Imperia bene comune non accetta le proposte della maggioranza in risposta all’aut aut del gruppo composto in Consiglio Comunale da Gian Franco Grosso e Mauro Servalli, e prepara la mozione di sfiducia che aveva stoppato a patto di affrontare tre grosse problematiche: porto, questione rifiuti e Rivieracqua.
Sugli ultimi due punti, Imperia bene comune non è soddisfatta delle scelte dell’amministrazione che dovrebbe procedere a una proroga di alcuni mesi per quanto riguarda la gestione rifiuti a Teknoservice, e che prevede l’ingresso di Amat in Rivieracqua con molte riserve già espresse da tutta la maggioranza.
Ma il punto principale è il porto turistico e la gestione del cosiddetto “tesoretto” da 6,5 milioni di euro. Di questi, tolti i due che verranno destinati a coprire un buco di bilancio, l’amministrazione intende destinarne altri due alla Go Imperia, la società che gestisce lo scalo turistico. Secondo Imperia bene comune però, Capacci e i suoi dovrebbero destinare alla Go tutto il rimanente della cifra tolta la somma destinata alla copertura del buco di bilancio.
“Sul tesoretto – chiarisce subito Servalli - vale la pena ricordare che fa parte di una somma molto più cospicua che doveva essere data per la mancata realizzazione delle opere a scomputo del porto. Dopo la trattativa si è arrivati a questa cifra. Noi già su questa operazione ci riserviamo di esprimere qualche dubbio sia per le tempistiche che nel merito.
Sulle tempistiche i dubbi riguardano sia la fase in cui Capacci ha annunciato l’ingresso delle risorse e cioè una fase politicamente difficile, erano a un passo dalla disfatta totale e questa cosa ha portato a un ricompattamento della maggioranza. Non le ha calcolate bene però rispetto agli interessi di natura più generale. Sul totale dei 6,5 milioni parliamo della metà dei 13 milioni di euro che sarebbero spettati al Comune. Per questo abbiamo molti dubbi.
Il passo successivo è stato quello di aprire una discussione sul tesoretto e aprire le danze rispetto alla spesa. Noi crediamo che già solo la possibilità di aprire la discussione rispetto a come spendere i 6,5 milioni di euro, sia stato politicamente e amministrativamente sconveniente. Noi sappiamo che la città versa in situazioni molto critiche per una generalizzata riduzione delle entrate agli enti locali unita alla spiccata incapacità dell’amministrazione Capacci. La proposta è di disperdere la cifra in mille rivoli che vanno a tamponare diverse situazioni ma non ne risolve nessuna delle grosse”.
Dall’aut aut di Imperia bene comune cos’è cambiato?
"Uno dei punti era sul porto, ovvero mettere un punto fermo rispetto alla scelta condivisa in consiglio su un porto pubblico e che possa avere una prospettiva di essere terminato e amministrato? Dalla proposta di Capacci la risposta è no. Il segnale politico che dà il Sindaco Capacci è che un punto fermo non ce lo vuole mettere perché è chiaro che o questi soldi vengono impiegati per le opere mancanti e mettere un punto fermo sulla trattativa Go Imperia e Porto di Imperia, oppure non si vuole mettere un punto fermo disperdendo in mille rivoli il "tesoretto" e questo lascia la porta aperta a un’altra futura gestione del porto.
Di questi 6,5 milioni, 2 verranno trattenuti per coprire buchi di bilancio e questa è la prima nota gravissima. Ricordiamo la variazione di bilancio quando l’assessore Risso ha negato l’esistenza dei buchi, anche dopo la rivelazione della Corte dei Conti. 1milione 100mila riguarda l'Iva inserita erroneamente a bilancio per la questione Amat e quasi un milione il buco Tares 2013 quindi un prodotto di questa amministrazione. Rimangono 4,5 milioni di euro. Il ragionamento che noi vogliamo portare avanti è che ci sono tante necessità nella città di Imperia ma bisogna mettere un punto fermo nella questione portuale. Noi riteniamo che i soldi si sarebbero potuti trovare se non ci fossero state gestioni cattive.
Oggi però abbiamo la possibilità di accedere nuovamente a mutui per 2 milioni di euro e se, per esempio il dissesto idrogeologico fosse una priorità ci sarebbe la possibilità di accedere ai finanziamenti. Perché noi invece riteniamo che questa situazione sia un disperdere in mille rivoli senza risolvere? Perché i 4,5 milioni di euro sarebbero sufficienti. Entro il 17 aprile il comune dovrà presentare un’offerta per l’acquisto della società. Ricordiamo che fino a questo momento l'affitto d'azienda è costato alla Go Imperia 680mila euro, soldi spesi in affitto regalati, persi.
Comprare lo scalo servirebbe a evitare di sprecare soldi e mettere un punto fermo da cui non si può tornare indietro rispetto alla scelta del porto pubblico. Se tornerà il centro destra la scelta pubblica del porto sarebbe rimessa in discussione. Questo apre a delle difficoltà perché è chiaro che la città di Imperia dopo il commissario e anni devastanti dell’amministrazione versa in situazioni difficilissime. Riteniamo che sia scorretto e immorale pensare di risolvere queste situazioni croniche con risorse che potrebbero risolvere la problematica di fondo della città. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico e il Cavour ci sono due bandi a cui si potrebbe accedere. Le risorse, questo lo vogliamo sottolineare, sono distribuite in base all’appartenenza politica”.
Lucio Sardi è membro del cda di Go Imperia, nominato in rappresentanza della minoranza.
“La società gestisce un approdo con molti deficit, ha aperto molte problematiche di natura legale coi titolari di posti barca che non pagano gli oneri richiesti e quindi si trova a gestire una situazione complessa. Esiste però un problema ulteriore ovvero il fatto che il porto non è nel pieno possesso della società ma concesso in affitto da parte del fallimento della Porto di Imperia Spa a cui viene versato un canone di 40mila euro mensili da agosto 2014.
Questa gestione doveva essere temporanea e si doveva procedere all’acquisto. I tempi allora previsti si sono man mano rinviati. Siamo al terzo rinvio perché la Go Imperia non è nelle condizioni di addivenire all’acquisto perché il Comune, unico azionista non ha le risorse, o non le ha avute fino a questo momento. Il continuo rinvio è stata una necessità. La proposta d’acquisto dovrà avvenire entro aprile del 2017 per un acquisto che avverrebbe a fine 2017. Mancare questo appuntamento non significa mettere nelle condizioni la società di fare questo passo”.