Attualità - 27 ottobre 2017, 07:31

Il gruppo 'Archeonervia' annuncia la scoperta nell'entroterra di Sanremo di un altare con incisioni scaliformi

Il gruppo è formato da: Andrea Eremita, Bruno Calatroni, Stefano Albertieri, Paolo Ciarma e Aldo Ummarino.

Il gruppo 'Archeonervia' annuncia la scoperta nell'entroterra di Sanremo di un altare con incisioni scaliformi

In passato l'entroterra  è sempre stato ritenuto  povero di testimonianze archeologiche, una opinione molto diffusa oggi da sfatare alla luce delle numerose scoperte che in tempi recenti hanno contribuito a riempire le pagine di un nuovo affascinante capitolo  della preistoria e protostoria dell'estremo Ponente Ligure.

Testimonianze archeologiche di una civiltà che si  è evoluta  tra il periodo  Neolitico e l'età del Bronzo IV -II millennio a.C. ricca di  particolarismi che vanno sempre più delineando i caratteri di una cultura materiale-religiosa prettamente locale. Ne è la prova la recente scoperta di un altare legato al culto delle acque  caratterizzato da incisioni calendariali tra i boschi di monte Bignone. L'altare, imprigionato tra due alberi, si presenta sotto forma di un enorme blocco di arenaria quarzifera che misura 181 x 148 cm. Sulla  sommità è presente una vaschetta a forma ovale, una vulva che misura cm. 32 x 43 da non confondere come una rappresentazione oscena come suggerisce la nostra morale cristiana, ma utile per raccogliere la pioggia caduta dal cielo. Il seme prezioso che feconda la terra ritenuto capace di donare e attraverso riti lustrali e di assorbimento una nuova forza vitale nei corpi malati.

Gli elementi che contraddistinguono l'altare sono in piena evidenza sulla parte frontale del monolite dove sono presenti 7 incisioni scaliformi della lunghezza di 20-30 centimetri ottenute attraverso lo sfregamento ripetuto di una punta litica. Un primo passo da parte dei nostri lontani progenitori che esprime la volontà di trasmettere  un messaggio evitando la parola. Una straordinaria invenzione per dare una informazione ad altri che rivela la certezza di avere un interlocutore capace di tradurne il significato, testimonianza di una   nuova stagione culturale da archiviare nella storia dell'evoluzione umana.

A breve distanza dall'altare e presente un grande masso di arenaria  che probabilmente in origine era caratterizzato dalla sola presenza  di due coppelle molto profonde disposte in modo frontale dove venivano inserire le offerte sotto le quali, attraverso un secondo intervento è stato praticato un grande foro con l'intento di schematizzare una figura mostruosa e demoniaca, con due grandi occhi e una bocca enorme spalancata. Probabilmente una esecuzione commissionata dalla chiesa nel periodo medioevale per incutere terrore nei contadini e pastori che continuavano a frequentare il luogo di culto pagano. Le più antiche testimonianze da parte  dell'umanità primitiva di numerare eventi, sono rappresentate da 55 intagli rinvenuti su un osso di femore di un lupo messo in luce in una stazione archeologica nei pressi di Vestonice, nella repubblica Ceca con una datazione che si colloca nel Paleolitico Inferiore, 35.000 anni fa.

In ambito locale, la volontà di numerare fatti accaduti, è da ricercare in un bastone forato di corno di alce sulla cui superficie sono presenti decine di tacche facenti parte del corredo della famosa sepoltura del Principe rinvenuta nella grotta delle Arene Candide nel finalese databile a 21.000 anni fa.

Redazione

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