Eventi - 10 maggio 2018, 15:27

La “Leggenda di Moby Dick” sigla il gemellaggio tra i Festival di Borgio Verezzi e di Cervo

La rappresentazione il 15 luglio in piazza Sant’Agostino a Verezzi e il 3 agosto sul Sagrato dei Corallini a Cervo

La “Leggenda di Moby Dick” sigla il gemellaggio tra i Festival di Borgio Verezzi e di Cervo

Sono “gemellati” da molti anni, ma non avevano mai avuto modo di presentare qualcosa insieme: l’occasione è arrivata e la prossima estate il Festival teatrale di Borgio Verezzi e il Festival internazionale di musica da camera di Cervo proporranno “La leggenda di Moby Dick”, uno spettacolo ispirato al celebre romanzo di Melville e nel quale felicemente si intrecciano parole, note e percussioni. Un fiore all’occhiello, per queste due eccellenze culturali, che sono tra le manifestazioni più longeve della Liguria: 52 edizioni Borgio Verezzi e 55 Cervo, località accomunate anche dal fatto di essere entrambe tra i Borghi più belli d’Italia. Questa particolare versione del “Moby Dick” sarà rappresentata la sera del 15 luglio in piazza Sant’Agostino a Verezzi e quella del 3 agosto sul Sagrato dei Corallini a Cervo, come è stato anticipato nella conferenza stampa che si è tenuta ad Albenga, presso Noberasco Boutique.

Spiega Stefano Delfino, direttore artistico del Festival di Borgio Verezzi: “Il gemellaggio, sinora, era simbolico e limitato una promozione reciproca. E questo soprattutto per la difficoltà di trovare uno spettacolo che fosse rappresentabile tecnicamente nelle due piazzette, attrezzate in modo diverso, e che legasse la prosa alla musica, meglio ancora se classica. Lo scorso agosto ho visto Moby Dick all’Isola delle Chiatte nel porto di Genova e mi si è accesa la lampadina. Era potente e suggestivo, originale e ben interpretato. Mi è parso l’ideale per essere proposto sia a Verezzi che a Cervo, anche perché non ha particolari esigenze di scenografia o di luci. Ne ho parlato a Walter Norzi, consigliere comunale di Cervo delegato al Festival, ed ha accolto la proposta con entusiasmo”.

 

 

Da Cervo in effetti la reazione è stata immediata: “Una semplice premessa è che il Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo è onorato di collaborare concretamente con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi – aggiunge infatti Norzi – da due anni, come Festival di Cervo e dietro suggerimento dell’Assessore Ilaria Cavo, abbiamo deciso di “fare rete” con altri importanti Festival di musica classica del Levante Ligure; ci mancava però il giusto punto di contatto con Borgio Verezzi. Superfluo dire che si avvera un sogno. Insomma, è un dato di fatto: collaborare si può e tutto ciò porta valore ad entrambi i Festival”.

Riadattato in forma di monologo da Igor Chierici, che ne è anche regista con Luca Cicolella (entrambi in scena, rispettivamente nei ruoli di Ismaele, unico superstite della baleniera Pequod, guidata dal capitano Achab, e del ramponiere Queequeg), ha come elemento centrale la musica. Accanto ai due attori, sono infatti il gruppo Kyoshindo Taiko, che rappresenta l’equipaggio, impegnato nella caccia alla grande balena bianca, e suona i tamburi giapponesi, e due strumenti classici: l’arpa celtica di Federica Magliano e il violoncello di Giacomo Bigi.

Spiega Chierici: “Moby Dick è un miraggio costante del carismatico Achab, così presente da convincere tutto il suo equipaggio a sposare l'unica vera causa per la quale valga la pena combattere per mare: annientare quello che il Capitano definisce un vero e proprio mostro”.

Ogni singolo membro dell'imbarcazione è deciso, anche Ismaele, ma le notti sono lunghe e le traversate per gli oceani di tutto il mondo alla ricerca del grande capodoglio sono altrettanto stancanti. Sul ponte di coperta, inchiodato all'albero maestro, splende costantemente il doblone d'oro che Achab ha promesso al marinaio che per primo avvisterà Moby Dick. I giorni passano e il comandante diventa sempre più ombroso, sempre più chiuso in se stesso. Ismaele e l'intera ciurma non attendono altro che il grande momento che ben presto arriverà a segnare la morte di tutto l'equipaggio fedele e di Achab. E Ismaele dice, concludendo la narrazione: “Io solo mi sono salvato: per potervelo raccontare”.

Redazione

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