Al Direttore - 17 marzo 2017, 13:49

1917. Echi a Sanremo della Rivoluzione in Russia. Aristocratici, intellettuali ed esuli russi nella Città dei Fiori di fronte agli avvenimenti

La storia di Boris raccontata da Pierluigi Casalino

1917. Echi a Sanremo della Rivoluzione in Russia. Aristocratici, intellettuali ed esuli russi nella Città dei Fiori di fronte agli avvenimenti

“Nel marzo del 1917, la variegata e svagata colonia russa di Sanremo accoglieva con sentimenti diversi, dallo stupore alla sorpresa, dall'ansia alla speranza,la notizia della Rivoluzione di febbraio (in realtà dell'8 marzo secondo il calendario gregoriano), scoppiata a Pietrogrado e che avrebbe portato, di lì a poco, al crollo dell'autocrazie e dello zarismo nella Madre Patria. ‘E' sbalorditivo, inatteso e insperato’ ha lasciato scritto un tale Boris, aristocratico contro corrente,in un breve appunto in francese recapitato al nonno di un amico sanremese e che questi gelosamente conserva tuttora come un cimelio. Si trattava del culmine di un processo iniziato praticamente nel 1905 e poi sviluppatosi nel corso degli anni, soprattutto dopo l'entrata in guerra della Russia nel 1914. Le vicende, se pur lontane, erano commentate al tepore della Riviera con un misto di attesa e di incredulità. La rivolta di Pietrogrado prese l'avvio, proprio in una giornata di sole come quelle della nostra Riviera (dopo le giornate assai rigide dell'inverno russo), dal movimento di emancipazione femminile, movimento trasversale ed interclassista, che finì per allargarsi, accogliendo tra le sue fila borghesi, nobili illuminati, universitari, ecclesiasti, operai e soldati, tutti esasperati dalla carestia, dalla durata della guerra e dal precipitare della fiducia popolare verso le istituzioni. A Sanremo aveva preso corpo tra i russi ivi residenti un analogo atteggiamento, anche se sfumato (considerata la maggioranza di aristocratici che viveva in Riviera),ma la paura del vuoto politico prevaleva, aldilà della consapevolezza che un'epoca in fondo stava finendo. Certamente non era mancato negli anni, anche da queste parti, una discreta miopia di fronte alla sempre più aperta crisi che si manifestava nella lontana patria. Atteggiamento che si manifestava anche tra chi non lesinava accuse di immobilismo al regime imperiale: La proclamazione da parte della Duma della libertà di stampa, di opinione e di riunione, oltre che di altre misure di natura democratica e liberale, veniva accolta tra entusiasmo e scetticismo ad un tempo dai russi presenti a Sanremo. Anche in questa città, infatti, le istanze rivoluzionarie erano concepite diversamente e la rivoluzione assumeva l'aspetto di un complesso di rivendicazioni non univoche, diffondendo opinioni frastagliate. Quando otto mesi più tardi il colpo di stato bolscevico di Ottobre spensei libertà maturata alla fine dell'inverno, la Russia sanremese, soprattutto quella attraversata da tendenze avanguardiste, sprofondò nello sconforto. La nostalgia del tempo perduto e l'emergere di contraddittorie scelte di vita segnarono anche il destino dei russi locali. Qualcuno di loro, infatti, almeno tra coloro che non si schierarono decisamente con le ‘guardie bianche’ antisovietiche (e che furono in fondo i più fortunati, interpretando il ruolo di esiliati), non volle rinunciare alla nuova identità russi, adattandosi realisticamente ad essa (e magari ritornando in patria). E del resto la nobiltà russa, come si sapeva, anche a Sanremo non era un blocco: molti in Riviera e così anche nel resto d'Europa avevano abbracciato le idee di rinnovamento e di modernizzazione emerse nel corso del XIX secolo, senza però cedere all'estremismo. E sempre in Riviera non pochi non intesero tradire, nonostante l'educazione aristocratica, il patriottismo russo, se pur rappresentato in quel momento dai Soviet. Il fatto che nella galassia russa sanremese ci fossero persone aderenti al nuovo indirizzo politico non sorprende, anche in ragione di alcuni episodi verificatisi casualmente qui come in Russia: in barba ai pregiudizi una donna borghese. sposata forzatamente secondo le convenzioni, lasciò il marito nel nome del vento bolscevico e analogamente nobildonne russe divorziarono e sposarono ebrei, circostanza fino ad ieri impensabile per la mentalità tradizionalista. E ciò nondimeno, un altro capitolo di quella stagione venne di nuovo commentato da Boris nei suoi appunti sanremesi all'indomani della repressione sovietica di Kronstadt, nel 1921: ‘La rivoluzione è morta. Il suo spirito urla nel vuoto’. Di Boris si sa solo che che alloggiò all'Hotel- Pension Paradis et de Russie, in corso Imperatrice, per trasferirsi successivamente in un appartamentino nella vecchia Sanremo. Personaggio enigmatico, distinto, russo a tutto tondo, cioè un mix di slavofilo ed occidentalista, autentica icona ieratica, messianica ed anarchica al tempo stesso, di lui si persero le tracce, a quanto risulta, alla fine degli Anni Venti. Il nonno del mio amico ricordava che fino ad allora tenne lezioni private di russo. Innamorato dei colori della Riviera svanì nel nulla. Sanremo, microcosmo nel macrocosmo, per dirla tutta, anche con queste cose fa la Storia.

Pierluigi Casalino”.

Redazione

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