perla della Riviera ed il Film Ma l'amor mio non muore di Mario Caserini girato a Sanremo nell'anno 1913. - La cittadinanza è cordialmente invitata dall’Ariston, dal Polo Museale di Genova, dal Comune di Sanremo e dal Club per l’Unesco di Sanremo nell'ambito delle manifestazioni collaterali alla Mostra Sanremo e l'Europa. - - Giovedì 30 agosto ore 21: “Parole scritte, lette, cantate e recitate"- A cura di Elio Marchese: recita l’attore Gianni Modena e canta il tenore Gabriele Esse accompagnato dal maestro Carlo Zaccaria
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La Mostra proposta dal Club per l’Unesco di Sanremo “Sanremo e l’Europa: l’immagine della città tra Otto e Novecento” che si svolge a Santa Tecla resterà aperta sino al 9 settembre, e si avvale del Patrocinio del Polo Museale Ligure, del contributo del Comune di Sanremo, del prezioso aiuto degli Sponsor Banca di Caraglio, COOP Liguria, C.N.A. Imperia, UNOGAS e Impresa Marino Sanremo.