ORTISEI - C’è un po’ di Ventimiglia nella scultura di Fernando Sánchez Castillo, esposta nella via pedonale di Ortisei. L’opera dell’artista spagnolo, che partecipa alla quinta Biennale Gherdëina, mostra un poliziotto a cavallo, in tenuta antisommossa. L’intera figura è tempestata di chiodi: chiunque passa, in cambio di una piccola donazione per Save the Children, può prendere il martello appeso a una colonnina e battere un chiodino di ferro nel legno. La scultura, infatti, è la reinterpretazione contemporanea di un Nagelmann, statua (sempre di legno) utilizzata nell’impero austro-ungarico durante il primo conflitto mondiale, come strumento di propaganda e raccolta fondi.
L’idea era semplice: piantare un chiodo nella statua a grandezza naturale, dopo aver donato dei soldi per finanziare l’impegno bellico e per sostenere le famiglie dei militari che combattevano al fronte. Cent’anni fa, la parola “guerra” aveva un significato molto diverso da quello cui siamo abituati oggi. Era la guerra di trincea, dove si schieravano eserciti ben definiti; il nemico era riconoscibile, vestiva un’uniforme, rischiava la sua vita per la patria. Il Nagelmann di Fernando Sánchez Castillo, invece, è un antieroe, un polizotto armato e pronto a intervenire per sorvegliare una manifestazione di massa, o sedare una rivolta, o fronteggiare un atto di terrorismo.
Guardando questo poliziotto a cavallo, è inevitabile ripensare a quanto è accaduto in questi giorni a Ventimiglia, così come ai recenti attentati a Nizza e in tutte le altre città del mondo. È un cortocircuito temporale: la statua di legno del soldato era il simbolo del potere assoluto incarnato dalla Nazione, del patriottismo e della guerra totale. Ora è il simbolo di eventi incontrollabili. Terrorismo, violenza, migrazioni di massa, profughi che cercano di valicare un confine, rivendicazioni etniche e religiose, sono tutte forze che nessuno Stato pare più in grado di arginare in modo efficace, con azioni di alleggerimento o decompressione.
Restano solo le conseguenze drammatiche di tali eventi - morte, paura, povertà, razzismo, un mondo intero che si restringe - e le vacue rassicurazioni dei politici. Ricordate Angelino Alfano in visita a Ventimiglia? L’emergenza è finita. Da qui all’eternità, come il titolo della V Biennale gardenese, saremo sempre più esposti a battaglie improvvisate, reazioni a catena di guerre non convenzionali dove il nemico, spesso, non veste alcuna uniforme, sfugge nell’ombra, colpisce alla cieca. Questo Nagelmann è una statua equestre che non può celebrare, né sperare di ottenere, alcuna vittoria.
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