“Pochi giorni fa è stata recapitata una nuova lettera di minacce al Sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano. Non è nostra intenzione addentrarci nei meandri della questione, ovviamente un simile agire non ci appartiene, non ci appartiene il tono e tanto meno il messaggio veicolato”.
Intervengono in questo modo i ‘Solidali del ponente’, in una lettera aperta dopo i fatti della scorsa settimana. “Si tratta probabilmente di un mitomane – proseguono - magari lo stesso delle precedenti missive, cui si è rotta la vecchia Olivetti lettera 22 e ha dovuto scrivere a mano. Magari non è lo stesso, ne è solo un ‘compagno di merende’. Chiari comunque sono, al di là degli svarioni, i riferimenti politici o culturali (benchè faccia orrore utilizzare questa parola nel commentare tali sproloqui) delle missive in oggetto: le prime venivano inviate con a corredo un pò di letteratura nazista, questa ultima inneggiando a Traini , come eroe di Macerata, e veicolando la ben nota parola d'ordine ‘Italia agli Italiani’. Ciò che accomuna le missive è sicuramente un becero razzismo ed un viscerale nativismo: tutte parole d'ordine utilizzate in maniera sconsiderata nella recente campagna elettorale dalla Lega e e dai moderni epigoni del Fascismo. Slogan, concetti semplici, ragionamenti di pancia che sono stati premiati nella recente competizione elettorale”.
“E allora vogliamo certamente esprimere la nostra solidarietà al Sindaco Ioculano, preso di mira in modo vile e violento, ma ancor più a tutti i migranti, vere vittime di questa follia. Proprio su questo aspetto volevamo proporre una riflessione. La narrazione che in qualche modo si è imposta vede nel migrante un nemico, un invasore che, con la sua miseria ci destabilizza, occupa spazi nostri, ci toglie qualcosa, porta violenza, delinquenza e poi… spesso è anche nero. E l'Uomo Nero si sa, fa paura... alberga gli incubi dei fanciulli. E proprio fanciulli bisogna essere per farci ingannare da questa semplice e meschina narrazione, fanciulli che se la fanno raccontare. I responsabili delle nostre e loro difficoltà, i responsabili delle nostre e loro miserie ci sono ed hanno un volto ed un nome: sono i responsabili della Legge Bossi-Fini, che rende tutti clandestini, i responsabili dell'accordo di Dublino, i vari Alfano, Minniti con l'esternalizzazione e la moltiplicazione dei confini, sono i denigratori delle Ong, quelli che criminalizzano ogni voce ‘fuori dal coro’ in tema di accoglienza, ogni voce che metta in discussione l'approccio hotspot, fatto di negazione dei diritti, fatto di rastrellamenti e deportazioni. Sono gli stessi che sono responsabili dei tagli allo Stato Sociale, alla scuola, alla salute, sono gli stessi che sono responsabili della precarizzazione del lavoro e della vita stessa. Non riconoscere che è in atto una guerra contro i poveri, siano essi bianchi o neri, non riconoscere che il nemico è comune, porta inevitabilmente ad un imbarbarimento culturale e ad una perdita dei valori fondamentali di solidarietà e condivisione il cui unico effetto è la guerra tra poveri”.
“Tornando alla situazione di Ventimiglia non si possono quindi sottacere le responsabilità delle Istituzioni , che lungi dal proporre soluzioni praticabili, hanno creato i presupposti per il progressivo degrado delle condizioni di vita dei migranti e consequenzialmente per l'inasprimento del clima tra residenti e migranti. Ci si è voluti illudere che fosse possibile ‘risolvere la situazione’ ascoltando la ‘pancia’ dei residenti, affrontando la situazione solo da un punto di vista securitario o di ordine pubblico e relegando tutti i migranti verso la periferia, nel centro della CRI, fossero donne,bimbi o minori non accompagnati. Si spiegano così la chiusura di Gianchette e la negazione di un centro dedicato ai minori (già individuato) come la legge zampa impone, le operazioni di “allegerimento” della pressione, basato su una massiccia presenza di forze dell'ordine sul territorio, su restrellamenti e deportazioni. Se per un po' di tempo ci si è illusi che bastasse allontanarli dagli occhi, oggi ci si è resi conto che queste scelte sono state fallimentari, hanno reso più difficili le condizioni di vita dei migranti, hanno aumentato il degrado e non hanno affatto migliorato le condizioni di vita degli abitanti del quartiere”.
“Convinti che il problema vero sia la Frontiera e con essa tutti i grandi e piccoli confini che si moltiplicano all'interno del territorio (tra residenti e migranti, tra migranti economici e profughi, tra uomini e donne, tra chi può e chi non può, tra passeur e migranti ecc), riteniamo che la situazione sia ‘sistemica’ e che quindi non possa assolutamente essere affrontata come un banale problema di ordine pubblico. Chiediamo pertanto che venga aperto un centro dedicato ai soggetti più deboli, donne e minori non accompagnati (come la legge peraltro prevede) in un luogo centrale e un approccio meno militare all'accoglienza nel Campo Roja della CRI, vale a dire senza dover passare tra file di militari in assetto antisommossa e senza l'obbligatorietà delle impronte… un piccolo passo certo, ma significativo di un cambio di rotta”.