Politica - 16 settembre 2016, 16:33

Intervista all'Onorevole Kyenge che domenica prossima a Ventimiglia parlerà di immigrazione

L'appuntamento è organizzato dai Giovani Democratici della città di confine e della provincia.

Intervista all'Onorevole Kyenge che domenica prossima a Ventimiglia parlerà di immigrazione

Domenica pomeriggio alle 15 il parlamentare europeo Cecile Kyenge sarà a Ventimiglia, al Forte dell’Annunziata, per parlare sul tema dell'immigrazione 'Ponti, non muri', al quale prenderà parte anche il segretario dei Giovani Democratici del circolo intemelio, Niccolò Grassano e Matteo Longo, segretario provinciale GD Imperia. Interverranno: Mattia Zunino, segretario nazionale GD; Brando Benifei, europarlamentare S&D; Cécile Kyenge, europarlamentare S&D. La conferenza terminerà con le parole di Enrico Ioculano, sindaco di Ventimiglia. 

Prima dell’appuntamento di domenica prossima, rinviato il 4 settembre per ragioni logistiche, abbiamo raggiunto telefonicamente l’onorevole Kyenge, alla quale ovviamente abbiamo chiesto perché, secondo lei, si è arrivati a questa situazione: “Anche per il fallimento delle politiche migratorie a livello europeo. Per molto tempo si è preferito affrontarle come se fosse un’emergenza, quando invece è un fenomeno globale, che entra all’interno della mobilità mondiale, che quindi difficilmente si ferma con misure emergenziali. L’approccio andava cambiato da subito. Bisogna cercare combinazione tra politica interna all’Unione Europea e quella mondiale, mettendo in mezzo le Nazioni Unite ed anche i paesi singoli da dove provengono i migranti. Questo ci permetterebbe di affrontare le cause che muovono queste persone. Devono essere le Nazioni Unite e le grandi nazioni come gli Usa e le grandi potenze ad intervenire. Se noi non mettiamo l’immigrazione al pari della mobilità e lo spostamento fuori dalle nostre frontiere, quanto stiamo facendo è inefficace. Le statistiche ci dicono che, su 10 persone che partono dall’Africa, una solo arriva in Europa. Quindi è palese che, rimandare i profughi nei loro paesi, peggiora ulteriormente la situazione. Dobbiamo attuare il principio della solidarietà con la ripartizione delle responsabilità. Che si sta replicando anche a livello locale. Dobbiamo superare il trattato di Dublino e rendere la migrazione una responsabilità dell’Europa e non di ogni stato singolo. Potenziare l’azione europea contro lo sfruttamento dei migranti, aprendo canali legali, promuovere un piano di integrazione delle persone, cominciando dall’accesso al mercato del lavoro. Ovvero prepararle per un progetto a medio e lungo termine, per arrivare ad agire con i paesi ‘terzi’. I 44 miliardi stanziati dalla commissione europea devono utilizzati nei paesi da dove arrivano i migranti. Creare sviluppo e posti di lavoro che siano non solo a vantaggio delle nazioni locali ma anche a quelle europee”.

Cosa pensa della Francia che chiude l’accesso ai migranti e, anzi, li ‘riammette’ quando clandestinamente riescono a superare il confine? “Io sono state la prima ad aver condannato la Francia per il suo comportamento. All’interno del rapporto presentato all’Unione Europea ho chiesto di tutelare Schengen, con la solidarietà tra gli stati membri. La Francia, in seguito alla crisi di sicurezza che l’Europa sta vivendo, ha deciso di chiudere le frontiere ad una minaccia esterna. Ma ci sono altre cause per la sicurezza, non certo l’immigrazione. Penso che sia sbagliato quando deciso dalla Francia, perché ci facciamo guidare dalla paura mentre dovremmo velocemente trovare delle rispoete. Perché non è chiudendo le frontiere che si risolve il problema migratorio. La Francia ha messo in discussione la solidarietà e quindi l’Europa ne deve parlare. Bisogna cambiare approccio”.

La città di Ventimiglia, nelle sua Istituzioni ma anche nell’associazionismo e nella cittadinanza, ha comunque sempre espresso solidarietà ai migranti, pur vivendo una continua emergenza: “Si dobbiamo darne atto ai ventimigliesi, ma dobbiamo lavorare molto su questo principio di solidarietà che deve essere al primo posto ovunque, proprio per riuscire ognuno a gestire il tutto. Se la società civile lavora in questo senso alla fine saremo tutti vincenti”.

Carlo Alessi

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